Un’aula d’università non è forse il luogo dove ti aspetteresti di assistere a qualcosa di spettacolare. Eppure, il nostro appuntamento con questa donna fantasiusa era stato fissato proprio in un’aula della Fordham University di New York. Nello spazio semplice e spoglio, un po’ asettico come si addice ad un luogo adibito ad un ascolto senza distrazioni, vedo avvicinarsi Eleonora Micali, e la vedo riempire improvvisamente il vuoto della stanza, cambiarne l’energia, il suo peso specifico, il suo senso. Un vestito lungo nero, uno scialle, un trucco semplice ma deciso, il bianco del viso, gli occhi azzurrissimi, il rossetto acceso ed un’espressione che è già in un fermo immagine la summa di tutto quello che si accingerà a raccontarci. Un viso vispo, giovale, intenso e velatamente malinconico. Il suo viso è ora come una maschera immobile ma magnetica dalla quale non riesci o non vuoi distogliere lo sguardo, come un volto dipinto i cui occhi ti inseguono, quasi ti costringono al confronto. Nero e bianco, una punta di rosso e l’azzurro degli occhi sono i colori con i quali Eleonora dipinge una stanza che ora si trasforma in un palco di teatro. Al colore poi Eleonora aggiunge la sua voce, una voce piena, viscerale, magmatica, una voce che ci ricorda i canti arsi e straziati di Rosa Balistrieri per le campagne siciliane, una voce che sa di terra e d’istinto. Seguendo l’attrice nel suo colorato racconto aneddotico di alcuni degli episodi della sua vita, il palco si trasforma ora nell’antico teatro greco di Siracusa, ora nel ritratto del piccolo paese della provincia siciliana del quale è originaria, Lentini, ora nei fasti ma anche nella verace coattagine di Roma Capitale, ora nella suggestione dei teatri borghesi della Parigi bene del XIX secolo.
Qui la figura della Nanà di Èmile Zola è utilizzata dall’attrice un po’ come una musa, come nume tutelare, figura del suo grande sogno che è sempre stato quello di diventare una sfavillante attrice, una femme fatale che ammalia il suo pubblico anche con i suoi incanti di donna, ma che sa mantenere tutta la caparbietà e la forza di chi sa di essere partito da zero. Ed il pubblico Eleonora lo ammalia e lo tiene sempre attento mantenendo un tono spiritoso, leggero, surreale e a tratti tragicomico e grottesco. Si sorride ai racconti un po’ folkloristici dei personaggi della sua famiglia, che come in una novella di Pirandello, vengono raccontati come persone ed anche come maschere, personaggi irresistibili. L’attrice ci porta nel suo mondo, e lo fa intramezzando il suo dialetto siciliano, impavidamente, arditamente e senza paura di trovarsi di fronte ad un pubblico americano che potrebbe non capirla. Aldilà dell’espediente del sottotitolo che guida la lettura, la comprensione del testo arriva direttamente dalla verità, dalla veracità di Eleonora che sul palco sa rappresentare tutti i colori della sua terra, e tutte le donne della sua famiglia, regalandoci un vero e proprio compendio della donna siciliana. Una donna forte, volitiva, matriarca, intraprendente, intelligente, spiritosa, a tratti rigida, “marescialla” come è chiamata in famiglia la mamma di Eleonora e come era anche sua nonna, una figura evocata con dolcezza e sentita commozione. Donne “nere come pece” ma di un “bianco abbagliante”, parafrasando un passaggio del “nonologo”. “In Sicilia siamo estremi in tutto”, afferma l’attrice, ed ogni buon siciliano che si rispetti sa quanto questo sia vero.
“Una Donna Fantasiusa: Un Nonologo”, è un esperimento sicuramente molto ambizioso, che ha già ricevuto importanti consensi in Sicilia, a Roma e recentemente a Brooklyn, ed è sicuramente una sfida sia per Eleonora Micali che per il regista romano Stefano Maria Palmitessa. La sfida è già implicita proprio nella natura dello spettacolo, un one-woman show in italiano, in dialetto siciliano e romanesco, che vuole rivolgersi alla grande comunità italiana ed italoamericana ben rappresentata negli Stati Uniti, ma che ha la neanche tanto nascosta velleità di superare quei confini ed aprirsi alla curiosità del pubblico americano. Eleonora Micali incarna anche un ideale ed una tipologia di attrice italiana che è riuscito a imporsi anche a Hollywood: Anna Magnani, Monica Vitti, Sophia Loren, Gina Lollobrigida. Micali possiede quella mediterraneità non solo fisica ma anche di attitudine drammatica che potrebbe benissimo far rivivere quell’immaginario in una chiave più moderna e forse più disincantata. Se un difetto si può trovare nello spettacolo è forse legato al suo impianto produttivo un po’ riduttivo, alla sua mise-en-scène che sono sicuro potrà fare ancora un salto di qualità; ma il talento profuso in scena è assolutamente avvolgente e riesce a tenere in piedi lo show nel suo minimalismo. Forse vorrei vedere Eleonora diventare un po’ più Nanà all’occorrenza, osare di più con i costumi, d’altronde siamo nella patria dei grandi musicals di Broadway, però so già che non vorrei mai perdere Eleonora, la donna forte e fantasiusa, che difficilmente dimenticherò e che vorrò tornare a rivedere.
English Showreel 2019 from Eleonora Micali on Vimeo.
Ci sono ancora però margini di incontro e di fusioni più puntuali tra Eleonora ed il suo alter ego Nanà, tra la donna e la diva, così come c’è ancora spazio per pulire a di più le transizioni drammatiche tra una scena e l’altra. Sarà interessante seguire l’evoluzione di questo prezioso quadro di vita in movimento che l’attrice si sta apprestando a portare in tour. Prima tappa a Matera, dove oltre a questo monologo sarà presentato in anteprima internazionale anche “Una Donna Fantasiusa: Un Manhattologo”, ideale sequel del primo che racconterà delle sue avventure a New York. Lo show poi sarà presentato in Puglia, Basilicata, Sicilia e Malta. Il 6 novembre invece Eleonora sarà ospite della NYU Casa Italiana Zerilli-Marimò e successivamente nelle principali città del Nord America. Un grande plauso anche all’associazione Arba Sicula, un’organizzazione non-profit internazionale di base a New York che ha presentato lo spettacolo in collaborazione con la Fordham University Lincoln Center. Arba Sicula svolge un importante lavoro di promozione della cultura siciliana negli Stati Uniti. L’organizzazione è diretta da Gaetano Cipolla che è stato professore di italiano e cattedra presso il dipartimento di lingue moderne straniere alla St. John’s University di New York. Cipolla è anche autore di saggi letterari e traduttore di importanti testi della letteratura siciliana in inglese.
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