Salvatore Quasimodo, il poeta dalle radici greco-sicule, si era riconciliato con Modica, sua città natale, già nel luglio 1963, quando nel settimanale Le ore così scriveva: “Nella città alta di terrazzi e di chiese del ‘600, aerea di visioni esatte dei paesi e dei mari della scienza e dell’arte è la casa dove è nato il Campailla (filosofo e poeta del Seicento) davanti a quella della mia nascita”. A tale quasimodiana testimonianza hanno rivolto la loro attenzione i promotori dell’evento svoltosi il 20 agosto 2015 a Modica dinanzi alla casa da cui il poeta incominciò la sua avventura umana, culturale e poetica. Protagonisti e complici dello straordinario anniversario della nascita di Salvatore Quasimodo sono stati il fotografo Giuseppe Leone, autore di una singolare cartella fotografica, titolata “Leone legge Quasimodo” ed ispirata a frammenti di versi quasimodiani e il figlio del poeta, Alessandro Quasimodo.
Scrittura di luce e voce hanno modulato le soste e le attese della marea umana assiepata lungo la scalinata che, carica d’anni e di pietre, sfocia nel piazzale antistante l’evocativo luogo natale del Nobel modicano. Il fascinoso e regale bianco e nero, attraversato da tutte le sfumature dei grigi, ha provocato le sorprendenti consonanze, visive ed emotive, originate dall’estro del fotografo Leone che “risponde alla voce delle isole”, e narra con immagini le accumulazioni antinomiche, presenti anche nei titoli di alcune raccolte poetiche. Visibile Invisibile, Il falso e vero verde, Dare e avere sono degli ossimori da cui si diparte il magma esistenziale e poetico, come hanno asserito i critici più attenti. Leone ha saputo narrare la forza esplosiva della luce irradiante memoria e storia. Anzi, parafrasando i versi dello stesso Quasimodo di Alla notte è stata mutata in visione ogni parola.

La ricollocazione del busto di Quasimodo, da sinistra: il governatore Rosario Crocetta, Alessandro Quasimodo e il vice sindaco di Modica, Giorgio Limguanti
(…) La mia vita, abitanti crudeli e sorridenti
delle mie vie, dei miei paesaggi,
e' senza maniglie alle porte.
Non mi preparo alla morte,
so il principio delle cose,
la fine e' una superficie dove viaggia
l'invasore della mia ombra.
Io non conosco le ombre.
La voce di Alessandro Quasimodo, apprezzato attore e regista, ha restituito la notevole intensità lirica della magia poetica trascinando gli astanti nella palpabile emozione che il luogo e il rapporto paterno hanno amplificato, offrendo l’inedita evocazione della parola, misura e ritmo della vita quasimodiana e del suo impegno di intellettuale militante pronto di cuore e di ardite azioni.
Nel suo intervento introduttivo Alessandro ha espresso il suo apprezzamento per la ricollocazione del busto bronzeo di Quasimodo, da tempo smarrito, opera del famoso scultore Francesco Messina nella sala ‘Artisti intorno a Quasimodo’ allestita nel Palazzo della Cultura di Modica. Si è soffermato sulla necessità di non disperdere l’eredità del padre, la cui opera poetica, saggistica e di traduttore ha paragonato ad un fiume che, sommerso dagli accumuli del tempo, riemerge, ora irruente a scarnire isole, ora placido a riverberare stellati e cieli. Fiume nato nella terra iblea, consanguinea al mitico e sotterraneo Alfeo della dissonanza. E siccome “oscuramente forte è la vita”, il figlio del Nobel modicano ha concluso con il suo sentito augurio: la città natale possa ritrovare – eludendo silenzi, incomprensioni e smemoratezze – il poeta e l’uomo, riconsiderando la storia dell'uomo e la ragione del poeta, come suggeriva Carlo Bo, asserendo sulle pagine del Corriere della Sera nel 1997 che “Quasimodo continua ad essere solo, ma e' proprio quella solitudine a restituircelo nella sua verità e nella sua integrità di poeta, poiché in fondo “forse il cuore ci resta, forse il cuore”…