Accadeva circa dieci anni fa. Nel 2009 un gruppo di giovani non ancora 30enni iniziò a riunirsi in un piccolo paese delle Langhe piemontesi, patrimonio UNESCO, per immaginare un festival diverso da tutti gli altri. La nona edizione di Collisioni Festival che si è svolta dal 14 al 18 luglio 2017 a Barolo ha attirato oltre 20.000 spettatori grazie ad una formula che unisce la grande musica internazionale, i massimi scrittori della letteratura mondiale e la tradizione dei grandi vini e dei prodotti agricoli del Made in Italy.
E per celebrare una rassegna che è diventata ormai un punto di riferimento tra i festival europei, è stato organizzato alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma un evento speciale che ha visto salire sul palco una band eccezionale composta da Carmen Consoli alle chitarre. Max Gazzè al basso. Daniele Silvestri diviso tra chitarre e tastiera. Con 4 serate uniche e consecutive dal 27 al 30 dicembre, tre grandi artisti e tre amici hanno sfoderato i loro maggiori successi del loro ampio repertori ed eseguiti con Arnaldo Vacca alle percussioni e Max “Dedo” De Domenico ai fiati e chitarra. Se si dovesse racchiudere il concerto, in una sola parola sarebbe sicuramente: complicità. La complicità palese tra di loro che fa alzare in piedi anche gli spettatori meno avvezzi a lasciarsi coinvolgere.
Ma è la naturalezza e la semplicità con cui i tre interagiscono tra di loro con voci e suoni e con gli altri musicisti ad accendere una strana sensazione di nostalgia. Le canzoni arrivano, precise e puntuali. Da “Parole di burro” a “Le cose in comune”, da “Vento d’estate” a “Il mio nemico”, “Occhi da Orientale”, “Cara Valentina”, “L’ultimo bacio”, e ancora “Mentre dormi”, “Salirò”, “‘A finestra”,
In tre ore, questa la durata del concerto, Consoli, Gazzè e Silvestri hanno avuto anche il tempo di mettere in scena un simpatico siparietto sul fenomeno dei talent show che secondo alcuni rappresentano la tomba della creatività. Parliamo di enormi contenitori sociali flessibili capaci di adattarsi al gusto facilmente volubile degli spettatori sfornando cantanti usa e getta in balia di giudici stronzi e narcisisti. Non a caso una pedagogista italiana li ha definiti delle vere e proprie palestre identitarie in cui le persone normali cercano di diventare dei personaggi.
Consoli, Gazzè e Silvestri si immergono per qualche minuto in un mondo disumano dove i ragazzi si ritrovano un giorno a duettare con grandi star internazionali e poi a suonare nelle feste di paese. Che cosa sarebbe accaduto ai tre artisti se la loro carriera fosse iniziata ai tempi di X Factor? E se si fossero presentati ad un’audizione? Per rispondere a queste domande i tre artisti si sono calati a turno nei panni di concorrenti, interpretando eccezionali parodie dei loro successi. Le esibizioni di “Amore di Plexiglass” (Amore di Plastica), La Credenza (La Paranza) e “Una musica può farro” (Una Musica Può Fare) sono state accolte dai giudici con le frasi di rito come “si si si …sei bravo e talentuoso” “quando penso ad XFactor penso a te…Hai voce, trasmetti, mi arrivi, potresti essere un potenziale vincitore”…
Uno spettacolo originale quello proposto da Consoli, Gazzè e Silvestri a cui bisogna riconoscere il merito di aver colto appieno lo spirito di un Festival quello di Collisioni considerato da gran parte della critica come il miglior festival in Italia grazie alla sua capacità di infrangere i confini tra generi artistici e coinvolgere persone di diversa età e gusti musicali