È stato forse più un bene che un male che il proiettore alla Casa Zerilli-Marimò non abbia funzionato giovedì sera. In programma c’era Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, film del 1970 diretto da Elio Petri con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan, vincitore di un premio Oscar come miglior film straniero e qui nella versione restaurata dalla Criterion Collection.
La pellicola che si sarebbe dovuta era una versione dell’originale digitalizzata e quindi ripulita dalle imperfezioni del tempo, nuovo modo per rendere eterni, almeno finché lo permette il digitale, capolavori come questo. “Abbiamo deciso di restaurare questo film perché in molti in America non l’hanno visto e ancor meno conoscono il lavoro di Petri. La missione della Criterion è quella di educare. Oltretutto ha vinto un Oscar e quindi il legame con gli Stati Uniti è più che mai forte” ha spiegato Kim Hendrickson, executive director della Criterion, quando ancora si sperava di poter vedere il film alla fine del dibattito.
Invece no e, come si diceva, meglio così perché avrà sicuramente tutto un altro sapore poter vedere l’Indagine mercoledì 10 aprile, proiettore permettendo, dopo aver assistito alla conferenza di ieri in cui sono stati messi in luce i retroscena e le polemiche di natura politica che hanno circondato l’opera di Petri nonché il contesto storico in cui collocarla, tutti elementi indispensabili per capirla e apprezzarla meglio e di cui soprattutto un’audience americana poteva essere all’oscuro.
Un ottimo riassunto del clima storico e politico del tempo è stato dato da David Forgacs, professore d’italiano e a capo dei Contemporary Italian Studies alla NYU, partito dall’evento terroristico che a lungo ha influenzato la lettura del film, l’attentato di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
L’Indagine esce nel gennaio del 1970: “significa che il film era già il post produzione quando esplode la bomba a Milano” spiega il professore, ma la trama viene messa subito il relazione con quanto successo poche settimane prima. Al centro di questo thriller dalle sfumature noir c’è infatti un ispettore di polizia corrotto (Volonté) che indaga su un crimine di cui è lui stesso colpevole. La situazione è quindi surreale e kafkiana, interamente giocata sulla psicologia del protagonista. Fin dall’inizio è chiaro che la domanda non è quella classica di un giallo, chi è stato, ma perché lo ha fatto.
Fargacs spiega il concetto di “strategia della tensione”, dando per certo che parti del governo italiano, esercito e servizi militari, abbiano organizzato atti di terrorismo per incolpare poi l’estrema sinistra, gli anarchici, e, con il placet degli Stati Uniti, tenere sotto controllo il rischio di una presa di potere da parte del Partito comunista. E ricorda il caso Calabresi-Pinelli, in cui il commissario di polizia, accusato della morte dell’anarchico e poi ammazzato, è stato spesso paragonato all’ispettore creato da Petri.
La spiegazione di Fargacs sulla Strategia della tensione non piace però al professore Antonio Monda (NYU) che sottolinea come, secondo quanto dimostrano atti processuali, la teoria di un coinvolgimento da parte del governo italiano nelle stragi degli Anni di Piombo non sia mai stato dimostrato. La lettura del film prende quindi una piega politica. Monda loda gli aspetti filmici e tecnici di Indagine ma lo considera un film troppo manicheo nel descrivere i “buoni” e i “cattivi” e quindi datato anche per quei tempi in cui, appena due anni prima, Pier Paolo Pasolini aveva scritto la famosa lettera ai giovani del PCI sulle proteste di Valle Giulia in cui aveva preso le parti dei poliziotti, veri figli del popolo. Monda cita la recensione del critico Rogert Ebert del 1971 a sostegno della propria tesi. Palla al centro per Fragacs, convinto che il film sia innovativo anche da un punto di vista ideologico oltre che stilistico. Il professore cita a sua difesa un articolo del tempo del New York Times.
Se non altro i due professori della NYU concordano sul valore artistico di Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, moderno per stile nelle riprese insolite, dai chiaroscuri marcati e dai primi piani estremi, per la narrativa, in cui appunto si sa fin dall’inizio chi è il colpevole, fino all’ottima interpretazione di Volonté. Anche l’attore come Petri, ha detto Hendrickson, è poco conosciuto in America. Un motivo in più per andare alla proiezione di mercoledì, consiglio valido per chi non ha mai visto il film, per chi lo ha visto molto tempo fa o per chi lo consce bene ma vuole rivederlo con una maggior consapevolezza del contesto storico e politico.