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September 6, 2014
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September 6, 2014
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La nostra seconda pagella: tutto il cinema di Venezia 71

Chiara Spagnoli GabardibyChiara Spagnoli Gabardi
Time: 9 mins read

Si è conclusa la 71ª edizione della Mostra del cinema di Venezia, la giuria ha emesso i suoi verdetti e noi emettiamo i nostri. Nella seconda parte della proposta veneziana il livello medio si è confermato su standard piuttosto alti, con alcune ottime sorprese ma anche qualche profonda delusione.

Questo è il nostro bilancio "film per film” della seconda parte della dieci giorni veneziana. Anche questa volta, abbiamo voluto dare un giudizio "scolastico" alle opere che abbiamo visto, per rendere ancora più immediato per i nostri lettori comprendere i “promossi” e i “bocciati” del Lido di Venezia. In coda, troverete i “nostri leoni”, cioè i tre film che sono piaciuti di più agli inviati de La VOCE di New York.

 

CONCORSO

 

Good Kill, di Andrew Niccol

Il talentuoso Ethan Hawke  incarna la critica della politica statunitense contro i talebani nell'ultimo film di Andrew Niccol. Come uomo di famiglia e pilota di droni, che opera da Las Vegas, il nostro protagonista incomincia a riflettere sul senso delle proprie azioni e sul terrorismo combattuto a distanza. Il blockbuster politicamente corretto, cattura la crisi esistenziale che scaturisce dal vivere la guerra come un videogioco, ma con vere morti che restano sulla coscienza. Furbo. 

Il giudizio di Chiara: C+

 

Pasolini, di Abel Ferrara

Il poeta, regista, scrittore, drammaturgo e grande maestro diventa una macchietta omosessuale nel goffo biopic di Abel Ferrara, indeciso se adottare l'inglese o l'italiano. Conseguentemente il Pier Paolo-Dafoe parla in americano a madre e parenti italiani, che gli rispondo conun inglese stentato, e si rivolgono tra loro in romanaccio stretto. Penoso! 

Il giudizio di Chiara: F

 

Il giovane favoloso, di Mario Martone

Il primo biopic sul poeta più significativo del Bel paese arriva sul grande schermo grazie a Mario Martone: Elio Germano (leggi la nostra intervista a regista e attore) con una grande prova d'attore emotiva e fisica rende omaggio a Giacomo Leopardi e alla sua Weltanschauung illuminista… la Coppa Volpi sarebbe stata meritatissima! 

Il giudizio di Chiara: A+

 

A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence

Una scena di A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence

A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence, di Roy Andersson

39 scene, con una camera rigorosamente fissa, compongono l'ultimo film del regista svedese (leggi la nostra intervista) che mescola la commedia con il fantastico, spesso con tocchi grotteschi. Il Piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza chiude la triologia di Roy Andersson sulla grandiosità, sulla meschinità, sulla bellezza e sulla tragedia, dell'essere umano. 

Il giudizio di Chiara: A

 

Tsili, di Amos Gitai 

Un'inquadratura di 10 minuti con la protagonista femminile che taglia rovi, si gratta e non parla è un'apertura dura da sostenere. Soprattutto se la lentezza e l'assenza di dialoghi e trama diventano una cifra stilistica anche per il resto del film. Gli applausi, di chi ce la fa a rimanere in sala fino alla fine, sono troppo timidi. Ma se si riesce a cogliere la lentezza dell'attesa, la quotidianità dietro il dramma dell'antisemitismo il risultato è garantito. Difficile.

Il giudizio di Lara: C

 

Le Dernier Coup de Marteau, di Alix Delaporte

Alix Delaporte aveva debuttato nel lungometraggio nel 2010 proprio qui a Venezia nella Settimana della Crtica, con Angèle et Tony. Ora la regista francese torna e lo fa nella sezione principale, con un delicato racconto di affetti familiari "in punta di piedi", narrato con delicatezza e leggerezza. Nelle sue mani, la malattia, l'abbandono, le tensioni familiari non virano mai verso il patetico, ma mantengono una naturalezza straordinaria. Delicato.

Il giudizio di Simone: B

 

Nobi (Fires on the Plain), di Shinya Tsukamoto

E' orrore in sala per lo splatter giudicato dalla critica come magistrale del regista giapponese: una guerra che diventa un tappeto di corpi umani, sangue che cola, budella e cervelli che esplodono con un finale di cannibalismo annunciato. 87 minuti indigeribili che sembrano un'eternità per la crudezza delle immagini ma che allo stesso tempo ipnotizzano e volano. Il film più chiacchierato e discusso del festival fa parlare ma forse più per l'aver calcato la mano sull'atrocità che per il plot in sé. Nauseabondo.

Il giudizio di Lara: C

 

The Postman’s White Nights, di Andrej Konchalovskij

The PostmanÔÇÖs White Nights

La locandina di The PostmanÔÇÖs White Nights

Sulle rive del lago Kenozero, nel nord della Russia, vive una comunità isolata, quasi irraggiungibile, che si è organizzata secondo leggi non scritte, cercando di adattarsi come può alla modernità, che rimane però sullo sfondo come i missili che ogni tanto si vedono decollare da una non lontana base militare. Konchalovskij si concentra sulla storia del postino Ljokha, che tenta di rompere il cordone ombelicale con le sue radici ma ne sente inevitabilmente il richiamo e finisce per tornare nel suo luogo natio. Film poetico, interpretato dai veri abitanti della regione del Kenozero, di una bellezza visiva straordinaria e di grande leggerezza di tocco. Ispirato.

Il giudizio di Simone: A

 

Red Amnesia, di Wang Xiaoshuai

I fantasmi del passato costringono Deng a rivolgere lo sguardo all’indietro, agli anni della rivoluzione culturale e ad un senso di colpa con cui fare i conti. Difficile dire di più senza spoilerare gli splendidi capovolgimenti di questo ottimo “noir sociale” intenso e raffinato, interpretato da una straordinaria Zhong Lu, probabile vincitrice della Coppa Volpi. 

Il giudizio di Simone: B

 

ORIZZONTI

 

Near Death Experience, di Benoit Delépine e Gustave Kervern

Venerdì 13: il giorno perfetto per suicidarsi per Paul, interpretato da un malconcio Michel Houellebecq, che con un improbabile completino da ciclista, viene “pedinato” senza tregua dai due registi lungo sentieri di montagna, alla ricerca del luogo giusto per morire. Le immagini depauperate e la narrazione volutamente debole faranno impazzire qualche teorico che ci vedrà chissà quale riflessione del cinema su se stesso. Personalmente, si è vista solo tanta tanta noia.

Il giudizio di Simone: C-

 

GIORNATE DEGLI AUTORI

 

The Smell of Us, di Larry Clark

Larry Clark, regista “scandaloso” di Kids (1995) e Ken Park (2002), torna a Venezia con un film che contiene tutti gli elementi tipici del suo cinema, portati ancor più all’eccesso, ma scivola nell’esercizio di stile fastiosamente autocompiaciuto.

Narcisistico.

Il giudizio di Simone: C

 

FUORI CONCORSO

 

The Sound and The Fury, di James Franco

Il poliedrico (anche troppo) James Franco torna alla regia con l'adattamento cinematografico di 'L'urlo e il furore', dello scrittore statunitense William Faulkner. Contrariamente alle aspettative (scettiche), James riesce a mettere ordine nel flusso di coscienza nel romanzo originario, raccontando le vicende della famiglia Compson, attraverso tre punto di vista su quattro: Benjy Compson, Quentin Compson, Jason Compson, (viene escluso quello di Dilsey). Idoneo 

Giudizio di Chiara: B+

 

Cymbeline, di Michael Almereyda

Michael Almereyda dona un tocco di Easy Rider all’opera teatrale di William Shakespeare composta nel 1609 e pubblicata nel 1623. Ma contrariamente ad altri adattamenti contemporanei del poeta britannico, urta i nervi vedere Cimbelino, Re di Britannia, la sua famiglia e la sua corte alle prese con iPad, iPhone e sigarette elettronniche. Fallimentare. 

Il giudizio di Chiara: F

 

Italy in a day, di Gabriele Salvatores 

Accolto con una standing ovation e 10 minuti di applausi, il film è costruito con i video degli italiani che lo scorso 26 ottobre hanno risposto all'appello del regista filmando in modalità selfie la loro giornata. 2.200 ore di girato che danno vita ad una testimonianza commovente e pulita di come siamo, senza fronzoli e ricca di pathos. Dal profumo del pane, agli italiani nello spazio, dai dialoghi con sè stessi sul senso della vita a nascite e morti. Finalmente un film per tutti, snobbato dalla critica ma destinato ad essere davvero molto amato in sala. Contemporaneo e romantico. 

Il giudizio di Lara: A 

 

La trattativa, di Sabina Guzzanti 

Sono verità scottanti quelle che emergono da questo docu-film che mette in scena la trattativa Stato-mafia avvalendosi anche della recitazione. Un Borsellino che sa di dover morire, un partito, quello di Forza Italia, che nasce per coprire gli interessi di Cosa Nostra e che coincide con lo spegnersi delle stragi. Accuse documentate e che aprono gli occhi, dicendo ciò che si sa ma nessuno ha mai avuto il coraggio di affermare così ad alta voce. Anche se il linguaggio narrativo potrebbe dirsi discutibile, il tema è troppo scottante e scioccante per non meritare il massimo dei voti. Imperdibile.

Il giudizio di Lara: A

 

Nymphomaniac

Nymphomaniac, di Lars Von Trier

Nymphomaniac vol. I e II, di Lars Von Trier

Il film scandalo 2014, senza tagli, così come il "divino" Lars l'ha concepito. Che Von Trier sappia fare cinema, non lo scopriamo oggi; fatto sta che oltre cinque ore, vita ed espiazione di una ninfomane scorrono fluidi, puntellati da eccessi di ogni genere, senza (quasi) mai annoiare. Il punto è: il senso profondo di questa imponente operazione narcisistica ed autoreferenziale, qual è? C'è, ancora, ammesso che ci sia mai stato, qualcosa da dire per il grande incantatore danese? Secondo me no, e sarebbe il caso di smetterla con questo grande bluff.

Paraculo.

Il giudizio di Simone: F

 

Olive Kitteridge

La HBO omaggia il pubblico del Lido con questa mini-serie capolavoro, che andrà in onda negli States a Novembre, tratta dall'omonimo romanzo che nel 2009 valse a Elizabeth Strout il premio Pulitzer. Frances McDormand è strepitosa nella parte della caustica insegnante di matematica, la cui storia, raccontata con delicatezza di tocco, attraversa due decenni di storia della provincia americana.

Delicato

Il giudizio di Simone: A

 

Burying the Ex, di Joe Dante

Un'ex fidanzata zombie gelosa e possessiva è la protagonista del grande ritorno di Joe Dante, che da almeno vent'anni non faceva un film così ispirato, almeno dai tempi di Matinée. Ipercitazionista, intelligente e leggero, segna uno dei momenti più divertenti di una rassegna altrimenti molto cupa.

Ghignante

Il giudizio di Simone è: B

 

Revivre, di Im Kwon-Taek

La morte e la vita si intrecciano nell'ultimo lavoro di Im Kwon-Taek, che, rigoroso e asciutto, esplora con grande sobrietà il dissidio interiore di un manager di mezza età spaccato tra la pena per la moglie che sta morendo di cancro e la passione per una giovane e bella collaboratrice. FIlm che riesce ad evitare accuratamente ogni concessione al patetico, ma forse finisce per peccare nella direzione opposta, risultando fin troppo gelido.

Algido

Il giudizio di Simone: C

 

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Simone Spoladori

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