Alla Casa Italiana Zerilli-Marimò è andato in scena il terzo di una serie di quattro appuntamenti inseriti nell’ambito del festival letterario “Le Conversazioni”.
Dopo il critico cinematografico Stuart Klawans e la scrittrice Leslie Jamison, questa volta Antonio Monda ha condiviso la scelta dei film con Judith Thurman, firma del New Yorker dal 1987 e stimata intellettuale americana che mantiene da sempre un fortissimo legame con l’Italia, paese di cui dice di essere innamorata.
Sei titoli degni di essere riscoperti, quelli presentati ad NYU: pellicole che hanno segnato la storia del cinema per dettagli tecnici, innovazione o sperimentazione e che con il tempo sono stati dimenticati dal grande pubblico.
Si parte così dal 1962, con l’opera in bianco e nero “L’infanzia di Ivan” del regista sovietico Andrei Tarkovsky in cui Monda identifica “il bacio più bello della storia del cinema”, fino ad arrivare a “Vagabondo”, pellicola del 1985 diretta dalla belga Agnès Varda. In mezzo “L’armata Brancaleone” (1966) di Mario Monicelli, “Toby Dammit” (1969) di Federico Fellini, “Yakuza” (1974) di Sydney Pollack e “Quattro amici” (1981) di Arthur Penn.
“Li conoscevi?” chiede Monda a Judith Thurman dopo la proiezione di alcuni spezzoni dei titoli da lui scelti. Lei spesso risponde “no”, promettendo però di vederli in futuro. I due protagonisti della serata parlano tra loro in inglese, perché il pubblico è prevalentemente americano, anche se Thurman, quando l’evento finisce, si ferma a discutere con alcuni ospiti sfoggiando un italiano impeccabile.
Alla Casa Italiana si parla infatti anche di lingua. Sullo schermo scorrono le immagini dell’Armata Brancaleone, tra i film più noti e di successo della commedia italiana con ben tre Nastri d’argento vinti, e il pubblico ascolta i dialoghi originali della scena in cui Vittorio Gassman chiama alla carica i suoi “commilitoni” incoraggiandoli a partire per la battaglia. “Il linguaggio è un azzardo e una scommessa che di Monicelli ha deciso di fare”, racconta Monda: una caricatura dell’italiano medievale, che fonde parole dell’uso comune a termini desueti spesso simili al latino.
La serata si chiude con una “sorpresa”, un fuori programma che rimanda la sala all’Italia degli anni ’50, quelli della Dolce Vita. In “Pane, amore e…“, film del 1955 diretto da Dino Risi, Sophia Loren e Vittorio De Sica ballano “Mambo Italiano” e nel volto dei presenti spunta un sorriso. Tanti applausi alla fine, per un concentrato di cultura e spettacolo raccontato in pillole brevi ed essenziali.
Un’immersione nel cinema che non c’è più. Sei gemme da rivedere o scoprire per la prima volta che ogni appassionato dovrebbe conoscere. Parola di Antonio Monda e Judith Thurman.