“The Tinder Swindler”, documentario diretto da Felicity Morris, ora disponibile sulla piattaforma Netflix, sta riscuotendo un enorme successo. Già, quel detto sul fantomatico Principe Azzurro, che cita: “mai fidarsi di un uomo che arriva a cavallo indossando una calzamaglia”, in questa assurda vicenda ci sta proprio a pennello.
Il documentario, interessante e ricco di ritmo, riesce a raccontare una tragedia che ha colpito l’universo femminile, con grande ironia. La trama si concentra sulla figura di Shimon Yehuda Hayut, israeliano e figlio di un Rabbino, con una lunga fedina penale alle spalle: nel 2011 era stato sorpreso ad incassare assegni che aveva rubato alla famiglia per la quale lavorava come babysitter.
Nel 2017, dopo aver scontato una pena abbreviata, Hayut cambia il proprio nome in Simon Leviev, per poter iscriversi su Tinder ed iniziare a truffare donne del Nord Europa – in particolare Svedesi – con un sistema che per certi versi potrebbe essere definito diabolico, per altri geniale: insomma una truffa quasi perfetta.
Il profilo di questo criminale è quello di un Love Bombing, anche se della peggior specie. Questo “Signore”, oggi trentunenne, adescava le donne attraverso un Match su Tinder, stando ben attento che avessero un tenore di vita medio alto.
Lo schema seriale che attuava era lo schema di Ponzi: iniziava dapprima mostrandosi loro come il fantomatico figlio di Lev Leviev, magnate dei diamanti, ricchissimo, brillante e sopratutto generoso. Per un mese riempiva le vittime di regali, offrendo viaggi, attenzioni di ogni tipo, ristoranti e macchine di lusso. Creando un precedente per la futura sudditanza emotiva.
Instaurava delle relazioni amorose e/o sessuali molto intense, finendo in alcuni casi, come con Cecilie Fjellhøy e Ayleen Charlotte, a fingere la volontà di un’eventuale convivenza e la creazione di una nuova famiglia, facendole innamorare perdutamente, creando in loro una dipendenza. In altri casi riusciva a truffare anche attraverso una semplice e finta amicizia, come è accaduto a Pernilla Sjöholm.
Esattamente alla fine di questo primo mese idilliaco, cominciavano i primi problemi. Simon improvvisamente, dall’uomo ricco e potente diventava una vittima di loschi delinquenti fantasma. Arrivava addirittura a fingere “falli nella sicurezza”, incidenti e risse. Da quel momento in poi iniziava il colpo davvero geniale ed efficace: la scusante era che, essendo in pericolo di vita, aveva bisogno di carte non intestate a suo nome e di transazioni di denaro, che il “grande magnate”, assicurava di poter ritornare.
Naturalmente era tutta una grande finzione: Simon usava i soldi per continuare a vivere nel lusso sfrenato grazie al denaro di donne innamorate. Ogni volta che i soldi finivano, poiché le vittime rimanevano con ingenti debiti e il conto in rosso, le lasciava per ricominciare il diabolico schema daccapo.
I danni non sono stati però solo di tipo economico. Gli effetti del Catfishing, ossia la creazione di account falsi utilizzati per raggirare gli utenti su Internet, sono devastanti sul cervello: come racconta chi ci è passato, si perde la fiducia nel prossimo e nell’amore. Sempre che non ci vadano di mezzo anche i soldi: in quel caso l’impatto psicologico è davvero molto grave.

Nel 2019 Hayut è stato fermato in Grecia per aver usato uno dei tanti passaporti falsi per poi essere estradato in Israele. Qui è rimasto in prigione per quindici mesi per poi essere liberato per buona condotta. Oggi, come si può vedere benissimo da Instagram è un uomo libero, sul quale non pende nessuna condanna. Vive in Israele e non sembra avere più problemi finanziari, sfoggiando macchine come Bentley e Ferrari, senza essere mai accusato delle truffe ai danni di queste donne. Ha lanciato addirittura un sito web che offre consulenze di lavoro a pagamento.
Secondo il Times of Israel, alle donne avrebbe rubato quasi dieci milioni di dollari: le ragazze entrate nella sua rete, non solo non hanno avuto giustizia ma stanno ancora ripagando i debiti folli contratti con le banche in nome di un amore inesistente.
Che dire, solo che è indignante un sistema che faccia in modo che un delinquete di tale portata possa vivere liberamente, rubando senza nemmeno avere l’obbligo di risarcire le vittime.
Tuttavia si dovrebbe aprire una parentesi importante: molte donne vengono cresciute nella sudditanza e nella ricerca del cosiddetto “Principe Azzurro”, finendo quelle più deboli e mentalmente più fragili, ad incappare in personaggi pericolosi che possono causare danni dai quali non è possibile tornare indietro.
Ma può l’amore essere la ragione di vita di una giovane donna, così come di un uomo? Può diventare troppo pericoloso lasciarsi invadere la propria sfera economica, emotiva e psicologica da una presenza che in realtà è un’ombra che si rivela falsa e marcia. Che la giustizia faccia il suo corso difendendo le vittime e non i carnefici e che le pene riguardante il Web vengano inasprite, perché non si può e non si devono tollerare soprusi di questa tipologia più o meno gravi.