Nel cuore pulsante del design newyorkese, a Tribeca, presso la Stillfried Wien, fino al 16 dicembre, è possibile assistere al lancio internazionale di Piercing Eyes – Distilled art pieces, un progetto curatoriale dedicato ad artisti e designer italiani che operano nel campo delle arti applicate. Sono in mostra (e in vendita!) alla Stillfried Wien una cinquantina di pezzi di 15 artisti italiani che operano con i materiali e le tecniche più svariati, avendo un unico minimo comune denominatore: non solo pensano, progettano e ideano, come la maggior parte dei loro colleghi contemporanei, ma tutti fanno anche la loro arte.
“Si tratta di artisti a tutto tondo – racconta Shana Forlani che insieme alla socia Ilaria Ruggiero ha dato vita all’associazione Trend and Tradition, nel 2011, da cui è partito il progetto Piercing Eyes – a partire dall’ideazione, passando dall’uso di tecniche particolari, magari recuperate dalla tradizione artigiana locale a cui appartengono, per arrivare poi alla reinterpretazione in chiave contemporanea che ne fanno. Sono artigiani? Anche, ma non nell’accezione dispregiativa che troppo spesso viene attribuita a questo termine come se chi fa fosse un mero esecutore. Gli artisti che abbiamo selezionato sono gli eredi di quelle magnifiche figure rinascimentali che si occupavano di tutto dall’ideazione all’esecuzione dell’opera”. Piercing Eyes, tra l'altro, è tra i 12 vincitori dl bando IC- Innovazione Culturale, iniziativa sostenuta dalla Fondazione Cariplo con la collaborazione della Regione Lombardia per la sperimentazione di iniziative di promozione, sviluppo e sostegno di imprese culturali e creative che introducano pratiche innovative nel “fare cultura”.

I “Vasi non vasi” di Luciano Laghi
Sono davvero “piercing” gli sguardi di Shana e Ilaria, le due fondatrici di questo progetto. I loro sguardi penetranti ci offrono una selezione del meglio che l’arte applicata contemporanea italiana possa offrire. Entrambe hanno un solido background nel mondo dell’arte. Shana ha lavorato, nell’ambito curatoriale e in quello della didattica, attraversando il Guggenheim di New York, quello di Bilbao e quello di Venezia. Proprio a Venezia ha conosciuto Ilaria che, invece, ha una consolidata esperienza nel foundrising e al tempo lavorava per la Biennale. Avendo entrambe lungamente e approfonditamente frequentato l’arte contemporanea, che spesso è fin troppo concettuale, hanno sentito l’esigenza di un ritorno alla materia e al “fare” e hanno quindi iniziato a girare in lungo e in largo l’Italia, in cerca di pezzi unici, per dare vita a Piercing Eyes.
Così, hanno scoperto, tra gli altri, l’originalissimo lavoro della ceramista Lidia Carlini che è il perfetto emblema dell’innovazione attraverso la tradizione: la Carlini propone, infatti, originali reinterpretazioni contemporanee dell’impagliata faentina, maiolica che veniva regalata anticamente alle puerpere subito dopo il parto e che veniva riempita di tutti i cibi più nutrienti che potessero aiutare la giovane madre a rimettersi in forze, un vecchio rituale reinterpretato dall'artista con nuove forme e nuovi significati, spesso ironici.
Ci sono poi artigiani affermati come i fratelli Ferro, molatori di Murano che hanno virato la loro attività in senso artistico, lavorando una serie di 18 vasi anni Trenta, di cui 3 sono presenti alla Stillfried Wien, da cui hanno ricavato dei pezzi unici tagliati ad altezze diverse.

I calici di Igor Balbi
Pezzi unici sono anche i Vasi non vasi di Luciano Laghi, colorati con l’antichissima tecnica della “terra sigillata”. Sono oggetti d’arredo o complementi d’arte? Certamente entrambe le cose. Sono oggetti d’uso, ma sono unici e sono frutto di una ricerca estetica e tecnica notevolissima.
Un po’ come i meravigliosi bicchieri in vetro di Murano di Igor Balbi, che a forza di sperimentare per dare vita a una tecnica che fino ad allora ai vetrai muranesi sembrava impossibile, ha dato vita a quella che ora viene comunemente riconosciuta come “tecnica Balbi”, ovvero la realizzazione di leggerissimi calici di vetro a lume e non in fornace, come si fa abitualmente.
“Vogliamo recuperare e restituire dignità all’idea del pezzo unico, frutto dell’esperienza di un’intera vita professionale e artistica”, dice Shana Forlani e sembra proprio che ci stiano riuscendo. L’esposizione qui a New York dura soltanto una settimana, ma sul loro sito sono esposte storie e opere degli artisti selezionati, dei quali è possibile anche comprarne i pezzi (unici).
Ma l’esperienza di Piercing Eyes non si ferma qui, anche grazie al contributo dell’agenzia Elesta Travel che organizza, per chi lo desidera, tour mirati agli atelier degli artisti, con eventuali workshop per “sporcarsi le mani” con le materie con cui lavorano.