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November 27, 2014
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November 27, 2014
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Dopo cento anni l’incendio del Triangle non si è ancora spento

Monica StranierobyMonica Straniero
Un'immagine del documentario Triangle

Un'immagine del documentario Triangle

Time: 2 mins read

 

Triangle è il nome della fabbrica tessile che prese fuoco nel 1911 a New York causando la morte di 146 persone, la maggior parte emigrate italiane ed ebree. Sistemi di sicurezza inesistenti e porte chiuse a chiave, perché i padroni temevano che le operaie facessero pause troppo lunghe o commettessero furti, furono tra le condizioni che causarono una delle peggiori tragedie del lavoro nella storia della città di New York. A quel tempo dominata dalle logiche spietate del capitalismo che tendeva allo sfruttamento dei lavoratori senza alcun riguardo per sicurezza, salute e diritti. Al processo, i proprietari della fabbrica furono assolti, ma il tragico evento galvanizzò le lotte operaie del primo Novecento per i diritti dei lavoratori e delle donne. Qualche anno dopo l’incendio della fabbrica tessile le rivendicazioni sindacali permisero così l’emanazione delle prime leggi su sicurezza e l’introduzione del salario minimo.

“Eppure nella attuale congiuntura economica, il capitalismo moderno si pone il problema di riportare i lavoratori alle condizioni iniziali dello sviluppo industriale” dice Costanza Quatriglio, la regista del documentario Triangle presentato al Torino Film Festival 2014 nella sezione Diritti &Rovesci. Il 3 ottobre del 2011, a cento anni da quello del Triangle, cinque donne, dai 36 ai 14 anni, perdono la vita sotto le macerie di una palazzina della città di Barletta, crollata su un maglificio fantasma situato nel seminterrato. Le immagini e le testimonianze della tragedia di New York, avvenuta in un momento in cui la città si plasmava sulle esigenze del nuovo concetto di uomo del futuro, artefice di un mondo nuovo, affiancate e sovrapposte a quelle attuali della strage di Barletta, testimoniano così un brutale salto all’indietro, e nel vuoto, sul tema dei diritti dei lavoratori. “Ma la mia intenzione non era quella di stigmatizzare l’accaduto, che per la città rappresenta ancora una ferita aperta, quanto riflettere su un tema universale, il crollo di un’intera civiltà del lavoro”.

Mariella Fasanella

Mariella Fasanella, unica sopravvissuta a un incidente in un maglificio a Barletta, nel 2011

“Ma perché il palazzo non crollava se stavamo in regola?”, chiede l’unica sopravvissuta al crollo di Barletta, Mariella Fasanella. Parole di chi non ha alcun diritto né alcuna percezione di avere diritti ma che sul lavoro si costruisce l'identità e la dignità. “La globalizzazione dell’economia e il venir meno di qualunque collegamento internazionale dei lavoratori hanno creato infatti le condizioni per questo ritorno in grande stile a forme di dipendenza schiavale. Una nuova forma di lavoro che non ha difesa né rappresentanza, dove manca il conflitto di classe e tutto pare abbandonato alla contrattazione impari di soggetti singoli”, aggiunge Quatriglio.

Dal confronto tra i filmati d’epoca di Triangle e le immagini attuali, che mostrano la rivolta dei nuovi schiavi, i lavoratori delle catene di fast food americani, composti da milioni di irregolari senza documenti, rivive la storia del movimento operaio americano e dell’immigrazione. Ma si sa historia magistra vitae non funziona mai, è più probabile che si ripeta.

 

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