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in Spettacolo
December 11, 2013
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Addio a Rossana Podestà che leggi crudeli hanno fatto soffrire

Valter VecelliobyValter Vecellio
Rossana Podestà nel 1953

Rossana Podestà nel 1953

Time: 3 mins read

 

Non lo sapevo che Rossana Podestà era nata a Tripoli di Libia come me. Nata una ventina d'anni prima, quando la Libia era una colonia italiana, magari qualcuno dei miei l'avrà anche conosciuta. Io l'ho vista solo al cinema, e anche nei film "leggeri", quelli che un tempo si chiamavano "commedie", mi e' sempre sembrata donna intelligente e spiritosa. Quel tipo di donna che fatalmente non s'innamora mai di te, ma di un altro, magari un tuo amico…

Non è però di Rossana Podestà attrice di cui voglio parlare. Piuttosto della Rossana Podestà donna, che a un certo punto della sua vita incontra un uomo, se ne innamora, e per lui lascia il cinema e il mondo dello spettacolo. Senza ombra di rimpianti, è dato credere. Quell'uomo è un famoso alpinista: si chiama Walter Bonatti, è il più giovane della spedizione che nel 1954 conquista il K2; spedizione che tante polemiche ha sollevato per l'atteggiamento tenuto da Achille Compagnoni e  Lino Lacedelli nei confronti di Bonatti e dello sherpa Madhi, che finira' col perdere alcune dita dei piedi e delle mani per congelamento.

Bonatti Podesta

Walter Bonatti e Rossana Podestà

Una bella storia d'amore, quella della Podestà e di Bonatti di due persone che decidono di vivere insieme per anni, e nessuno dei due sente il bisogno di formalizzare questo legame davanti a un sacerdote o a un sindaco. Una storia che va avanti fino a quando Walter si ammala, un tumore al pancreas che non da' speranza. Una dolorosa agonia di qualche mese, prima dell'inevitabile fine. Bonatti è ricoverato in un ospedale di Roma, la sua compagna sa che è questione di ore, forse minuti; e vuole condividere gli ultimi istanti con l'uomo che ama e da cui è amata.

Normale, vero? Solo che non lo può fare. Glielo impediscono. Perché lei, formalmente è nessuno. Rossana è la sua compagna, ma non la fanno entrare. Walter muore da solo.
Rossana è stata molto pudica, ha vissuto il suo dolore in silenzio, solo dopo qualche mese si confida con un giornale, senza fare recriminazioni o lanciare accuse: solo per ricordare che esiste una legislazione ingiusta, che viene applicataapplica in modo tetragono e miope, da persone che non sanno cosa sia la misericordia;  e chiede che ad altre/i sia risparmiato quello che è accaduto a lei: "Se siamo qui a parlare di come Walter se n'è andato, è solo perchè vorrei che non capitasse ad altri. Vorrei che ci si pensasse prima che accada, e che si sapesse che puo' accadere".

Ed in effetti in Italia accade. Accade per coppie formate dallo stesso sesso, e accade per coppie come Rossana e Walter, eterosessuali. Divieti assurdi, che sono espressione di un potere arrogante, stupido.

Ora anche Rossana se n'è andata in quell' "altrove" dove per i credenti c'è qualcosa, e per i non credenti il nulla e il vuoto; in tutto questo tempo ha vissuto il suo dolore con grande compostezza. E quelle norme, quei divieti assurdi sono ancora lì. Mi piace credere che quando riusciremo ad eliminarli, Rossana e Walter, ovunque siano, ci sorrideranno e ci diranno grazie.
 

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Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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