Il linguaggio non è un sistema astratto, il modo in cui percepiamo e ci esprimiamo é profondamente condizionato dal fatto che siamo creature dotate di un corpo. I gesti sono parte integrante della comunicazione e hanno una storia molto lunga che risale alla Magna Grecia, come dimostrano alcune figure dipinte sulle ceramiche elleniche. L'argomento è affrontato anche in epoca romana nel Trattato sulla retorica di Quintiliano, poi, dal Seicento, comincia ad essere studiato da un punto di vista filosofico-scientifico. Negli ultimi decenni si è sviluppato un vero e proprio campo di ricerca accademica conosciuta con il nome di gesture studies, considerata una modalità del discorso verbale. Ci sono movimenti per esprimere disperazione, desiderio, minaccia, vergogna, orgoglio. La capacità di parlare con le mani, è ritenuta uno dei tratti caratteristici degli italiani, soprattutto quelli del Sud, e del popolo napoletano e siciliano in particolare, che sa adoperare tutte le risorse espressive nel discorso, facendo un uso spettacolare del corpo e della voce.
Il gesto funziona all’interno di ciò che potremmo chiamare “l’economia comunicativa”. Isabella Poggi, docente di Psicologia all’università di Roma Tre, ne ha individuati 250, usati nella vita quotidiana italiana, che si differenziano dalla lingua dei segni (LIS) utilizzata dalla comunità dei sordi, in quanto non esiste una vera e propria sintassi. Il body language parla e quello dei siciliani non è certo omertoso, rappresenta un patrimonio unico al mondo. C’è chi sostiene che derivi dalle innumerevoli dominazioni e influenze che la Sicilia ha subìto nel corso dei secoli, c’è chi invece riconduce tutto alla innata teatralità della sua popolazione, al suo calore e al suo spirito di accoglienza. Dalle quattro dita accostate al pollice che può significare Cosa vuoi da me? oppure Chi vuoi prendere in giro?, al movimento lento e circolare della mano per indicare Si, vabbè, come ti pare, si comprende una grande eloquenza. Il plurisignificante Chi bboi?, il più cinematografico Al bacio, il Vaffa quotidiano, sono gesti che permettono d'identificare un italiano anche in mezzo a una folla.

Luca Vullo, videomaker, autore di La voce del corpo
La materia è oggetto d’interesse per molti psicolinguisti e antropologi. E anche per un filmaker: è il caso di Luca Vullo, artista trentacinquenne di Caltanissetta, autore, regista e produttore di La voce del corpo, il film-documentario del 2011, realizzato in collaborazione con la Regione Siciliana, che ha fatto scoprire agli stranieri la comunicazione non verbale sicula: non solo folklore, ma una vera lingua codificata. Il film, divertente e utile come i dvd multimediali usati per imparare una lingua straniera, arriverà a New York in primavera, dopo le tappe australiane. Un successo internazionale, arrivato all’improvviso dopo il trasferimento di Vullo a Londra: “Qui conta il merito, non a cu appatteni – ci dice al telefono – E le accuse di provincialismo al mio film non fanno altro che convincermi a non tornare”. Va di corsa Luca, titolare della casa di produzione Ondemotive, impegnato tra corsi di gestualità per le più prestigiose università, interviste e proiezioni dei suoi documentari negli Istituti Italiani di Cultura in Europa, workshop con le scuole e con le comunità penali minorili dove organizza laboratori di cinema.
Artista poliedrico con una profonda inclinazione per l’universo audiovisivo, comunica con i suoi lavori una grande sensibilità per le tematiche sociali e antropologiche, dimostrando originalità creativa e competenza tecnica. Ha prodotto spot sociali sulla legalità, uno dei quali è stato finalista al festival della Fondazione Falcone, e un documentario sul mondo dell’Alzheimer. Dallo zolfo al carbone, dedicato agli emigranti siciliani in Belgio, ha invece ricevuto la nomination al David di Donatello del 2009. Ma è con il suo documentario sul linguaggio gestuale siciliano La voce del corpo che ha fatto conoscere un aspetto culturale della Sicilia da lui definita “la nostra arte quotidiana del comunicare, un'arte innata in ognuno di noi”. Presentato al Festival di Miami, è sicuramente “l’opera più compiuta della mia evoluzione”. Il film, vincitore di prestigiosi premi, ha ricevuto la Qualifica di Film d’Essai da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione generale per il Cinema.
“Per realizzare La voce del corpo, ho partecipato al bando della Film Commission Sicilia in cui si doveva valorizzare il paesaggio siciliano, la cultura e il territorio. La prima cosa che ho pensato – ci racconta – è stata di non fare nulla che riguardasse la mafia, fermo restando, ovviamente, che i film sulla criminalità organizzata servono sempre, se non altro per un discorso di continuazione nella costruzione dell’antimafia. Ho preferito però, seguire un altro percorso, facendo un elogio all’Isola, alla nostra ironia e alla nostra peculiarità tradizionale di comunicare con il corpo”. Vullo si è avvalso di un team di attori siciliani d’alto livello: Rosario Petìx, Vincenzo Volo, Evelyn Famà. A guidare lo spettatore in questo viaggio linguistico, ci sono anche alcuni personaggi di spicco del mondo della cultura e dello spettacolo tra cui Pippo Baudo, Emma Dante (nel video qui sotto), Mimmo Cuticchio. Il film accoglie inoltre brani delle band musicali Agricantus, Tinturia e Ipercussonici, rigorosamente made in Sicily come tutto il cast artistico.
“Gli stranieri sembrano aver capito, al contrario degli italiani che vedono nella gestualità un’immagine ignorante, folcloristica dell’Italia. Sono stato accusato di provincialismo – continua Vullo, amareggiato – ma adesso che vivo all’estero, vedo che dall’Italia arrivano solo notizie imbarazzanti, tra la politica e la cronaca, il problema non sta dunque nel sottolineare l'espressività che suscita interesse e simpatia nei nostri confronti. Nel mio documentario punto a far capire che non siamo burattini né scimmie scalmanate, semplicemente utilizziamo una lingua codificata nel tempo”. Niente di cui vergognarsi, anzi. “In questi giorni sto rivedendo i video dei miei workshop e ho notato che anche io gesticolo tantissimo – conclude divertito – Sembro un videogioco!”.
Della gestualità sicula Luca Vullo ha fatto un'arte e una professione, ma ha anche altri progetti per il futuro.“Il mio presente, è in Gran Bretagna, qui completo il cerchio sull'emigrazione: è spaventoso il nuovo flusso migratorio di greci italiani spagnoli, i poveri d'Europa, una emorragia tremenda, voglio raccontare questo fenomeno”.