“Il Molise non esiste!”, diciamo spesso noi italiani ridendo. In effetti, quella piccola regione ai confini di Lazio, Campania, Abruzzo e Puglia non si sente quasi mai nominare nei giornali e nelle cronache radiotelevisive.
Sembra dunque paradossale che a parlarne e a dedicarci una pellicola sia Giancarlo Iannotta, regista di Chicago classe 1989, che nell’edizione del Brooklyn Film Festival inaugurata lo scorso venerdì ha presentato il suo ultimo lavoro, “My Country”.
78’ piacevoli, profondi e allo stesso tempo scorrevoli per il primo lungometraggio di Iannotta. Un prodotto a budget ridottissimo e a investimenti familiari ma capace di divertire gli spettatori, “My Country” è la storia di Luciano ‘Lucky’ De Luca, un ragazzo dell’Illinois a cui il padre confessa sul letto di morte di avere avuto un altro figlio prima di trasferirsi in America.

Lucky decide quindi di partire per Roma, dove è riuscito a rintracciare il fratello perduto. È un viaggio alla scoperta di se stesso, delle sue radici e dell’immagine di un padre diverso da quello premuroso e presente che lo ha cresciuto dopo la scomparsa della moglie. Come in ogni avventura, però, non mancano gli imprevisti per il nostro eroe.

A cominciare dall’incontro con Francesco, il fratello ritrovato, per niente rassicurante: Francesco è scettico, superficiale, farfallone, fedifrago, e tale rimarrà quasi fino alla fine della storia. Francesco ride di fronte all’invito di Lucky di accompagnarlo a disperdere le ceneri del padre a Castel San Vincenzo, perché “il Molise non esiste!”, “You don’t wanna go there!”, ci sono solo “i terremoti e le pecore”.

Eppure, messo alle strette dalla moglie, Francesco accetta la proposta del “fratellino americano” e i due salgono a bordo di una Cinquecento rossa alla volta del paese di origine di Vincenzo. E, grazie a Iannotta, anche gli spettatori italiani come me capiscono che non solo il Molise esiste davvero, ma è una regione bellissima, ricca di paesaggi spettacolari.
Nella sala, il film crea un’atmosfera conviviale e mi fa dimenticare per un attimo di essere a Greenpoint, Brooklyn. Mi sorprende come il regista, scrittore e persino attore protagonista – nei panni di Lucky – di “My Country” sia stato in grado di catturare tutti gli aspetti più interessanti e caratteristici dell’italianità dei personaggi e dei luoghi del suo racconto. Mi sorprende ancora di più quando scopro che la pellicola è stata girata in soli tre giorni a Chicago e in sole due settimane in Molise; che la maggior parte degli attori sono stati reclutati tramite annunci web e non sono professionisti, o sono davvero parenti di Iannotta.
“Mio padre e mio zio sono nati a Castel San Vincenzo, in provincia di Isernia”, ha spiegato il regista al termine della proiezione, “è da quando ho dodici anni che vado lì in vacanza e ho sempre voluto scrivere qualcosa su questo posto, una canzone o un libro”.
E, invece, siamo contenti che ne sia uscito un film, questo film. Per chi se lo è perso, consigliamo di non sprecare l’ultima chance di vederlo, oggi mercoledì 6 giugno, alle ore 8 PM al Made in NY Media Center di Downtown Brooklyn. O, se proprio non potete, su Amazon a partire da questo finesettimana. Per chi lo ha già apprezzato, vi suggeriamo di leggere nei prossimi giorni la nostra chiacchierata/intervista con Giancarlo Iannotta.
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