La Dolce Vita di Federico Fellini, uscito nel 1960, rappresenta una pietra miliare nel cinema italiano ed europeo e dopo 54 anni rimane tutt'ora attuale. La nuova release è stata presentata lunedì 10 novembre alla Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU insieme ad una conferenza e alla proiezione di alcuni contenuti extra del film girato dal regista italiano più popolare nel mondo.
“Una volta mi hanno chiesto di fare un paragone tra Visconti, Fellini e Antonioni […]. Allora io ho creduto di poterli indicare a questa maniera: Visconti è il maestro, quello che sta sulla cattedra; Antonioni è quello del banco accanto, molto bravo; Fellini …è il tuo compagno di banco! […] Fellini è come un tempio indiano, talmente pieno di guglie…di nicchie…di motivi…di pietre preziose… talmente fantastico che non riesci mai ad afferrarlo in un colpo solo…hai capito? E ci sarà sempre qualcosa di misterioso e ti domanderai sempre: perché l'hanno fatto così?”.
É così che Marcello Mastroianni racconta Federico Fellini, in un'audio intervista degli anni Sessanta. L'intervista fa parte dei contenuti speciali presenti all'interno della nuova brand edition del film La Dolce Vita realizzata da The Criterion Collection che, sin dal 1984, si occupa di restaurare importanti film classici e non e di ridistribuirli in nuove edizioni di alta qualità tecnica, con supplementi e contenuti speciali come audio, commenti, interviste ad attori e registi, scene tagliate, documentari e storyboards.
Per celebrare la nuova distribuzione, sono stati proiettati due contenuti video, un visual essay The Eye and the Beholder, realizzato da kogonada ed una nuova intervista con David Forgacs sul periodo della storia italiana in cui il film è ambientato. Si è poi discusso del film e della sua importanza nella cultura italiana e nella storia del cinema: alla conferenza erano presenti Issa Clubb (The Criterion Collection), che ha presentato il film sottolineando “l'influenza ancora innegabile sulla cultura visuale italiana e l'interesse storico rispetto all'ascesa dell'influenza italiana in America”.
L'intervento di David Forgacs (NYU) si è concentrato invece su come il film rappresenti quel particolare momento storico italiano, a cavallo tra gli anni 50 e 60: il boom economico, lo sviluppo dei media e il culto delle celebrità, il cambiamento del paesaggio architettonico, le divisioni di classe. Antonio Monda (NYU) lo ha presentato come “un film che parla di corruzione, di degenerazione, un film davvero tragico” che inaugura una nuova epoca, staccandosi dal passato. Per Eugenia Paulicelli (CUNY), invece, il film è diventato “icona dell'identità e del fashion italian style”: è difatti proprio dopo il boom industriale che l'identità italiana si afferma e Roma è riconosciuta come capitale di eleganza, moda e cinema.
Eugenia Paulicelli ha poi raccontato a La VOCE quale secondo lei è oggi l'eredità de La Dolce Vita e quale il confronto tra il film di Fellini e La Grande Bellezza di Sorrentino.
“Quella lasciata da Fellini è una grande eredità. Ne La Dolce Vita Fellini salva i suoi personaggi, li perdona un po', Sorrentino invece li condanna e lo fa senza appello. La Grande Bellezza è difatti un film molto feroce, che termina però il progetto preciso di Jep Gambardella, quello di scrivere un libro. Al contrario, nel finale de La Dolce Vita, con questo mare sconfinato e lo sguardo di questa ragazzina, nessuno sa dire che cosa succederà. C'è la bellezza sublime di Roma, che Fellini comunica attraverso i vari personaggi, soprattutto attraverso lo sguardo straniero, elemento che ritroviamo anche nella scena d'apertura de La Grande Bellezza. Sorrentino ci permette di osservare Roma attraverso le passeggiate di Jep, mostrandoci questo personaggio in crisi, che però nel finale del film trova una soluzione. Sono quindi due sguardi diversi quelli di Fellini e Sorrentino, che interpretano in modo differente i periodi di crisi ed epoche di transizioni nelle quali ambientano i loro film. Altro dato importante in entrambe i casi è l'attenzione allo stile e alle forme estetiche, che credo siano straordinarie, tanto è vero che La Dolce Vita ancora inspira ai giorni nostri, sia come fatto simbolico che come fatto di design. Il cinema italiano di quegli anni è quindi una fonte inesauribile e continua di spunti, soprattutto per gli stranieri, il che spiega la loro attenzione nei confronti dell'Italia. Citare, ripensare, commentare quindi non è mai nostalgia, ma coscienza del passato, coscienza che ci permette di capire qual è l'attinenza di quel passato con questo presente”.
Appuntamento quindi alla prossima uscita di un nuovo capolavoro restaurato da The Criterion Collection, che ne ha già annunciato il titolo in anteprima: Satyricon di Fellini, un altro classico del maestro del cinema italiano.