“Se fosse qui con me, chiederei al diavolo come ha fatto a progettare un piano così sottile con una materia così grossolana: mafiosi, tritolo, terra, carne, sangue, lamiere. Come ha fatto a ingannarci sbattendoci in faccia gli indizi, anziché nasconderli. Come ha fatto a immobilizzare la giustizia per tutti questi anni inventando piste di indagine al limite del grottesco. Come ha fatto a rendere tutto ciò plausibile, senza che nessuno di quelli deputati al controllo si accorgesse di nulla. E soprattutto gli chiederei una cosa: come ha fatto a dare fiducia ai traditori?”.
Ecco uno stralcio tratto da “I traditori”, di scena a Palermo il 23 e il 24 maggio sul palco del Massimo. “I Traditori”, scritto da Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo, due penne prestigiose del giornalismo italiano, due scrittori, è l’opera-inchiesta ed il seguito de “Le parole rubate”, sul depistaggio più grande della storia italiana, una storia dove uomini, servizi segreti e mafiosi hanno attaccato la democrazia.
Per la Voce di New York, abbiamo incontrato Gery Palazzotto durante le prove al Teatro Massimo.
Chi sono “i traditori”?
“I Traditori è il seguito de “Le parole rubate”. È un’indagine vera e propria che viene condotta nel più grande teatro d’opera d’Italia. I traditori sono uomini molto spesso con un tesserino in tasca che hanno raccontato una storia scandalosamente falsa sulle stragi di Falcone e Borsellino e che hanno cacciato l’Italia nel tunnel come i giudici di Caltanissetta hanno definito “uno dei più grandi depistaggi della storia giudiziaria italiana”.
Molti aspettano di conoscere la verità sulle stragi
“Sono risposte che noi tutti aspettiamo. In realtà sappiamo benissimo che chi ha messo le mani sul computer di Falcone, sui diari di Falcone e sull’agenda rossa, aveva tutto l’interesse che nessuno sapesse cosa ci fosse. Abbiamo ricostruito in maniera scientifica cosa accadde a questi due oggetti già ne “Le parole rubate”, addirittura portando in scena i due oggetti veri, reali che sono il computer di Falcone e la borsa di Borsellino. Con I traditori facciamo un passo avanti, entriamo nei gangli di queste indagini cruciali che arrivano con il depistaggio di Via d’Amelio e cerchiamo di farci delle domande. Una su tutte: come è possibile che l’autore del più grande depistaggio sia in realtà UN morto? E’mai possibile che questa storia abbia il colpevole perfetto sin dai suoi primi passi?”.
Veniamo alle parole rubate.
“Il nostro protagonista è un cercatore di parole rubate, la storia è fatta di parole e qui come dice il protagonista “qui ci hanno rubato un racconto! Come è possibile raccontare una storia se hanno sottratto i mattoni di quella storia che sono le parole?” I ladri di parole sono ladri di verità, le parole di Falcone e Borsellino sono molto importanti, perché racchiudono fatti importanti e verità inconfessabili”.
I traditori è un’opera molto particolare…
“È un esperimento molto interessante perché abbiamo messo in scena tre musicisti insieme a Gigi Borruso il narratore, regia di Alberto Cavallotti. I musicisti Marco Betta, Fabio Lannino, Diego Spitaleri, sono di estrazione completamente diversa: un grande compositore e due grandi jazzisti, viene fuori un impasto musicale che è parte integrante della narrazione dove le parole e la musica si muovono insieme”.
Perché avete deciso di scrivere le due opere?
“Perché vogliamo delle risposte. Salvo è la parte anche investigativa della premiata ditta Palazzotto Palazzolo, sono cose che respiriamo da una vita per il nostro mestiere di giornalisti. È figlio del precedente. Ebbi questa idea di creare un format teatro inchiesta applicato al teatro d’opera per raccontare storie”.
C’è stata qualche critica feroce all’opera e quale reazione di pubblico?
“Sicuramente c’è stata magari fatta alle nostre spalle ma una cosa che non dimentico è quando portammo ‘Le Parole Rubate’ all’Università di Palermo: 2000 studenti stipati nell’Aula Magna, altri 1500 fuori: una forza straordinaria, indimenticabile”.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nonostante i traditori e le parole rubate, hanno impresso quelle idee che continuano a camminare, senza fermarsi mai.
Salvo Palazzolo è un cronista del quotidiano La Repubblica, sceneggiatore di docufiction per Rai Tre sul tema della mafia e autore di diversi libri fra cui Falcone Borsellino. Mistero di Stato (con E. Bellavia, 2002) e I pezzi mancanti – Viaggio nei misteri della mafia (2010).
Gery Palazzotto è stato per vent’anni capo delle Cronache siciliane al Giornale di Sicilia e ha scritto diversi romanzi tra cui Di nome faceva Michele (distribuito anche in Spagna e in America Latina) e Fotofinish (Einaudi). Attualmente è direttore della Comunicazione al Teatro Massimo di Palermo e corsivista su Repubblica Palermo.Degli stessi autori il Teatro Massimo di Palermo ha messo in scena nel 2017 Le parole rubate, opera-inchiesta sui 57 giorni che separarono la strage di Capaci da quella di via D’Amelio, diretta da Giorgio Barberio Corsetti e interpretata da Ennio Fantastichini.