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February 24, 2018
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February 24, 2018
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Quella volta che Federico… Incontro con Sandra Milo, diva umana, amante e madre

Intervista con l'attrice scelta da Fellini per 8 e ½, che per lei era pronto a tutto e che qui rivela i ricordi di una vita amante dell'amore

Laura BerciouxbyLaura Bercioux
Time: 9 mins read
Sandra Milo agli inizi della carriera

A Palermo in tournée con Gino Rivieccio nella commedia “Mamma ieri mi sposo”, abbiamo incontrato Sandra Milo, ispirazione poetica di Fellini, 85 primavere a marzo, davanti a un caffè, una pioggia battente e gli occhi sognanti degli avventori. Una conversazione intensa ad alta densità emotiva attraverso la vita artistica e personale della Milo, dal cinema di Fellini al grande amore con il regista, dagli esordi alla magia del set di 8 e ½. E poi la grande amicizia con Marcello Mastroianni, l’incontro con Totò. L’attrice e le molestie nel mondo del cinema. La sua storia familiare e le origini siciliane.

Sandra Milo alla Voce di New York. Icona del cinema, musa di Fellini, è a Palermo. Partiamo dalla grande storia d’amore e del cinema che ha vissuto con il Maestro…

““Avevo lasciato il cinema perché avevo fatto un film con Rossellini che era andato a Venezia, al Festival ed era stato accolto malissimo dalla critica. Federico stava preparando 8 e1/2, faceva i provini in tutto il mondo, cercava questo personaggio, Carla che voleva rappresentare come l’amante tipica o un sogno degli italiani. Un giorno mi chiama e gli dico “Guarda che io non faccio più il cinema”. Allora si mette d’accordo con il mio compagno, viene a casa con la troupe. Mi venne a svegliare la cameriera, ero in vestaglia. Arrivo in salotto e mi infilano una redingote. Mi fa questo provino e mi dice:“Ce l’hai una chitarra?” Dico:“No, però ho un gatto”. Fa lui: “Prendilo”. Sono andata nella stanza accanto e ho preso un gatto di peluche che sembrava una zebra. Un dialogo un po’ strano. Mi ha detto:“Bene mettilo sotto il braccio”. Poi ha cominciato a farmi parlare, a dire delle cose e dopo sono andati via. E poi hanno scelto me”.

Come è stato questo impatto? In quel cinema meraviglioso dove si sognava…

“E’ vero. Era il cinema più bello del mondo. Quando sono arrivata sul set il primo giorno, c’era Marcello Mastroianni che mi ha accolto e mi ha detto: “Bentornata ma non senti che questa è la tua famiglia?”. E’ stato bellissimo, ci siamo abbracciati. Abbiamo girato il film, ha avuto un gran successo. Un film bellissimo, secondo me è il film più bello del mondo, un’opera straordinaria. Federico era immenso, un genio. Un uomo di grande spiritualità, umanità. Difatti gli attori impazzivano a lavorare con lui perché era uno che riusciva a tirare fuori la parte migliore di ciascuno, quella parte che magari nessuno sapeva di avere, che forse intuiva ma non aveva la certezza. Lui riusciva a tirarti fuori questo, quindi tutti eravamo molto attratti da lui”.

Come è cambiato il cinema rispetto a quello che ha vissuto?

“Moltissimo. E’ tutto cambiato perché la tecnologia in definitiva, è chiaro che non raggiunge la perfezione ma toglie calore, umanità alle cose. Una volta facevi una scena importante, dovevi esprimere sentimenti forti  in un primo piano. Allora c’era la cinepresa vicinissima e il regista con la testa attaccata ti guardava, ti trasferiva la sua energia, quello che voleva rappresentare con il tuo viso. Era un’emozione straordinaria e credo che gli attori esprimessero molto più pathos di quanto non avvenga oggi dove il regista non c’è, è nella stanza accanto e sta vedendo sul monitor la scena”.

Tornando al cinema…bellissimo “Fantasmi a Roma”: un set pazzesco!

“Vero! Eduardo, Marcello Mastroianni, Tino Buazzelli, Vittorio Gassman: insomma avevamo il meglio del cinema italiano!

Sandra Milo con Marcello Mastroianni in una scena di 8 e 1/2 per la regia di Federico Fellini

Lavorare con Marcello Mastroianni: era bellissimo…

“Era meraviglioso. Solitamente non amo molto gli attori. Non mi sono mai innamorata di un attore. Lui era fantastico perché era un uomo intelligente, colto, simpatico, amava la vita, non se la tirava,  gli piaceva la compagnia. Aveva il senso dell’amicizia, un uomo pieno zeppo di qualità. Non perché ero innamorata di Federico, ma eravamo molto amici, mi piaceva molto. Non ho mai visto un uomo dove le donne impazzivano per lui! Ma tutte, tutte impazzivano per lui! Una cosa impressionante!”.

Le credo! Ha fatto impazzire tante generazioni! Che charme aveva?

“Era la voglia di tenerselo, di afferrarlo. Lui era un po’ inafferrabile: bastava a se stesso”.

Totò?

“Totò era un attore sublime, lo sappiamo tutti. Ho fatto tre film con lui, il primo era Totò sulla Luna con la regia di Steno, il padre dei Vanzina, ero ragazzetta. Eravamo alla Ponti De Laurentiis a Roma, l’ho visto da lontano e gli sono corsa incontro gridando “Totò! Totò!” perché l’adoravo e quando sono arrivata da lui mi ha detto:“Buongiorno Signorina”. Mi sono sentita sprofondare! Totò fuori dal set era veramente il Principe de Curtis, un gran signore. Ricordo che a quei tempi gli uomini portavano i calzini a mezza gamba, lui portava le calze di seta fino al ginocchio con il reggicalze. Un uomo raffinato!”.

Spostiamoci sulla vicenda che da mesi è su tutti i giornali: il caso Weinstein, la ribellione delle donne dal Movimento Me Too alla Catherine Denevue. Cosa ne pensa e da che parte sta?

“Dalla parte degli uomini”.

Perché?

“Ovviamente come tutti detesto la violenza e questo è giusto però le avances, voglio dire, il provarci, fa parte della nostra cultura, è sempre stato così. Tu puoi dire di no e finisce qui, puoi scegliere. Una volta ci lusingava che l’uomo ci provasse ma se non ci provava allora pensavi “non mi desidera nessuno”. Con me ci hanno sempre provato. Se non va non va! Puoi anche dargli uno schiaffo, ti puoi difendere! Se ci sei stata perché lo denunci? Potevi dire di no! Lui ti ha violentato? Questo non è vero cioè ti ha forzato! Siamo donne adulte. La paura che dopo lui non ti fa lavorare? E allora? E’ già un principio di prostituzione perché per paura che dopo lui non ti faccia lavorare accetti. Allora comunque hai accettato, cosa ti lamenti dopo?”.

Fanny Cadeo, Sandra Milo, Gino Rivieccio, Marina Suma in “Mamma ieri mi sposo”

Che sapore ha questa ribellione?

“Io credo che la donna non sia contenta del suo stato. Ha avuto molte rivendicazioni, alcune le ha ottenute, altre meno. Per esempio la parità nei salari, ha conquistato tante cose. E’ nata una donna nuova che si sente forte, potente, si sente superiore all’uomo e non lo nasconde, l’uomo non è ancora abituato a questo”.

Quindi l’uomo non ha ancora metabolizzato questo cambiamento?

“Assolutamente no. Ci vuole tempo. Sono secoli che le cose stanno così, non si possono cambiare”.

Quanto tempo dovremmo aspettare ancora?

“In una generazione non è possibile. Per esempio Woody Allen faceva dei contratti in cui diceva alle proprie attrici che avrebbero dovuto accettare rapporti sessuali con lui e le faceva firmare: tutti oggi si scandalizzano! Ma nessuno ti ha obbligato a firmare! Tu sceglievi: “allora qui c’è questo e questo…ti va? Io ti offro questo a queste condizioni. E’ il mio modo di essere…”. Sbagliato o giusto, tu dici no! Non ci sto oppure dici sì, ma se ci stai allora perché ti lamenti?”.

Ritorniamo a Fellini, all’amore.

“La prima volta che l’ho visto mi sono innamorata pazzamente”.

Fellini con Milo sul set

Un colpo di fulmine?

“Quelle cose che non ti sai spiegare. Non è sufficiente che uno sia un bell’uomo, che sia un potente, un genio, un talento. Ti può piacere ma puoi anche non innamorarti. Io mi sono innamorata perdutamente, di quegli amori che durano tutta la vita e oltre. L’ho amato tantissimo. Lui no, non mi ha amato subito. Eravamo amanti, gli piacevo molto però non era innamorato di me. Io sì, ero pazza di lui. Non riuscivo nemmeno a parlare, a dire una cosa. Non riuscivo neanche a dirgli quanto l’amassi, mi creava una tale emozione, un tale stato…boh! Siamo stati insieme tanti anni, una storia che è durata 17 anni, lunghissima. Non mi diceva mai ti amo. Quando ci vedevamo, non riuscivo neanche a prendere l’ascensore perché era tale l’agitazione che  facevo le scale di corsa, due piani. Ricordo che arrivavo sulla porta, lo trovavo già lì… a me tremavano le gambe, tremavo tutta! Non mi sudano mai le mani ma allora mi sudavano anche le mani!E poi abbracciarsi così…un’emozione così intensa da dimenticare il mondo! Questo lui lo provava, penso che fosse una forma di passione però sentivo che non era l’amore. Poi un giorno, dopo tanti anni, mi ha detto:“Finalmente ho capito che è te che amo, che sei tu la donna della mia vita e voglio stare con te adesso per il resto della mia vita”. Ma erano passati già tanti anni, io avevo avuto nel frattempo tre figli, mi ero sposata. Lui aveva la sua vita, sua moglie, i suoi affetti, le sue amicizie. Io avevo anche le mie. Ci frequentavamo, stavamo insieme con le nostre famiglie però… che ne so, era passato tanto tempo”.

Troppo tempo? Una strada tracciata?

“Sa che ancora oggi non so perché gli ho detto di no?”.

Veramente?

“Non l’ho ancora capito bene, sento come una forma di rimorso, nel senso che penso che lui quando me l’ha detto, avesse anche bisogno di me, di una presenza nuova, di un cambiamento nella sua vita proprio per poter riprendere con quel grande talento, la sua professione che un pochino si era spenta. Era come uno che aveva raccontato tutto della propria vita e che si accorge a un certo punto, che non ha più niente da raccontare e che deve immettere in sé nuove cose perché altrimenti si ferma. Nuovi pensieri. Io però non ho avuto il coraggio, non lo so…non lo so perché ho detto di no! Magari un anno prima sarei corsa senza nemmeno la valigia!”.

C’è stata troppa attesa?

“Troppo tempo. L’idea di sconvolgere la mia vita, i figli. Le dico, un anno prima l’avrei fatto. Non ho più voluto vederlo. No. Perché ho avuto paura. Si può stare insieme senza progettazione, si sta insieme e basta ma se uno comincia a progettare sul futuro delle cose e l’altro non lo condivide, cominciano le recriminazioni. E quindi ho avuto paura che questo amore straordinario in qualche modo si inquinasse e allora non ho più voluto vederlo. Ho chiuso”.

Gino Rivieccio e Sandra Milo

Lei è al cinema nel  film di Gabriele Muccino con un cast corale, a teatro con Gino Rivieccio a Palermo in “Mamma ieri mi sposo”: che mamma è Sandra Milo?

“Sono una mamma a tutto tondo, credo che sia il ruolo più importante nella mia vita: prima sono mamma, poi sono donna e poi sono attrice. La sento moltissimo la maternità. Per esempio, io sono vissuta con mia madre e mia nonna, le ho portate sempre con me, mi sono sposata due volte. Non erano donne facili: toscane, linguacciute!”

Questa grande famiglia era abbastanza movimentata?

“Sa che ogni tanto il mio compagno mi prendeva e mi lasciava? Diceva:“Guarda o stai con me o con loro, non le sopporto più”. Ed io:“Come faccio poverine, sono sole, non posso lasciarle”. Ho un esagerato senso della responsabilità, la stessa cosa con i figli perché ancora oggi che ho 85 anni, sono una mamma come se loro fossero ancora piccoli”.

Lei ha origini siciliane?

“Sì. Mio padre non l’ho conosciuto perché era partito per la guerra volontario già nel ’36. Siamo tornate in Italia, mia madre, mia nonna, mia sorella ed io e lui, finita la guerra, era tornato da un bel pezzo non gli piaceva l’Italia ed era andato in Francia. Non abbiamo saputo più niente. Della famiglia di mio padre non conosco nessuno. Ho conosciuto solo la famiglia di mia madre che era toscana. Un giorno, ero adulta, sono venuta in Sicilia in vacanza e come sono arrivata qua… ancora mi commuovo, ho sentito come un ritorno a casa! Ho sentito che le mie origini erano qui, che questa era la mia terra, il mio sangue. Da allora mi sento siciliana, sono venuta sempre, tre o quattro volte all’anno, ho tanti amici. Ho cominciato a leggere molti libri di autori siciliani, a conoscere la gente e allora mi riconosco nel carattere: questo modo di parlare, di dire delle cose e poi intenderne altre, che è tipico”.

Sandra Milo con Laura Bercioux

Una metafora continua…

“Vero, che però mi piace molto, è molto stimolante nella conversazione! Mi piace questa gente che ha il senso dell’amicizia, il senso dell’onore. Ecco anche perché dentro di sono siciliana: non dimentico e non perdono!”.

Cosa vuol fare da grande?

“Tante progetti, tante cose! Vorrei vivere tantissimo! Guardi vorrei vivere fino a vedere morire i miei figli, cioè che loro diventano vecchi per accompagnarli anche nell’ultimo viaggio, per essergli vicino perché poi io della morte non ho paura ma loro sì…guarda vai tranquillo…adesso ti raggiungo tra poco. Mi piacerebbe molto ma dovrei arrivare almeno a 130 anni! Però può essere che ci arrivo, no?”.

Lunga vita!

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Laura Bercioux

Laura Bercioux

Il giornalismo è la mia passione dove vale la pena “consumare le suole delle scarpe”. Credo nella libertà di stampa e in un giornalismo indipendente. Il teatro e il cinema come la televisione fanno parte della mia vita professionale. Senza il teatro non sarei andata da nessuna parte. Essere giornalisti significa avere un occhio sul mondo, sui fatti e le persone. Amo Napoli e New York, le due città dove mi sento a casa. Il mio motto: Libera come il vento!

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