Avrei dovuto scrivere di teatro da vedere questa settimana e invece sono qui a ricordare un’amica e grande attrice che purtroppo è mancata giovedì scorso. Parlo di Lucilla Morlacchi, che ci ha salutato il 13 novembre a Milano, dopo una carriera ricca di bellissime esperienze, insieme ad altri nomi che hanno fatto la storia del teatro e del cinema nostrano e internazionale. Per coloro che sono più giovani e che forse, per caso, hanno visto Il Gattopardo di Luchino Visconti, Lucilla interpretava la figlia del Principe, Concetta, colei che tanto sperava di andare in sposa a Tancredi e che finiva per doverlo cedere alla seducente Angelica. Coloro che hanno qualche luna in più, si ricorderanno di lei nelle bellissime trasposizioni televisive di grandi romanzi che la RAI offriva in prima serata.
Io Lucilla me la ricordo bene, come persona prima che come artista. L’avevo conosciuta in occasione di Ritorni di Emozione, un testo di Jean Paul Wenzel in cui ero l’aiuto regista. Lucilla mi aveva preso sotto la sua ala protettiva e m’insegnava, con infinita pazienza, il teatro, ma anche la vita. Per un’emergenza in compagnia mi ero addirittura trovata a dover sostituire in pochissimo tempo la co-protagonista dello spettacolo. In soli cinque giorni Lucilla mi prese e mi rivoltò completamente, facendomi andare in scena quasi pronta… in soli cinque giorni. La forza che aveva e l’amore che metteva in tutto quello che faceva, dal palcoscenico alla cucina, erano incredibili. Vicino a lei ti sentivi dentro ad un vortice che ti avrebbe portato in qualche posto sicuro.

Lucilla Morlacchi ne Il Gattopardo con Alain Delon
La sua carriera è stata costellata di successi e di personaggi immensi da Visconti a Paolo Stoppa, Rina Morelli, Lina Volongi, Massimo Castri, Testori, Elio De Capitani, solo per citarne alcuni. La sua vita era piena di storie, che raccontava facendotele vivere, respirare, assaporare. Vedevi Mina giocare a carte prima del concerto, per scacciare la paura, oppure le donne nobili di Palermo fuggire dalle proprie case per raggiungere il bellissimo Alain Delon. E ancora Luchino Visconti, che quando compiva gli anni, invitava Lucilla a cena per una chiacchierata da soli, mentre nelle altre stanze si sentiva che c’era una festa cui lei non era ammessa.
Lucilla proveniva da una famiglia milanese di lavoratori che avevano accettato abbastanza bene che la figlia facesse l’attrice e che andavano a vederla a teatro mettendosi in prima fila, anche se per loro il teatro era una landa sconosciuta. Lei aveva debuttato nella compagnia Calindri-Volonghi-Corti-Lionello, però il primo grande ruolo glielo diede il maestro Visconti. Nel 1961 la volle nell'Arialda di G. Testori. Con lei in scena ci sono Paolo Stoppa, Rina Morelli, Umberto Orsini, Pupella Maggio. Da allora ha sempre lavorato in teatro, soprattutto, con la parentesi felice della televisione (felice perché era una bella televisione quella che faceva la RAI allora) e del cinema, che ci fu poco nella sua vita, ma un poco che basta. In teatro, lavorò con il Teatro Stabile di Roma (Il giardino dei ciliegi di Čechov, 1965), lo Stabile di Genova (Euripide, Goldoni, Brecht) e a Milano, dove Testori scrisse per lei La Monaca di Monza. Vinse il premio Eleonora Duse per la sua interpretazione de Le serve di Genet, diretto da Massimo Castri. Nel 1996 fu la madre nel bellissimo I Turcs tal Friul di P. P. Pasolini diretto da Elio De Capitani e che le valse, un anno dopo, il premio Idi per il teatro. Ultimamente era stata protagonista con Stefano Accorsi de Il dubbio di J. P. Shanley diretto da Sergio Castellitto che la diresse nel 2010 ne La bellezza del somaro. L’ultimo spettacolo fu invece la scorsa estate al Sacro Monte di Varese, dove diede voce al Grande Inquisitore di Dostoevskij.
Anni fa l’avevo portata a New York, grazie a Stefano Albertini, direttore della Casa Italiana Zerilli-Marimò, per una serata di celebrazione del professor Freccero. In quello stesso auditorio dove provo ogni settimana e faccio spettacoli con la mia compagnia, lei aveva recitato divinamente proprio parti della Divina Commedia. Proprio a New York mi raccontava di essere venuta con la compagnia Stoppa-Morelli diretta da Visconti.
Lucilla aveva da tempo abbandonato il mondo dello spettacolo, era amareggiata, delusa dal fatto che il teatro, il cinema e la televisione erano governate da politiche che nulla avevano a che fare con la cultura. Diceva che nonostante il suo lavoro, nessuno sapeva più chi fosse. Mi dispiace ammetterlo, ma a giudicare dai pochissimi articoli su di lei usciti in questi giorni, forse un po’ di ragione l’aveva. Anche per questo sono qui a ricordarla. Perché ormai ci siamo abituati a buttare nel dimenticatoio quelli che sono venuti prima di noi. Invece loro sono quelli che hanno tracciato il cammino e che ci permettono di proseguire verso il nostro futuro. Io Lucilla la terrò stretta dentro il cuore, spero che chi legge la vorrà tenere nella memoria per molto, molto tempo. Ciao Lucillina.