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in Arte e Design
July 22, 2018
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Escher, a Brooklyn una mostra (italiana e social friendly) per riscoprire il genio

Mettete alla prova quanto ne sapete sull’artista olandese e poi fatevi fotografare “dentro” le sue opere alla mostra tutta italiana di Brooklyn

Chiara BassobyChiara Basso
Escher, a Brooklyn una mostra (italiana e social friendly) per riscoprire il genio

M.C. Escher, EyeMezzotint Private Collection, UsaAll M.C. Escher Works @ 2018 The M.C. Escher Company. All rights reserved www.mcescher.com

Time: 4 mins read

M.C. Escher (Leeuwarden, 1898 – Laren, 1972), artista grafico olandese famoso per i suoi disegni, stampe e litografie che ingannano l’occhio con soggetti surreali e prospettive sfuggenti, è uno di quei geni del secolo scorso di cui abbiamo visto sempre qualcosa e quindi finiamo per credere di conoscerlo quando magari, in realtà, ne sappiamo meno di quanto pensiamo. Un modo per scoprire o riscoprire Escher è visitare la mostra a lui dedicata “Escher. The Exhibition & Experience” a Industry City, Brooklyn.

M.C. Escher, Drawing Hands Lithograph Private Collection, Usa All M.C. Escher Works @2018 The M.C. Escher Company. All rights reserved www.mcescher.com

Ci sono almeno cinque buoni motivi per andare a vedere questa retrospettiva.
1) Si tratta della più ampia e importante mostra dedicata a Escher mai allestita negli Stati Uniti. Raggruppa oltre duecento opere tra le più famose dell’artista tra cui le litografie Mani che si disegnano (1948) e Relatività (1953), con quelle scale a labirinto che abbiamo visto riprodotte tante volte nella cultura pop, dal film Labyrinth (1986) con David Bowie a “Notte al museo – Il segreto del faraone” (2014) con Ben Stiller.

2) La mostra, che è ha già raccolto oltre un milione di visitatori  tra Italia, Singapore, Madrid e Lisbona, è tutta italiana. A organizzarla è Arthemisia, gruppo specializzato nella creazione di esibizioni d’arte che con Escher debutta negli Usa.

3) È stata organizzata in occasione del 120esimo anniversario della nascita dell’artista.

4) Se ciò non vi bastasse, potete soddisfare il vostro narcisismo facendovi una foto in un’opera di Escher. Non a caso si chiama “the Exhibition & the experience.” Ormai qualsiasi evento, dalle sfilate alle mostre d’arte, fa la corte ai social media cercando di farsi pubblicità attraverso foto e post del pubblico. Il modo migliore per farlo è creare situazioni che invitino la gente a fare foto e a condividerle, meglio se nello scatto ci sono loro stessi. Questa mostra, va detto, offre trovate geniali che vi lasceranno a bocca aperta. Provare per credere o, se proprio non potete andare a Brooklyn, cercate l’hashtag #eschernyc su Instagram e capirete.

5) Se proprio l’arte non vi interessa, fatevi un giro a Industry City, a Sunset Park, dove l’hanno allestita. Un angolo di Brooklyn da scoprire e che qualcuno considera la Silicon Valley di New York. Magari questa è una definizione un po’ troppo generosa ma di sicuro questi ex magazzini ristrutturati per creare uffici, gallerie, bar e ristoranti, hanno un fascino post-industriale, e assai hipster, da esplorare.

M.C. Escher, Up and Down Lithograph Private Collection, Usa All M.C. Escher Works @2018 The M.C. Escher Company. All rights reserved www.mcescher.com

E, ora, una volta scelto un buon motivo per andare, eccovi le 7 cose che dovreste sapere su Escher per fare un figurone prima e durante la visita.

  1. Se mai vi foste interrogati sulle iniziali di Escher, il suo nome intero è Maurits Cornelis Escher.
  2. Sebbene amato da matematici, scienziati e architetti per i motivi geometrici che creano illusioni ottiche vertiginose, Escher non era affatto bravo in matematica. Anzi, il disegno era l’unica materia in cui eccelleva. Venne bocciato alla scuola primaria e fallì anche gli esami del liceo senza ottenere il diploma. Certo erano altri tempi e quindi, anche senza il famoso pezzo di carta, Escher potè comunque iscriversi alla Scuola di architettura e arti decorative di Haarlem.
  3. Escher adorava l’Italia e qui visse dal 1922 al 1935. La sua produzione (xilografie, litografie, disegni a graffio, ecc.) fino al 1937 è infatti ispirata a paesaggi e strutture architettoniche italiane e non presenta ancora le illusioni ottiche che lo renderanno famoso. È in Italia, a Ravello, che conosce il grande amore della sua vita, Jetta Umiker, figlia di un facoltoso banchiere svizzero, che sposerà nel 1924 a Viareggio e da cui avrà tre figli. Escher e famiglia lasceranno l’Italia a causa della crescente influenza di Benito Mussolini e il dilagare del fascismo nel Paese.
  4. Se Escher non avesse visitato l’Alhambra a Granada, in Spagna, forse non sarebbe mai diventato l’artista che conosciamo. È infatti osservando questo palazzo dallo stile moresco i cui interni sono decorati con arabeschi e motivi geometrici che Escher inizia a sviluppare disegni dalle forme geometriche che creano rappresentazioni insolite e bizzarre, oppure forme geometriche basilari, ripetute in serie contigue, che si trasformano in figure zoomorfe attraverso una serie infinita di metamorfosi.
  5. M.C. Escher, durante la sua vita, realizzò 448 opere tra litografie, xilografie e incisioni su legno e oltre 2000 disegni e schizzi.
  6. Come accennato prima, Escher ebbe una grande influenza su altri artisti e nella cultura pop. Ad esempio, le sue immagini ipnotiche furono usate come copertina per l’album dei Pink Floyd On the run, a cui concesse l’uso di una sua litografia. Meno fortunati i Rolling Stones: Mick Jagger gli chiede di disegnare la copertina per il suo disco Let it bleed, ma l’artista si rifiutò. Quando lavorava su commissione Escher preferiva riciclare disegni già fatti piuttosto che crearne di nuovi.
  7. Come tanti altri artisti, tra cui Leonardo Da Vinci e Michelangelo, l’autore delle Mani che si disegnano era mancino.

Dove, come e quando (e quanto):

ESCHER. The Exhibition & Experience. Giugno 08, 2018 – Febbraio 03, 2019 Industry City (34 – 34th Street, Building 6), Brooklyn, New York. Biglietto intero: $20; biglietto ridotto $15
Per ulteriori informazioni: www.eschernyc.com

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Chiara Basso

Chiara Basso

Giornalista, esperta di comunicazione, ma soprattutto amante delle piccole storie che raccontano grandi realtà. Mi sono auto-inviata a New York nel 2010 dopo aver lavorato per quattro anni nel settore Esteri dell'agenzia stampa Apcom e aver collaborato da freelance per Euronews a Lione, in Francia. Nella Grande Mela ho contribuito al lancio della trasmissione radiofonica America 24 de Il Sole 24 Ore, ho collaborato con La Stampa, Radio Rai, Il Secolo XIX, Sette del Corriere della Sera, Gioia, Flair e Amica parlando dei temi più disparati dalla politica alla moda, dalla finanza al cinema. Sono troppo curiosa per occuparmi solo di un tema. Nel 2012 ho viaggiato attraverso gli Stati Uniti con una Fiat 500 andando alla caccia dell' "America vera" scrivendo reportage sulla ripresa economica e su cosa significa oggi l'American Dream. Nel 2017 ho ottenuto il mio secondo master, questa volta in Corporate Communication al Baruch College di New York, dopo quello in giornalismo alla IULM in Italia. Oggi collaboro con Radio Monte Carlo e Jesus (Ed. San Paolo), dove mi occupo di una rubrica su religione e politica in Nord America. Mantua me genuit, ma New York mi ha adottata.

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