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“Io, ingegnere aerospaziale, a New York realizzo il sogno di fare l’attrice”

Glenda Delli, ex ingegnere aerospaziale e oggi attrice, a teatro con "Maricela De La Luz Lights the World"

Liliana RosanobyLiliana Rosano
“Io, ingegnere aerospaziale, a New York realizzo il sogno di fare l’attrice”

Glenda Delli (Ph: Ellis Vizcarra)

Time: 5 mins read

E’ cresciuta a pane e telefilm americani, con la passione per la scienza, per la recitazione e il sogno di andare a vivere a New York. Glenda Delli, ex ingegnere aerospaziale dopo l’iniziale carriera presso Airbus UK, abbandona il badge e il suo ufficio di Bristol per aprire quel cassetto che aveva chiuso con dentro i sogni da bambina: lavorare come attrice. Ha assecondato l’amore per la scienza con una laurea in Ingegneria Aerospaziale presso la Queen Mary University of London, ma ogni volta il suo sogno ritornava e l’amore per la recitazione diventava sempre più forte. Dopo alcuni corsi di recitazione a Bristol, nel 2011 arriva a New York dove per due anni studia la tecnica Meisner al conservatorio Maggie Flanigan. Prima ci sono le Hawaii, alla ricerca degli attori di Lost! Dove Glenda ha studiato recitazione con Scott Rogers, e diversi spettacoli, short films, come “Night Vision” al Labyrinth Theatre, “12 Angry Women” al Roebuck Theatre. L’1 e il 2 Dicembre sarà sul palco dell’HB Studio Playwrights Theatre nello spettacolo “Maricela De La Luz Lights the world”, scritto da Josè Rivera (nomination all’Oscar per I diari della motocicletta) e diretto da David Deblinger. Parte del ricavato della serata andrà alla Hispanic Federation’s UNIDOS Disaster Relief and Recovery Program che aiuta le zone colpite dall’uragano Maria tra cui Puerto Rico. Glenda preferisce il teatro al cinema e New York a Los Angeles. Oggi dopo aver aperto il cassetto e tirato fuori il suo sogno, si sente felice di aver seguito l’amore per la recitazione. “La mia carriera da ingegnere mi ha insegnato le competenze nella gestione, organizzazione, la scienza è ancora una mia grande passione ma sono contenta di aver scelto la recitazione. Non è mai troppo tardi”.

Glenda e il regista David Deblinger.

Da ingegnere aerospaziale al palcoscenico. Cosa ti ha portato a fare il passo decisivo?

“La recitazione è stata molto di più di una semplice passione per me. Sin da bambina, ogni volta che guardavo un telefilm o film americano, mi rivedevo sempre nel ruolo di attrice. Mi ha sempre affascinato l’America, New York, quel modo di vivere e di recitare. Sono cresciuta guardando “Fame” e i telefilm americani ma è stato dopo aver visto “Buon compleanno Mr. Grape”, con un giovanissimo Leonardo di Caprio, che ho capito definitivamente che la recitazione era la mia grande vocazione”.

Come hanno reagito i tuoi genitori, i tuoi amici quando hanno saputo che hai mollato tutto all’Airbus UK per volare oltreoceano?

“La carriera all’Airbus è stata molto bella, ricca di soddisfazioni. Ho prima lavorato come Structures Engineer presso il progetto dell’A380 poi nel Project Management dell’A350. Mi occupavo di analisi, di statistiche anche se avrei preferito occuparmi di aerodinamica. Mi sono trovata benissimo a livello professionale ma non ero felice. Sentivo che mancava qualcosa. La recitazione era sempre il mio chiodo fisso. I miei genitori inizialmente non capirono perchè avevo deciso di lasciare un lavoro sicuro, ben retribuito, per un futuro incerto. Il lavoro di attrice, spesso in Italia non è capito. In molti lo considerano un hobby, una passione ma in pochi pensano che possa essere una professione come le altre. Oggi i miei genitori sono contenti e mi supportano moltissimo.

Cosa insegna la recitazione a livello umano?

“A conoscere bene le sfumature della nostra dimensione umana in tutta la sua complessità”.

Teatro, televisione o cinema. Qual è il set che più preferisci?

“Il teatro è il set naturale per eccellenza di un attore. Senti una grande intimità con il pubblico, una bellissima energia. Da spettatrice però capisco che può emozionarti di più vedere un film in televisione o al cinema. Un attore o attrice di talento deve essere in grado di esprimere la propria arte sia al cinema che al teatro e in televisione”.

Los Angeles vs New York. Tu hai scelto la Grande Mela per studiare recitazione e vivere la tua vita da attrice.

Glenda Delli.

“Sono due città e due mondi diversi. Se ami il cinema hollywoodiano, il business che sta dietro una produzione cinematografica, allora Los Angeles è il tuo posto ideale. Io amo New York perchè a New York si fa molto teatro, non solo a Broadway ma soprattutto Off Broadway. Ci sono molte produzioni indipendenti e c’è una bellissima comunità di attori, scrittori, registi molto vivace. New York è più intellettuale, c’è più cultura, si posson fare più cose, dalle serie televisive al cinema, il teatro”.

Parliamo dello spettacolo che andrà in scena oggi e domani.

“Una storia apparentemente per bambini ma con messaggi per adulti. Io reciterò in diversi ruoli di personaggi bizzarri in un racconto che incrocia lotta tra due divinità, situazioni surreali. La sceneggiatura porta la firma di Josè Rivera che con I Diari della Motocicletta ha avuto la nomination all’Oscar mentre la regia è di David Deblinger”.

Lo scandalo Weinstein che ha investito Hollywood con ripercussioni in Europa e in diversi settori. Da attrice cosa ne pensi? Ti sei mai trovata in una situazione difficile?

“Penso che sia un bene che sia venuto fuori non solo per il mondo del cinema, della recitazione ma anche in altri settori. Per fortuna, non mi sono mai trovata in situazioni ambigue o difficili ma penso che soprattutto in Italia l’atteggiamento degli uomini spesso si fonda su un discorso culturale purtroppo molto ben radicato e accettato. Trovo che in Italia gli uomini si sentano più legittimati a fare alcune battute nei confronti delle donne. Una cosa naturale a cui prima non facevo caso che però in America non noto e mi ha fatto riflettere”.

Hai lavorato come attrice anche in Italia. Pensi ci siano delle differenze di fondo tra i due paesi?

“La mia prima esperienza lavorativa professionale in Italia in La Fuga di Teresa, un film per la RAI diretto da Margarethe von Trotta con Alessio Boni. E’ stata sicuramente una bella esperienza. Oggi sono fuori dal mondo del cinema, del teatro e della televisione italiana e devo dire che forse avrei difficoltà ad inserirmi. Credo che negli Stati Uniti fare l’attore abbia un maggiore riconoscimento sociale a livello di professione mentre in Italia chi è fuori da questo contesto non riesce spesso a vederlo come un lavoro a tutti gli effetti. Non è facile fare l’attore a NY come in Italia ma qui è la città giusta perchè ci sono dinamiche diverse, gli attori spesso sono anche sceneggiatori, scrittori, si crea un ana bella sinergia, ci sono progetti sperimentali ed indipendenti”.

Chi sono i tuoi riferimenti nel mondo della recitazione e del cinema?

“Tarantino, Benigni sono i miei registi preferiti. Bryan Cranston, Naomi Watts gli attori che seguo mentre Mark Rylance è il mio attore di teatro preferito”.

Sei nata a cresciuta a Roma. Cosa ti manca della tua città e cosa ti piace di NY?

“Ogni volta che torno a Roma apprezzo la sua bellezza che prima davo per scontato. Di New York amo i suoi parchi, perchè riesci a vivere la natura in una dimensione urbana. Central Park, Bryant Park che cambia secondo le stagioni ma anche Lincoln Center Plaza con la sua bellissima fontana. New York mi da molta energia anche se a volta ti può stancare. Vivere qui però è emozionante e mi sento molto fortunata”.

 

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Liliana Rosano

Liliana Rosano

Sono nata a Catania, dove sono sempre tornata dalle mie peregrinazioni che mi hanno portato prima in Grecia, poi a Parigi. Con la mia laurea in Scienze Politiche, sognavo di lavorare nella cooperazione internazionale, ma sono finita a fare la giornalista, prima nella redazione di Telecolor poi del Quotidiano di Sicilia. ll mio ponte con l’America è iniziato grazie a un tirocinio per le Nazioni Unite a New York. Sono una freelance e collaboro con diverse testate e magazine nazionali. Vivo a Fairfield, nelle praterie sperdute dell’Iowa, in una comunità alternativa ed eco friendly e sono sempre alla ricerca di storie di italiani all’estero da raccontare.

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