Uno spettacolo teatrale che nasce il 21 giugno 2011 al teatro Argot di Roma e dopo 4 anni dal debutto, anni di soddisfazioni, premi e tanti sacrifici, arriva a New York sui palcoscenici di In Scena! Italian Theater Festival. Stiamo parlando di Taddrarite, lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Luana Rondinelli, che affronta con passione, immediatezza e crudo verismo un tema complicato e delicato allo stesso tempo tempo: la violenza domestica subita dalle donne. Nato dopo una gestazione durata nove mesi, Taddrarite è la storia di tre donne, tre sorelle, tre eroine, che, durante la veglia notturna alla salma del marito di Maria (la più piccola), si ritrovano a tirare fuori verità mai dette, nascoste, ma sempre sapute, alle quali ognuna di loro ha reagito, nel tempo, in maniera diversa. A raccontarci le difficoltà, le gioie e il percorso per nulla scontato di una scrittura drammaturgica che è riuscita a mettere su carta il flusso passionale di emozioni così intime e profonde è colei che questo spettacolo l'ha concepito, immaginato, prima, e messo in piedi, poi, Luana Rondinelli.
Da dov'è nata l'idea di questo progetto teatrale?
Era da tempo che questa storia mi frullava nella testa, volevo parlare di violenza domestica, ma non capivo come. Pensavo ad un romanzo ad un racconto, poi ad ottobre del 2011 ho deciso di frequentare un corso di scrittura diretto da Marzia G. Lea Pacella, al teatro Argot Studio di Roma, un corso che forse avrebbe potuto chiarire le mie idee. Ho iniziato con molta incertezza, non riuscivo a mettere su carta le mie emozioni quella passione che sentivo non usciva fuori, poi un giorno Marzia vedendomi impacciata ha la felice intuizione che forse fare un testo teatrale avrebbe reso tutto molto più semplice. Mi dice: “Sei un’attrice no? Prova a fare un testo teatrale!”. Un testo teatrale? Come una voragine l’idea di farne un testo mi ha risucchiata, la prima cosa che ho scritto è stato il monologo di Maria (interpretato da Claudia Gusmano) come uno sfogo, immediato, diretto, passionale. Molto spesso dico che tutto è stato una continua intuizione, il titolo, la musica, il dialetto, certe battute che mi svegliavano di notte e che appuntavo su un quaderno che tenevo sul comodino. E dopo nove mesi come una gestazione eccolo lì, il copione tra le mani, era il momento di crederci fino in fondo. Chiamo Claudia (Gusmano, ndr) e le comunico che avevo un personaggio adatto alle sue corde teatrali, e Silvia Bello (la mia aiuto regia); chiedo alle ragazze se hanno la voglia di scommettere su questo progetto, mi dicono sì e da lì siamo partite. Nasce il 21 giugno 2011 al teatro Argot; oggi, dopo 4 anni dal debutto, 4 anni di soddisfazioni, premi e tanti sacrifici l’arrivo a New York e più appagante che mai.
Prima volta a New York?
Prima volta, e come ogni prima volta ci sono aspettative sì, ma anche tanta paura, la voglia di fare bene, di portare il nostro messaggio fino in America, di “urlare” il nostro “No!” alla violenza sulle donne dall’altra parte del mondo, di esprimerci con il nostro dialetto, di portare le nostre usanze e la nostra tradizione. Le aspettative sono legate al progetto, teniamo particolarmente a questo spettacolo per il tema affrontato, per ciò che vogliamo trasmettere. Grazie all’ironia con cui affrontiamo questo tema, Taddrarite riesce ad entrare nel cuore della gente senza velleità e finzioni, ciò di cui adesso il teatro avrebbe bisogno, ritornare alla semplicità delle cose parlando con passione e verità al pubblico. Speriamo di riuscirci anche a New York.
Fare teatro oggi in Italia è facile o difficile?

Luana Rondinella
Indubbiamente è difficile, riuscire ad andare avanti economicamente essendo una compagnia autoprodotta, non è per niente facile anzi, bisogna reinventarsi in continuazione, puntare su un progetto, crederci fino in fondo, nonostante le varie cadute bisogna rialzarsi e riscommettere ancora e ancora. È un’altalena che ti fa vivere in bilico, che ti fa afferrare al volo le cose positive che arrivano e te le fa godere fino in fondo, ma è anche un rischio costante che spesso ti fa vivere con la paura di poterti fermare da un momento all’altro. Di buono c’è sicuramente la voglia di investire su se stessi: in un periodo come questo dove tutto sembra naufragare, c’è la voglia di esserci e di trovare spazio e farsi sentire, le difficoltà spesso possono essere un motivo in più per trovare nuove forze su cui investire.
A tuo avviso il teatro italiano è esportabile? Pensi che all'estero ci sia interesse per il teatro italiano?
È sicuramente esportabile e di notevole interesse; molto spesso però le opportunità vengono date a grandi produzioni, considerati i costi da sostenere, e spesso non tutto quel che è valido viene riconosciuto. Si scommette poco e ciò tarpa le ali a nuove drammaturgie, a giovani compagnie, a spettacoli che pur meritando si vedono costretti a destreggiarsi per farsi conoscere, e le produzioni non stanno certo dietro a “piccoli” nomi o a “piccole” realtà. In questo senso il festival In Scena! è una possibilità, legata per noi al Roma Fringe festival che ha creato una rete non indifferente tra realtà indipendenti e nuovi scenari, un motivo in più per credere che ci siano ancora delle opportunità.
Raccontaci protagonisti e temi dello spettacolo.
Le mie protagoniste, le mie eroine, sono tre donne, tre sorelle: Franca, Rosa e Maria. Nello spettacolo una veglia funebre ci consente di entrare nelle vite di ognuna di loro, un’intera notte per vegliare la salma del marito di Maria, la piccola, prima che l'anima al mattino lasci definitivamente la casa come in ogni buona tradizione sicula. Si scoprono così verità, mai dette, ben nascoste o sempre sapute, ma ciò non cambia se è il buio alla fine a “cummigghiare tutti i cosi” (a nascondere tutto). Per Franca i lividi fanno parte di un passato che non vuole ricordare più dell’amore confuso con la violenza non resta che il silenzio su tutto, la cosa che conta adesso è una bella pelliccia, dei gioielli, e lo sguardo avanti di chi non vuole più voltarsi indietro. Per Rosa il passato è passato! E le violenze subite? Le ha subite perché forse il destino o Dio ha voluto cosi, ma l’ombra rimane sul cuore e l’onta resta su chi pensa che compiacere la gente sia più importante della propria libertà. Maria lotta. Lotta per trovare un modo per difendersi, per riuscire ad urlare, perché dire sì o non parlare significa subire due volte. E se all’improvviso si dà una mano al proprio destino? Le cose devono cambiare per forza! Un chiacchiericcio di pungente ironia, una musicalità che trascina inevitabilmente sul palco, una veglia che termina con una rinascita, perché in fondo “pi cu è vivo a nasciri nautra vota c’è sempi tempo” (per chi è vivo a nascere un’altra volta c’è sempre tempo).
Qual è stata la cosa più bella e quella più difficile nell'ideare e mettere in scena questo spettacolo?
La cosa più bella di scrivere il testo è stato mettere su carta le mie parole, quella passione, quell’esigenza che sentivo; la cosa più difficile indubbiamente, essendo la prima volta, la paura di non esser stata capace di farlo al meglio anche se da subito ho creduto in questo testo. Interpretarlo? Ho un po’ giocato sulle mie corde devo dire e questo ha permesso di spingere su punti in cui mi sentivo più sicura; di certo però avevo il doppio della responsabilità, ciò ha giocato positivamente su me e ha evitato la possibilità di potermi adagiare, creando così nuove sfumature, e alla fine ogni parola di Franca (il mio personaggio) la sento viva sulla mia pelle. A livello registico è stata una scommessa, non mi sentivo di affidare il testo a nessuno, una sorta di gelosia che mi ha permesso forse anche di proteggerlo, avevo visto le luci come dovevano essere, i tempi, i movimenti, avevo percepito ogni battito, ma non è stato facile, non avevo mai diretto nessuno, a questo proposito un grazie sincero va alle mie attrici e al loro talento. La regia è un mondo nuovo e mi sono cimentata in questa “impresa” perché chiudendo gli occhi avevo visto tutto nella mia testa. È stato bello riaprirli e guardare con amore a ciò che stava nascendo.
Come convinceresti il pubblico a venire a vedere lo spettacolo?
Credo che la risposta sia: venite a vederlo non ve ne pentirete!
16 maggio 2015, 7.30 pm – Bernie Wohl Center at Goddard Riverside (647 Columbus Ave, Manhattan)
19 maggio 2015, 6.00 pm – Brooklyn College (2900 Bedford Avenue, Brooklyn)
20 maggio 2015, 6.00 pm – Italian Cultural Institute (686 Park Avenue, Manhattan)