Come spesso accade, i cineasti di spessore sanno adoperare il passato per raccontare il presente. Ron Howard, il più grande "artigiano" del cinema americano contemporaneo – e il termine non è assolutamente dispregiativo, anzi l'esatto contrario – si è avvicinato al mito letterario di Moby Dick raccontando l'evento realmente accaduto che ispirò Herman Melville per il suo capolavoro. L'affondamento della baleniera Essex avvenuto nel 1820 a causa dell'attacco di una balena bianca – adattamento del libro di Nathaniel Philbrick – diventa ne In the Heart of the Sea uno specchio deformato, ma veritiero dell'America contemporanea. E questo perché la sceneggiatura di Charles Leavitt mette in atto uno scarto di significato fondamentale: se in Moby Dick lo scontro metaforico avviene tra uomo e natura, in questo film invece è la macchina industriale, il sistema economico che costringe essere umano e animale a fronteggiarsi, senza la minima preoccupazione riguardo chi dei due vedrà il proprio sangue versato. Ed ecco allora che In the Heart of the Sea si carica di una critica sotterranea all'economia americana che Ron Howard ha spesso inserito nei suoi film di genere, primo tra tutti lo splendido e sottovalutato Ransom.
Oltre allo spettacolo della messa in scena, come sempre curatissimo nei dettagli e nella distribuzione del ritmo nelle opere mainstream di Howard, In the Heart of the Sea è un sorprendente ritratto di caratteri umani e dolorosi. Primo tra tutti quello di Herman Melville, scrittore insicuro e terrorizzato dall'idea di non riuscire a restituire in tutta la sua grandezza la storia che sta inseguendo con tanto accanimento. A dargli volto composto e sguardo malinconico il come sempre grande Ben Whishaw, attore che merita applausi ogni volta che compare sul grande o piccolo schermo. Tra i protagonisti del film, invece, è doveroso segnalare l'abilità con cui Chris Hemsworth e Cillian Murphy riescono a tratteggiare l'amicizia virile tra Owen Chase e Matthew Joy grazie a poche, densissime pennellate cariche di emozione. Perché, alla fine, se il film di Ron Howard rimane impresso prima nel cuore e poi anche nella mente dello spettatore, è soprattutto per la verità e l'umanità dei personaggi inscenati, tutti in fondo vittime degli eventi come gli animali a cui danno la caccia.
La grandezza di Ron Howard sta nell'intelligenza con cui sceglie le storie da raccontare e la lucidità nel piegare la sua idea di cinema al tono dei suoi film, tutti sempre differenti tra loro. Con In the Heart of the Sea compie l'ennesimo prodigio di regalare al pubblico spettacolo e introspezione, cinema mainstream e momenti intimisti. Quanti cosiddetti "autori" americani riescono veramente a farlo? Se ciò avviene quasi sempre puntualmente nei suoi lungometraggi è perché Howard mette sempre davanti a tutto lo storytelling, la voglia di raccontare storie. Quello che al cinema hollywoodiano oggi manca sempre più…
In the Heart of the Sea uscirà negli Stati Uniti l’11 dicembre, in Italia il 3 dicembre.
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