Talvolta per comprendere il reale valore di un film è necessario inserirlo nel contesto appropriato. È questo il caso della trasposizione cinematografica del best-seller scritto da John Green, libro che due anni fa ha fatto piangere i teenager di mezza America. Il pubblico più giovane è diventato quindi anche il referente principale del lungometraggio diretto da Josh Boone.
The Fault in Our Stars si presenta in tutto e per tutto come una storia di formazione giovanile, e ciò ha comportato per i realizzatori la ricerca (in questo caso non facile) del tono appropriato sia per la scrittura che nella messa in scena. Attraverso una sceneggiatura e una messa in scena attente a evitare i momenti più duri del tema trattato – la malattia e le sue conseguenze – The Fault in Our Stars è stato ideato e realizzato per andare incontro agli spettatori con una gentilezza di tocco che, una volta tanto, non deve essere scambiata per superficialità. Anche se il tono dell'operazione non punta necessariamente al realismo nella rappresentazione di situazioni e personaggi, lo spessore dell'operazione rimane comunque sorprendente. Merito principale della riuscita del film va attribuito senza dubbio a Shailene Woodley, giovane attrice che dopo essersi rivelata graditissima sorpresa in The Descendants di Alexander Payne aveva superato anche la prova come protagonista nel successo young adult di Divergent. Con questa nuova, intima interpretazione conferma un talento che sembra ormai cristallino. La Woodley dona una sensibilità tangibile ma mai smielata alla figura di Grace, sedicenne malata di cancro che in un gruppo di sostegno incontra Gus, anche lui sopravvissuto alla malattia e deciso a godersi la vita nonostante le avversità.
Serviva una discreta dose di coraggio per realizzare un lungometraggio con protagonista un trio di giovani costretti ad affrontare il dramma del cancro, trattando il tema in maniera empatica ma non pietistica. The Fault In Our Stars lavora con sincerità per arrivare al cuore dello spettatore percorrendo vie forse già battute ma evitando comunque la retorica delle scorciatoie. I personaggi sono delineati con lucidità, dietro alla loro forza di volontà si può intuire una disperazione tangibile, dolorosa. Lo spaesamento emotivo e psicologico, la rassegnazione a una vita strozzata da un futuro incerto, la paura dell'oblio: tutto questo è raccontato dal film di Boone con una partecipazione che, tranne in pochissimi casi, non cerca l'effetto gratuito ma lascia che sia il pubblico ad arrivare al cuore pulsante dell'opera.
Anche se esplicitamente diretto alla fascia d’età di spettatori che ha decretato il successo del romanzo, The Fault in Our Stars può raccogliere il consenso di un pubblico decisamente più ampio, grazie a una confezione magari anche furba ma certamente non ruffiana. Con questi standard dovrebbe essere sempre realizzato il cinema diretto ai più giovani.