Sono giorni neri per Cristoforo Colombo. Sono andata sulla rete per cercare quante statue o musei o commemorazioni in generale sono dedicate al navigatore italiano nel mondo e l’elenco è infinito. La storia lo celebra da quattrocento anni e lo ricorda come eroe Italiano, geniale navigatore e scopritore di terre nuove a cui in qualche modo si imputa la nascita degli Stati Uniti d’America – come ricorda comicamente Roberto Benigni al collega Massimo Troisi nel film Non Ci Resta Che Piangere quando, bloccati nel 1492, cerca di convincerlo a fermare la partenza di Colombo per evitare la scoperta della futura America e quindi la nascita dell’inadeguato fidanzato di sua sorella.
È chiaro che la storia dalla scoperta dell’America continente alla creazione dell’America nazione sia da imputare ad altri soggetti ma senza la sua scoperta, seppur involontaria, le cose sarebbero andate diversamente.
È anche vero però che sembra essere sempre più evidente il fatto che l’operato di Cristoforo Colombo non si sia fermato alla scoperta geografica del “nuovo” (solo per l’Europa) continente ma abbia avuto la sua parte nella sottomissione e decimazione della popolazione locale a vantaggio di quella che a tutti gli effetti è stata un’invasione vera e propria dell’Europa nei confronti di una terra che chissà come chiamavano i suoi abitanti nativi.
Ecco perché, dall’omicidio di George Floyd e dall’ultima ondata del movimento BLM, l’America si ritrova costretta (non per la prima volta ma mai come adesso) alla rilettura della sua storia e delle sue scelte di celebrazione. Almeno sei statute del navigatore sono state abbattute o deturpate negli Stati Uniti (Columbus, OH – Richmond, VI – Boston, MA – Baltimora, MD – St. Paul, MN – Kenosha-WI). Da eroe a “progenitore del genocidio perpetrato dagli Europei ai danni dei nativi Americani, commerciante di schiavi, stupratore seriale e trafficante sessuale di bambini che fece tutto ciò che era in suo potere per riuscire a sterminarli” [dalla petizione di rimozione della statua diretta al sindaco di Kenosha – ].

A quanto pare ci si è dimenticati di raccontare molte cose mentre si erigevano statue e si aprivano musei dedicati al esploratore genovese. Il personaggio sembra ancora ricco di aspetti ed esperienze da raccontare ed è quello che hanno provato a fare un anno fa Marylou Tibaldo Bongiorno e Jerome Bongiorno, coppia di registi-produttori videomaker con cui ho chiacchierato del loro ultimo progetto Columbus On Trial (Processo a Colombo), in uscita proprio in questo giorni.
Marylou è americana di prima generazione ma la sua famiglia è del nord Italia, Veneto. Anche Jerome è americano e anche lui di origini italiane, siciliane per la precisione.
Nel 2000, dopo essersi diplomata alla Graduate Film School della New York University, Marylou fonda con Jerome la casa di produzione indipendente Bongiorno Productions, nella loro città natale di Newark, NJ. Il loro campo di riferimento sono film, documentari e installazioni video per musei. Si definiscono impegnati nel sociale e amanti della storia, due aspetti spesso ricorrenti nei loro progetti.
Tra le loro produzioni il documentario nominato agli Emmy Awards Mother-Tongue: Italian-American Sons & Mothers, in cui Martin Scorsese, John Turturro e l’ex sindaco Rudy Giuliani conversano con le loro madri italiane; Little Kings, storia di tre fratelli italo-americani; Hearing Voices, il primo dei loro corti storici in cui i fantasmi di Meucci e Garibaldi si ritrovano ai giorni d’oggi nella casa a Staten Island, NY dove coabitarono nel 1850. The Rule, sulle scuole pubbliche disagiate delle metropoli americane e il pluripremiato Revolution ’67, in cui si raccontano i tumulti a sfondo razziali nella città di Newark nel 1967.
Perché tanto interesse per la storia italiana?
M&J: “Ci interessa la storia Italiana per via delle nostre origini e perché abbiamo molti colleghi, parenti e amici in Italia e anche per averci lavorato e viaggiato tanto. Molti dei nostri film riflettono le nostre radici italiane e la nostra identità italo-americana. Sono aspetti evidenti fin dai nostri primissimi film girati durante la scuola e sono ancora oggi presenti. In più i migliori film, la miglior arte, musica, letteratura, cucina e le miglior innovazioni sono italiane. Perché? Studiarne la storia può dirci qualcosa su cosa rende l’Italia così eccezionale?”
La docu-fiction di 27 minuti Columbus on Trial sfrutta uno specifico meccanismo narrativo dato dall’unione di finzione e realtà: il fantasma di Colombo torna ai giorni nostri per essere giudicato, alla luce dei nuovi controversi aspetti della sua storia. A metterlo sotto processo sarà il fantasma di Elizabeth W. Powel, consigliera di George Washington. Cosa vi ha spinto a scrivere nel giugno del 2019 riguardo Cristoforo Colombo?
M&J: “Abbiamo girato Columbus On Trial per tre ragioni:
- É una figura importante per la storia mondiale, definisce l’inizio di una nuova era così come l’agricoltura o Gesù hanno definito l’inizio di nuove epoche.
- Significa molto per noi in quanto italo-americani.
- È un soggetto controverso e volevamo approfondirne la conoscenza con l’uso di fonti primarie. Ci siamo basati su documenti come lettere e diari di Colombo, Bartolomeo De Las Casas, la regina Isabella, politici e storici contemporanei di Colombo, compreso il report accusatorio di Francisco de Bobadilla, colui che sostituì Colombo come governatore delle Indie. Abbiamo letto molti libri e navigato il web per cercare articoli e scritti sia di sostenitori che di accusatori di Colombo. Siamo grati per la disponibilità alla Russo Brothers Italian American Film Forum e a tutte le organizzazioni italo-americane che hanno aiutato la ricerca. Joseph Sciame del museo Garibaldi-Meucci è stato fondamentale”.
Perché avete scelto proprio E. W. Powel come antagonista?
M&J: “Mentre facevamo ricerche su Colombo, ci siamo imbattuti nella storia di Washington, che è stato proprietario di schiavi a differenza del nostro protagonista, e in quella di Elizabeth Powel, attivista politica e confidente di Washington durante la sua presidenza. Eravamo incuriositi, abbiamo visto una donna forte, intelligente ed influente e abbiamo pensato che potesse fare da ponte con la contemporaneità e che sarebbe stato interessante avere una donna del 18° secolo come accusatrice di un esploratore del 15° secolo durante il nostro 21° secolo”.
In confronto ad altre biografie, documentari e film, in che modo il vostro Colombo si differenzia dagli altri, soprattutto alla luce della necessaria rilettura della storia che l’America affronta oggi?
M&J: “Qualcuno ha detto del nostro film che aiuta a contestualizzare meglio Colombo nella storia del suo tempo, nel rispetto del più ampio argomento delle relazioni razziali e del nazionalismo. Il nostro film è una rappresentazione equilibrata che comprende tutti i criticismi nei confronti di Colombo.
Nel girare il film sapevamo che Colombo fosse un coraggioso esploratore, intelligente, determinato e persistente (aspettò moltissimo per avere la sua spedizione sovvenzionata). Era senza dubbio un personaggio fuori dal comune e all’avanguardia per i suoi tempi, che accompagnò il mondo verso una nuova epoca. Ma attraverso la nostra ricerca abbiamo scoperto che era molto religioso e che la sua devozione ha guidato gran parte delle sue esplorazioni. Riconosciamo anche che, poiché erano proprio le esplorazioni il suo primario interesse, si sia ritrovato a sfuggire alle sue responsabilità di amministratore, determinando una cascata di conseguenze e comportamenti deplorevoli”.
Quindi l’approccio del film è critico? E la vostra personale posizione nei conforti del personaggio?
M&J: “L’approccio è onesto. Abbiamo preso le accuse rivolte a Colombo e usato le informazioni, tratte da fonti primarie e non, per rispondere a tali accuse. Il personaggio di Elizabeth Powel le argomenta e Colombo si difende e risponde di conseguenza. Lasciamo al pubblico la libertà di prendere una posizione. Noi non ci schieriamo con nessuno dei due personaggi, li facciamo semplicemente discutere i punti salienti con logica e passione”.

Come vi ponete di fronte all’abbattimento delle statue di Colombo?
M&J: “Dovremmo fare maggiori ricerche per poterci fare un’opinione in merito”.
Alla luce del lavoro fatto la vostra opinione nei confronti del personaggio sono cambiate in qualche modo?
M&J: “Sì perché ora siamo più informati. Capiamo il contesto del suo tempo, la sua missione e gli eventi che ha vissuto”.
Progetti futuri?
M&J: “Siamo emozionati per la conclusione del progetto Rust, terzo documentario per la PBS della trilogia 3Rs (preceduto da The Rule e Revolution ’67) sull’America urbana che vede protagonista la nostra città Newark, NJ. Tratta di razzismo e delle possibili soluzioni alla povertà nei sobborghi delle città.
Abbiamo in cantiere anche altre storie di fantasmi ispirate a Love & Arguments (Amore e Litigi), protagonisti altri personaggi noti ed influenti (alcuni sempre di origine italiana). Stiamo lavorando anche ad altri film e documentari che trattano il tema della giustizia sociale”.
Se siete interessati a saperne di più sulle dinamiche di Colombo e siete curiosi di vederlo sotto processo incalzato da una determinata e preparata Elizabeth Powel potete collegarvi al seguente link per registrare la vostra partecipazione sulla piattaforma ZOOM.
https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_FIEG4rjmSqi8EGsbn71Gyg
Il Calandra Italian American Institute della City University of New York presenterà sulla piattaforma, il 27 luglio 2020 alle 4 p.m., Columbus On Trial, programmando interamente un corto di 16 minuti, Columbus On Trial: Prologue, un’introduzione al film che serve a collocare il personaggio nel suo contesto storico e 6 minuti di anteprima del film. Seguirà una conversazione tra il moderatore, il Dean Anthony Julian Tamburri, Preside del Calandra Italian American Institute, alcuni studiosi e il protagonista del film Robert Cuccioli. Ricordiamo anche Sophie Sorensen, nel ruolo di Elizabeth Powel.
Non si finisce mai di imparare e nel film troverete probabilmente informazioni di cui non eravate a conoscenza. Sempre meglio sapere qualcosa in più!