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October 24, 2021
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Un film su Francesca Cabrini: forza e valori della madre di tutti gli italiani d’America

Intervista con Eustace Wolfington, il businessman che più di mezzo secolo fa si innamorò della santa dei migranti e ora produce il film per renderla famosa

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 11 mins read

Eustace Wolfington è un ex manager e imprenditore nel settore dell’industria automobilistica che ha deciso di far conoscere a tutti gli americani – e anche a buona parte del mondo – la donna per la quale “perse la testa” oltre mezzo secolo fa: Francesca Saverio Cabrini. Già, proprio la prima santa d’America, la protettrice degli emigranti, vissuta a cavallo dei due secoli precedenti, ma che lui conobbe quando ormai era morta. Eppure da allora, quando ne vide una statua, non ha mai smesso di amarla. Wolfington ne è convinto: basta conoscere la vita di Madre Cabrini per amarla per sempre. Quindi quale è il modo più efficace per far sì che più persone possibili possano conoscerne la vita e quindi innamorarsene? Fare un film. Non uno con la “scadenza”, ma un film destinato a durare nel tempo, un classico del cinema che possa così tramandare a diverse generazioni la straordinaria e unica storia di Madre Cabrini.

Eustace Wolfington

Prima di iniziare la nostra intervista via zoom, Wolfington ci ha mostrato delle immagini del film diretto da Alejandro Monteverde e con protagonista Cristiana dell’Anna che lui sta aiutando a produrre; dagli spezzoni visti nel film in produzione su Madre Cabrini ci sembra del genere destinati ad avere visione lunga.

Prima di iniziare con il film su madre Cabrini, parliamo del “Deus ex machina” del progetto. Senza di lei questo film non sarebbe iniziato. Da dove viene l’interesse per Madre Cabrini e per produrre il film che ne raccontasse la storia?

“Ho iniziato ad interessarmi a Madre Cabrini nel 1955. Ero andato in una chiesa in Pennsylvania dove non ero mai stato prima, e vidi la statua di questa donna. Che donna incredibile, pensai. Avevo capito che leader fosse, che grande imprenditrice e che incredibile vision avesse. Da quel momento divenne la mia santa protettrice. Poi, per il mio lavoro, andavo in giro per il mondo, molte volte anche in Italia. Chiedevo in giro alla gente, conoscete Madre Cabrini? E nessuno sapeva nulla di lei, la maggior parte non l’aveva mai sentita nominare. Anche in America dove lei è la prima santa americana sapevano poco o nulla di lei. Così 55 anni dopo una donna entrò nel mio ufficio, era una suora dell’ordine fondato da Cabrini, la Sorella Mary Louise Solomon. Avevamo appena scritto un libro su Madre Cabrini, e mi disse: “Ci aiuterai a fare un film su madre Cabrini?”. Io dissi di no, non potevo farlo.  Avevo già fatto un film nel 2006 intitolato “Bella” e sapevo quanto fosse difficile fare un film.. Risposi che non avrei potuto aiutare, ma lei non mi ha mollato per tre anni. Mi ha invitato al santuario Cabrini a New York… Allora le ho detto: ‘dobbiamo fare un film tipo quello su Gandhi, cioè il fatto che fosse di religione hindu non impedì di riuscire ad approfondire la persona che fu. Cabrini era una suora ma vogliamo fare del nostro meglio per fare un film sulla donna. Poi dovevamo trovare chi lo scrivesse. Siamo andati a Milano, a Codogno, dove lei era cresciuta. Abbiamo trascorso dieci giorni li. Poi siamo andati alla biblioteca del Vaticano, siamo rimasti tre giorni studiando il suo processo di canonizzazione. Infine siamo tornati in America, ripercorrendo a New York ogni passo che Madre Cabrini aveva fatto. Siamo stati a Chicago, a New Orleans, a Denver… Abbiamo letto 22 libri sulla sua vita. Quando abbiamo terminato, ho detto allo sceneggiatore che ora avrebbe potuto scrivere il copione. Lui è riuscito a catturarla perfettamente, penso che come la conosciamo noi Francesca Cabrini non la conosca nessuno al mondo. Dopo aver scritto la sua storia, abbiamo messo su il cast. Martin Scorsese mi aveva detto, quando lo avevo chiamato, che lui avrebbe voluto fare un film su madre Cabrini già nel 1976. Gli chiesi il copione, che l’avrei acquistato. Ma non l’aveva più, per questo abbiamo deciso di far tutto d’accapo. Dopo abbiamo messo su una squadra di produzione, scelto gli attori. E lui mi disse: dovresti scegliere un’ attrice italiana…”

Chi le disse questo?

“Scorsese. Non avevamo ancora iniziato la nostra ricerca per una attrice italiana, che il nostro direttore casting ci chiama un giorno e dice: ‘ho la persona giusta per recitare la parte di Madre Cabrini’. Era Cristiana dell’Anna. E infatti ci ho scommesso tutti i miei soldi, tutti i miei soldi per lei… Così abbiamo fatto il tentativo. Lei è magnifica, come avrai visto dal trailer, anzi è perfetta. Abbiamo un grande cast italiano, ci sono 8 persone dall’Italia, abbiamo pure un ragazzino che ha recitato già 22 film. Abbiamo una giovane attrice che recita al parte di una prostituta, Vittoria. Anche lei magnifica attrice. Il 35% del film è girato in italiano con sottotitoli in inglese, il resto in inglese”.

Sul set del film: Cristiana dell’Anna nella parte di Madre Cabrini (Tom Dinki/WBFO News)

Perché ha ricontattato Scorsese? A parte il fatto che volesse fare il film nel 1976, pensava forse di ingaggiarlo anche per questo? Dopotutto è uno dei registi migliori al mondo, anche se gli italiani nei suoi film di solito fanno la parte dei mafiosi…

“Lui a quel tempo stava girando ancora ‘The Irishman’. Mi sarebbe molto piaciuto avere Scorsese come regista del film. Nei sui scritti lui ha menzionato spesso di voler fare un film su un grande italiano invece che il solito mafioso. Ora finalmente grazie al nostro film su Madre Cabrini, avremo un film su questa magnifica donna che penso veramente ispirerà molte persone e li motiverà per diventare persone migliori”.

In questi giorni si festeggia la festa del Columbus Day (la nostra intervista è stata realizzata pochi giorni prima) e ci sono state molte polemiche a New York e negli USA sul fatto che il navigatore genovese sia ancora il personaggio adatto a poter rappresentare gli italiani in America. Forse Madre Cabrini rappresenterebbe meglio l’esperienza degli italiani in America?

“Interessante quello che dici. A Denver, in Colorado, già il Columbus Day è stato cambiato in Cabrini Day. Quindi in quello Stato Cabrini ha già il nome di una festività nazionale. Ne abbiamo parlato in molte città di questo e ora vi dico come la penso. Dico che se fossimo alle Olimpiadi, per ogni specialità ci sarebbe solo una medaglia d’oro. E tra gli Italiani d’America, colei che dovrebbe essere rispettata di più e quindi vincerla è proprio Madre Cabrini. Tutti gli altri prendono quella d’argento, ma la sua è d’oro. Il primo ospedale che fondò lo chiamò Columbus Hospital, quindi lei aveva lo stesso rispetto per il navigatore di tutti gli altri. Ma io credo che tra gli italiani in America, la più grande di tutti sia stata Madre Cabrini”.

Christopher Columbus and Mother Cabrini ( Illustration by Antonella Martino )

Sembra che lei non voglia buttar giù dal piedistallo Colombo, ma vuol semplicemente dire che Cabrini è superiore…

“Si credo che lei sia migliore di Colombo, ma penso anche che molte cose che si dicono su di lui siano false. Colombo è stato un grande uomo. Dico soltanto che Cabrini è stata superiore in ogni cosa che ha fatto, per i valori e ideali che difendeva. E non soltanto questo, ma il su incredibile amore per l’Italia, come quando parlava delle tradizioni italiane in America. Nessuno ha mai supportato più che madre Cabrini la lingua, la musica, l’arte italiana in America”.

Cristiana Dell’Anna nella parte di Madre Cabrini con accanto Jeremy Bobb nel ruolo di un reporter del “Sun” in una scena del film

Ad un certo punto del film si vede una scena dove per raccogliere dei fondi si fa aiutare dai cantanti d’opera e li fa cantare a Central Park… Insomma sapeva come utilizzare l’arte italiana per convincere i facoltosi a sostenere gli ospedali italiani…

“Era infatti intelligentissima. Apriva scuole per i ricchi, lei era una brava educatrice. Così con i soldi che faceva nelle scuole per i figli dei ricchi, apriva scuole per i bambini dei poveri. Lo stesso con gli ospedali: metà di questi li realizzava per i ricchi, in modo da far soldi per poi aprire gli ospedali per i poveri. Aveva tutto un suo metodo per assoldare gente facoltosa alla sua causa, e così tante giovani donne volevano lavorare per Cabrini perché la sua visione era così forte. Una donna molto dinamica, eppure anche molto malata e debole”.

L’allora Console Generale d’Italia a New York Francesco Genuardi difronte al monumento dedicato a Madre Cabrini (Foto di Terry W. Sanders)

Non visse tantissimo eppure ha raggiunto così tanto nella sua vita. Diceva, e lo si vede nel film, che il mondo è troppo piccolo per tutte le cose che vorrebbe fare…

“Aveva questa visione: diceva alle altre suore ‘abbiamo tutto il tempo per riposarci in paradiso! Siamo qui per lavorare!’. E infatti lavorava 18 ore al giorno. E la sua visione era eterna, non restava solo sulla terra”.

Si racconta che Colombo “scoprì” l’America, ma Madre Cabrini scoprì ‘l’impero della speranza’. Già, per lei ‘hope’ non è semplicemente uno slogan politico ma diventa la guida per raggiungere risultati concreti per migliaia, persino milioni di persone.

“Si proprio così e si vede nel film”.

Hai mai considerato di cercare le testimonianze di qualcuno che beneficiò dell’opera di Cabrini? Per esempio quei bambini a New Orleans che le sue suore presero in affidamento dopo che le madri erano morte di febbre gialla… Ecco cosa diventarono da adulti? Chi è cresciuto  nelle scuole di Madre Cabrini, che gli è successo?  Avete trovato qualcuno dei “miracolati” da madre Cabrini?

“Io ho parlato con una donna, Sorella Ursula, una delle sue suore, che è stata l’ultima a ricevere il velo proprio da Madre Cabrini. Ha vissuto fino a 104 anni e io l’ho incontrata quando ne aveva 100… Comunque posso dire anzi ne sono convinto, e per questo sto facendo questo film, che tutti gli italoamericani che vivono oggi in questo paese devono molta gratitudine a madre Cabrini. Perché lei ha messo le fondamenta a quello che loro oggi sono diventati”.

Illustration by Antonella Martino

Cioè, una Nancy Pelosi, tanto per dire il nome della prima donna speaker del Congresso, deve molto per quello che è diventata all’opera di Madre Cabrini?

“Proprio così, e lo credo nel profondo del mio cuore. E forse lo crede anche Nancy. La speaker ha già visto alcune scene del nostro film e penso che sia una sostenitrice di Madre Cabrini”.

L’attuale direttore dell’UNHCR, Filippo Grandi, un italiano, sta guidando l’agenzia ONU dedicata ai rifugiati al momento che si contano nel mondo più rifugiati e migranti dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. E con Grandi si dibatte spesso quanto sia difficile distinguere oggi tra migranti e rifugiati, e che un emigrante oggi può diventare spesso un rifugiato e viceversa. Basta pensare agli haitiani che recentemente erano in Texas, li chiamavano migranti ma erano anche dei rifugiati perché arrivavano da un paese praticamente distrutto…Allora la mia domanda è: se Madre Cabrini fosse viva oggi, se fosse nata a metà del XX secolo invece che del XIX, e stesse vivendo la crisi dei migranti-rifugiati degli ultimi anni, e vedesse come molti paesi ricchi, incluso questo, si stanno comportando finora, come reagirebbe? Nel film che state realizzando si vede Madre Cabrini  entrare di forza al Senato italiano e urlare contro i senatori per non aiutare abbastanza gli italiani emigrati in America… Si potrebbe immaginare oggi Madre Cabrini che entra sgridando il Congresso della Speaker Pelosi per come vengono trattati i migranti ai confini con gli USA?

L’ambasciatrice USA all’ONU Linda Thomas-Greenfield con l’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi a New York duranti i lavori dell’UNGA76

“Si, lo farebbe. Madre Cabrini aveva tre ideali: l’umiltà, l’amore e il servizio. Diceva sempre che siamo tutti figli di Dio e nel film dice ‘siamo uno’. Penso che avrebbe girato tutto il mondo per aiutare ognuno di questi migranti a fargli passare i confini”.

Magari sarebbe andata al confine col Messico… Chissà cosa avrebbe fatto nel vedere bambini figli dei migranti tenuti nelle gabbie…

“Era un genio dell’organizzazione, l’espressione ‘just do it’ l’ha inventata lei non la Nike! Quando diventò una suora, pochi giorni dopo aprì già la sua prima scuola. Nel suo primo anno ne aprì altre sette. Quando arrivò in America, ecco che ne aprì 159! La sua prima dopo due giorni dal suo arrivo nello scantinato di una chiesa.E subito quegli orfanelli li vestì bene con vestiti puliti per andare a scuola, capiva non solo il potere dell’istruzione ma anche quello della dignità. Li faceva sentire bene. Aveva una sua filosofia sull’insegnamento, un suo metodo pedagogico. Nessuno poteva sgridare i suoi studenti o imbarazzarli in pubblico, mai. Se c’era un problema l’insegnante doveva parlargli a parte, fuori dalla classe…”

Un suo preciso metodo…

“Aveva studiato per diventare una insegnante. E quando iniziò a insegnare era così organizzata che i vescovi volevano che aprisse più scuole e così continuò”.

Pope Francesco. (Illustration Antonella Martino)

Ma Papa Francesco, ne sa qualcosa di questo film su Madre Cabrini?

“Credo che lui non sappia ancora del nostro film ma ne saprà presto. Lui è argentino e Madre Cabrini è molto conosciuta in Argentina, così come in  Brasile. Penso che quando vedrà il film ne sarà entusiasta”.

Lei ha messo tutte le sue energie e risorse per riuscire a portare a termine questo film. Chi si aspetta possa aiutarla adesso? E come?

“Per prima cosa abbiamo fatto una 5013c perchè il film non vuol realizzare profitti. Chi donerà potrà scalare la donazione dalle tasse. Ma quando il film farà ricavi, il donatore potrà destinarli all’associazione che vuole. Un nostro donatore che ha donato un milione per fare il film, quando ci saranno i ricavi ha già intenzione di donarli alla Villanova University”.

Il film come un investimento per fare ulteriori opere caritatevoli?

“Sì. Ma ancora più importante il film diventa uno strumento  che porterà ricavi per anni a venire che saranno rinvestiti in opere caritatevoli. Il film è di grande qualità e la storia di Madre Cabrini sarà sempre attuale e quindi il film continuerà ad essere visto negli anni e a produrre per le opere di Madre Cabrini sparse nel mondo. Le suore di madre Cabrini infatti operano in 17 paesi. Ci sono 1500 di loro che lavorano con i poveri, con i senza casa…”

Mother Cabrini (Illustrazione di Antonella Martino)

Madre Cabrini e Madre Teresa, quanto si assomigliano?

“Beh, Madre Teresa ha studiato il processo di canonizzazione di Madre Cabrini. Alla fine modellò la sua vita come quella di Madre Cabrini. Ma ai tempi di Cabrini non c’era la pubblicità, invece con Madre Teresa la gente è stata più informata, ha potuto vederne meglio l’opera. Ma Madre Cabrini resta insuperabile nel modo in cui seppe organizzare le sue scuole, i suoi ospedali, i suoi orfanotrofi”.

Questo non sarà solo un film quindi, ma avrà un messaggio forte. Quale vorrebbe fosse quello diffuso di più da questo film per gli italiani sparsi nel mondo?

“Innanzitutto voglio che Madre Cabrini sia più conosciuta e capita come probabilmente una delle più grandi donne italiane di tutti i tempi. Lei aveva le capacità di un John D. Rockefeller, di un J.P. Morgan con l’attitudine di un Winston Churchill, quella del non arrendersi mai, per capirci. Madre Cabrini aveva dei grandi valori e quando le persone vedranno il film, vedranno la sua vita, su come ha vissuto, dell’amore che ha dato, dei suoi sacrifici. La sua vita fu dedicata agli altri e credo che questo ispirerà la gente”.

Il monumento a Madre Cabrini a Battery Park, Manhattan (Foto di Terry W. Sanders)

Come ha fatto con lei?

“Si come ha fatto con me, che mi ha acceso il fuoco da giovane. Io non ho origini italiane e la gente mi chiede: Eustace ma perché fai tutto questo per lei? Potrei rispondere che avevo una fidanzata italiana… La verità é che è stata una gran donna e se io fossi italiano nessuno mi renderebbe più orgoglioso di lei. Il modo di saper organizzare, di far lavorare con entusiasmo e amore per le cause dei più deboli. Lei ha insegnato ad essere felici aiutando gli altri. E chi si ispira a lei diventa più felice”.

Quindi dopo aver visto questo film, anche gli italoamericani di New York si convinceranno ad aver il Cabrini Day con quello di Colombo o addirittura al suo posto?

“Beh stanno cercando di sostituire Colombo per la giornata dell’orgoglio italiano in America e allora se proprio deve accadere non ci sarebbe miglior sostituta di Madre Cabrini. Certo sarebbe come un intervento divino se finalmente questa donna incredibile, che ha servito la nostra nazione, diventasse un simbolo…”

C’è qualcosa che vorrebbe aggiungere prima di chiudere?

“Si, quando si fa un film chi sta dietro a tutto è l’Executive Producer. Noi abbiamo nominato come Executive Producer del nostro film Madre Cabrini. Questo ha avuto un grande effetto su tutto il cast. Li ha infiammati e il film non si è fermato più…”

Ha collaborato a questa intervista Emma Pistarino

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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