Si finge distratta, ma Diana Tejera, con quel suo percorso da musicista conficcato nel dna fin da bambina, distratta non lo è proprio per nulla. Se fosse stata distratta non avrebbe scritto in veste di coautrice, brani diventati capisaldi della musica pop italiana come ‘E fuori è buio’ e ‘Scivoli di nuovo’ di Tiziano Ferro, che basta leggerne appena il titolo e già si sentono risuonare in testa.
Se fosse stata distratta Diana non sarebbe uscita con un nuovo disco di inediti, dal titolo appunto “Mi fingo distratta” (Filibusta Records – distr. Goodfellas/Believe Digital), che la porterà ad esibirsi a New York il 30 Aprile allo Shrine World Music Venue e il primo maggio al Silvana nel cuore di Harlem.
Si parte però dalla sua città, Roma, che il 14 aprile alle ore 21 battezzerà il nuovo tour all’Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio Borgna. Ad anticipare il disco c’è già il video del primo singolo dal titolo “Parentesi di delirio”.
Frizzante ed eclettico, “Mi fingo distratta” arriva dopo altri sei dischi, di cui uno scritto con la poetessa Patrizia Cavalli, vincitrice del premio Feltrinelli 2017 – una partecipazione al Festival di Sanremo nel 2002 – categoria “Giovani” con i Plastico – e importanti collaborazioni con artisti come Chiara Civello e Ana Carolina. “Questo disco è nato alla fine di un percorso disegnato negli ultimi tre anni in cui avvenimenti di rara gioia e disperazione hanno costellato la mia realtà – racconta la cantautrice – Ho scoperto, attraversando il dolore come un ponte immaginario, con una katana fedele compagna a proteggere i miei passi, che l’amore può assumere delle sembianze inimmaginabili quando si offre senza aspettarsi nulla e sembra quasi vitale donarlo.” Alcuni brani sono stati scritti con Sara De Simone, scrittrice e regista, “uno degli incontri fondamentali per la realizzazione del disco“, precisa Diana.
Al centro dell’album c’è l’amore. Una sorta di fil rouge che si snoda tra i 12 brani trasformandolo in un altare contro sdolcinati luoghi comuni. Senza contare che Diana è anche un’equilibrista della voce. Le canzoni sono eseguite con uno stile che riesce a fondere precisione ed emozione. “Ho scritto e registrato questo album con la leggerezza necessaria a non farlo diventare un’ossessione – spiega – nonostante ne abbia curato ogni minimo dettaglio, ma un’espressione naturale dei miei sentimenti, se anche contrastanti, sempre tesi ad una visione ironica e ottimista della vita, con la disincantata certezza che gli inciampi sono sempre dietro l’angolo.”

“Mi fingo distratta” esprime così lo stato mentale di chi suppone un amore naturale e duraturo senza finzione alcuna, consapevole che per preservarlo dall’usura del tempo necessiti di un’attenta distrazione. In “Resto sola” la solitudine dopo la fine di una storia diventa un invito alla riscoperta di se stessi. “Attraversatemi” è invece un pezzo più visionario dove la solitudine non si ripiega su se stessa, ma cerca il mondo e con esso si mischia in una danza catartica e sensuale. C’è la nostalgia di un sentimento mai sopito in “Abito”, ci sono l’allegria e la trepidazione per un amore che toglie fiato e sonno in “Necessità”. Ma le coniugazioni dei sentimenti passano anche attraverso un “Segreto professionale” dove la dedica va al padre amato.
Diana, nel brano che dà il titolo all’album, svela che fingersi distratti è una strategia “che fa della finta distrazione un mezzo per raggiungere lo scopo ultimo dell’esistenza: amare ed essere amati.” L’amore inteso come un cerchio che si chiude ma allo stesso tempo un importante punto di partenza per un disco originale dove gli arrangiamenti, le melodie e le parole vivono in un connubio perfetto.