Padri e figlie, Fathers & Daughters, è una storia d’amore tra un padre e una figlia che vivono a New York City. Un melodramma che racconta come si è sviluppato nel corso di trent’anni il rapporto tra Jake Davis,un romanziere premio Pulitzer da Russell Crowe, e sua figlia Katie. Rimasto vedovo in seguito a un grave incidente, il protagonista lotta contro un serio disturbo mentale e un’altalenante ispirazione che gli impedisce di terminare la stesura del suo ultimo romanzo, mentre cerca di crescere nel miglior modo possibile la figlioletta Katie di 5 anni. Ormai divenuta adulta, 27 anni dopo, Katie, interpretata dalla giovane Rogers, diventata una splendida ragazza, vive a Manhattan, lontana dal padre da anni. Ma i demoni della sua infanzia tormentata le impediscono di abbandonarsi ad una storia d’amore.
Gabriele Muccino, dopo la delusione della commedia romantica del 2012, Quello che so sull’amore, si concede un'altra pellicola americana con attori di fama internazionale. “In genere, negli USA, si inizia col cinema indipendente, per poi passare agli studios — ha detto il regista in collegamento Skype da Los Angeles durante la conferenza stmpa per la presentazione del film in Italia — Io invece sono stato direttamente chiamato da uno come Smith, che, ancora non so perché, voleva assolutamente che fossi io a fare il film. Non avevo mai fatto film così drammatici, credevo avrebbe fatto quattro soldi, invece è diventato un blockbuster”.
Padri e figlie è appena uscito in Italia poi in novembre arriverà in Gran Bretagna, Spagna e Russia, e a dicembre negli USA. La sceneggiatura di Fathers and Daughtersè opera del famoso drammaturgo Brad Desch, qui alla sua prima esperienza con un lungometraggio cinematografico. Mentre gli esterni sono stati girati a Pittsburgh, divenuta ormai una vera e propria Hollywood della costa Est grazie ad un incentivo fiscale che da tempo la città offre ai cineasti.
Padri e Figlie appartiene ad una tipologia di film che oggi si fa sempre meno. Come lo stesso regista rivela: “Gli studios sono barche ubriache che cambiano rotta a seconda di quello che funziona, e le storie nuove faticano a emergere. Così i produttori, chini di fronte al fatturato, preferiscono fare investimenti sicuri. L’ultima moda è riprendere storie dai fumetti Marvel o DC (Spiderman, Batman) che non sono di per se scelte folli, ma rispondono a precise esigenze di mercato: sono film che incassano un sacco di soldi. Anche quando mi hanno offerto di girare Twilight, mi sono reso conto di non essere in grado di girare un fantasy, perché è un genere di cui non sono mai stato fan”.
Eppure se Quello che so sull’amoreè il suo film meno riuscito, per via di una sceneggiatura già scritta e di un protagonista che si scriveva le scene da solo, Padri e Figlie potuto essere quello più compiuto. Ed invece il regista inserisce troppe sottotrame. E affronta una serie di temi importanti che restano in sospeso o che possono apparire di difficile comprensione, perché certe cose arrivi a comprenderle solo quando le hai vissute sulla tua pelle. E spesso non è abbastanza, perché ognuno vive in maniera differente. Così la crisi creativa, la malattia, il rapporto affari e figli, il senso di colpa, la paura di amare, la caducità dell’uomo conferiscono alla pellicola quell'aria snob di “polpettone americano”.
La pensa diversamente Russell Crowe nel pressbook ha dichiarato che non ha mai letto un copione così bello e pieno di sfumature psicologiche. Reduce dal Noha di Darren Aronofsky, “il gladiatore” per interpretare al meglio il ruolo di un padre che cerca disperatamente di non perdere la figlia, ha visionato nello stesso giorno del suo arrivo sul set, un video di sue ore su YouTube sulle convulsioni che la malattia del protagonista può provocare.
Sembra che Muccino non abbia alcuna intenzione di rientrare in Italia, se non per girare qualche scena del suo prossimo film, L’Estate addossodove racconta i diciottenni di oggi in viaggio on the road in America in cerca di se stessi e della loro estate perfetta. “Mi sento fortunato perché continuo a fare cinema nonostante sia l’arte più costosa e con molti rischi. Soprattutto qui in America, una società estremamente individualista e tutta costruita sul denaro e su chi ce la fa. Se non ce la fai, sei un perdente, un 'loser', che è la parola che gli americani amano usare di più per offendere”.
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