Chi si appresta ad assistere al Palio di Siena e non è senese deve capire essenzialmente due cose: non riuscirà mai a capire il Palio e non riuscirà mai a capire i senesi. Gente matta che in questi giorni di mezzo Agosto si prodiga per vincere un cencio di stoffa in un inseguimento spasmodico di cavalli che corrono contromano rispetto alle corse cosiddette normali, dentro un luogo pazzesco nominato Piazza del Campo in cui tutto faresti tranne che farci correre dei cavalli, ed i fantini che cavalcano “a pelo”, cioè senza sella. Roba da medioevo.
Eppure è proprio questa l'essenza del Palio. Un flashback temporale di secoli in cui il tempo nell'ordine che conosciamo tutti rallenta la sua corsa, sposta opportunamente i meccanismi dei bilancieri di qualche secolo indietro e traveste la città di un paganesimo sacrale e mistico. Il Palio di Siena non è una festa e non è nemmeno un evento. Per i senesi il Palio si corre ad Agosto, ma si vive tutto l'anno. Il Palio per molti senesi rappresenta l'essenza della vita stessa. Chi si appresta a vedere il Palio , specie per la prima volta, oltre a non capirci nulla sarà anche invaso da una lucida follia che lo porterà ad un dualismo atroce: quello di chiedere la cittadinanza senese oppure di essere spannato dall'idea di non mettere mai più piede in questo luogo di forsennati. Tertium non datur. E non essendoci alternative i senesi , quelli veri, restano. I turisti riempiono Siena nei giorni del Palio per raccontare agli amici ciò che per loro è una semplice corsa di cavalli, si avvicinano alla Piazza incantati dal luogo che per molti resta un mistero ma che per i cittadini di Siena è il giardino di casa, una casa che non ha misteri. Quei turisti che sciaguratamente preferiscono andare a Siena solo il giorno del Palio ricorderanno solo la confusione, l'attesa lunga e soporifera del "corteo storico" per aspettare qualcosa di cui non conoscono il significato . Qualcuno parteggia per i colori delle contrade associandole alle squadre di calcio. Il countdown del Palio invece comincia il minuto dopo che la corsa finisce, e termina con lo scoppio di mortaretto della corsa dell'anno successivo, con una dilatazione spazio temporale degna di un corpo gravitazionale in orbita .Lo scorrere del tempo è direttamente proporzionale al giorno della carriera. Se chiedi ad un senese che ore sono, lui ti risponderà che “è l'ora di abbeverare il Cavallo” oppure che è tempo di ritrovarsi in contrada per le prove degli sbandieratori. Non ti darà mai un ora precisa, il ritmo del tempo risulta essere estremamente duttile da queste parti. Comincia molto lentamente dal giorno della “terra in piazza” , gesto che annuncia il periodo del Palio. Incede la sua corsa come uno stantuffo in una locomotiva durante la consegna dei “Barberi”, i cavalli estratti e dati in sorte alle contrade. Avanza in un moto perpetuo e si trascina a stento nei giorni assolati delle Prove in Piazza del Campo. Procede sincopato ed accelera l'andatura fino alle Prove generali e quando sembra aver trovato il giusto ritmo, tutto di ferma di nuovo. Il Corteo Storico rallenta le ore e le congela anche a 35 gradi all'ombra.
La “Passeggiata” blocca i cuori dei senesi che vorrebbero già saltare di un paio d'ore l'attesa. I fazzoletti dei contradaioli salutano il “cencio” posto sul carroccio come per ingraziarsi la buona sorte in un gesto quasi simile a quello dei marinai giapponesi che salutavano i piloti mentre decollavano a caccia delle portaerei nemiche. Perché tutto sommato si tratta di guerra anche qui nella Piazza. Infine con l'entrata in “campo” dei cavalli annunciato dal suono delle “chiarine” ecco che il tempo si scuote di nuovo, incalza i secondi, si supera fino al momento della “mossa” , la partenza. Raggiunge velocità sorprendenti, prossime a quelle della luce e durante i tre giri del Campo inganna la teoria della relativita, i cavalli paiono astronavi per quanto il tempo li deformi. Lo scoppio del mortaretto frena la corsa delle lancette per le nove contrade perdenti, mentre per la contrada vincente il tempo sembra impazzito, scorre talmente veloce che i contradaioli non vedono altro che il “cencio” sul carroccio, la piazza è vuota, non esiste nulla, solo la luce accecante della vittoria. Per le altre invece è notte fonda, buio pesto. Un freddo glaciale entra nelle ossa di chi perde, anche se siamo in Agosto.
Nel Palio non ci sono secondi o terzi classificati; uno vince e gli altri perdono. In questo frenetico ritmo da cardiopatici cronici il cavallo che vince è destinato ad una visita in Duomo mentre prima della corsa era stato benedetto dai sacerdoti delle rispettive contrade nella chiesa di ciascun terzo, in un gesto di pagana sacralità. Il Cavallo entra trionfante in uno dei posti più belli della città. Il Duomo di Siena. E lo fa con tutti gli onori. In poche parti al mondo avviene questa fusione tra mistico e profano come qui a Siena. Intanto “La Contrada della Selva con Polonski e Tittia, (cavallo e Fantino) ha vinto la terza prova” !! annuncia il banditore in Piazza. Ma non è una vittoria, e non è nemmeno una corsa. La prova non significa nulla, ciò che conta è vincere il Palio oppure, in extrema ratio, che non lo vinca la contrada rivale.
Le Contrade
Corrono per il palio dieci contrade su 17 in un ordine che le coinvolge tutte in due Palii, quello del 2 Luglio e questo del 16 Agosto. In questo Palio dedicato alla Madonna dell'Assunta le contrade che partecipano sono la Lupa, Torre, Selva, Chiocciola, Tartuca, Valmontone, Istrice, Onda, Nicchio ed Oca. Ai più questi nomi enfatici non dicono nulla, ma rappresentano l'anima della città. Diciassette “rioni” che vivono di una vita propria, hanno un loro ordinamento, una loro struttura ed un loro codice di comportamento. E tra di esse a coppie sono acerrime rivali a tal punto che la rivalità sarà presente costantemente durante tutta la vita dei senesi. Si nasce “contradaioli” con la terra della contrada sotto la culla e si muore sepolti nella stessa terra, il Palio è materia organica, è aratro seminatore che ne traccia il solco attraversando in verticale la vita di ogni senese, dalla nascita fino alla dipartita. Il Palio per loro rappresenta inganno, guerra, sotterfugio, ma anche gioia, luce armonia e tripudio se il fato decide di alleviare loro le pene con la vittoria. Il Palio non sarà mai lealtà, parole come Fair Play sono bandite a Siena, anzi non se ne conosce nemmeno il significato. Ciascuno deve fare la propria parte al fine di complicare la vita alla contrada rivale. Tutto , ma davvero tutto, è ammesso per poter conseguire il proprio fine. Con questo tipo di cognizione ogni incauto turista è avvisato. Ma il turista che rispetta le tradizioni a sua volta è rispettato e riverito, ed anche invitato nella Cena della Contrada che si svolge il giorno prima della Carriera.
La Nonna
Nelle vecchie icone delle nostre progenitrici la nonna era spesso illustrata intenta a sferruzzare davanti ad un camino con una specie di cuffia in testa. La vetusta età della parente trova uno sfogo iconoclastico anche nel Palio di Siena, determinando come “nonna” la contrada che da più tempo non vince il fatidico “drappellone”. La “cuffia” è stata ceduta alla Lupa dalla contrada della Civetta, nel 2009. La Lupa non vince da 26 anni ed è di diritto la “nonna” del Palio. Ma qui non si contano gli anni, si contano i giorni, un approssimarsi della cronologia quotidiana che non è fatta di spazi della durata di anni, ma piccoli segmenti di tempo scanditi dal sorgere del Sole fino al suo tramonto. Il Palio non è un evento, come abbiamo detto. Non è un Mondiale di Calcio che va in scena ogni 4 anni, Il Palio è linfa vitale che segue il ritmo quotidiano della vita di contrada. La Lupa quindi non vince da 9539 giorni e sono passati 135535 giorni dal giorno in cui il Comune ha riconosciuto il Palio come “Carriera ufficiale” .Per esprimerci in date di senso compiuto ai profani, dal 14 Luglio 1664.
Il Palio di Siena cattura il viandante per i suoi favolosi scenari, per una moltitudine di colori, è un opera incompiuta in eterna edificazione. Non si sa quando tutto ha avuto inizio e probabilmente nessuno ne conoscerà la fine. E' arte, suono, squilli di di trombe, le “chiarine”, rullar di tamburi come nelle stagioni sfortunate delle campagne militari ma con un incedere più celebrativo che arrembante. Il Palio fa emergere sensazioni sconosciute se sai come prenderlo. Ma non cercare di capirlo, o di catturare le sue straordinarie contraddizioni con un Selfie magari davanti alla stalla della contrada. Potresti non avere il tempo di lamentarti se i contradaioli vorranno chiederti spiegazioni …a modo loro. Siamo quasi alla vigilia del Palio. Il tempo pare correre più in fretta rispetto a qualche giorno fa. La prospettiva assume contorni lattiginosi, non riesci a definire bene le immagini di ciò che sta accadendo. L'attesa per la corsa della sera del 16 Agosto, ciò che per i turisti è una pigra aspettativa per i senesi rappresenta la vita o la morte, il buio e la Luce, il nulla oltre la vittoria.
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