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Il lungo viaggio di un Enea dei nostri giorni

Locarno. Non poteva che chiamarsi Enea, il protagonista di questo film, “The Special Need” dell'udinese (ma trapiantato a Berlino) Carlo Zoratti. Enea, come il “profugo” (oggi lo si chiamerebbe “migrante”, “extracomunitario”), che fugge dopo la sconfitta, e dopo mille peripezie, alla fine approda in quel Lazio destinato com'è dal Fato, a originare Roma.

L'Enea di Zoratti è a suo modo anche lui un eroe. E' un ragazzo di 29 anni, e come tutti, cerca un'anima gemella, una persona da amare e da cui essere amato. All'Enea di Zoratti però il Fato ha giocato un brutto scherzo: perchè è un ragazzo autistico, e questo ovviamente rende tutto più difficile. Per aiutarlo i suoi due migliori amici, Alex e Carlo, decidono di accompagnare Enea in un viaggio attraverso l'Europa. Un viaggio che aiuterà Enea a convivere con il suo problema, ma soprattutto consente ad Alex e a Carlo di scoprire assai più di quello che pensavano di dover cercare.

Detta così la storia di Zoratti potrebbe sembrare zuccherosa e melensa. No. E' invece una storia di consapevolezza che senza far ricorso a un'esplicita denuncia di quello che accade, ci rende consapevoli che di fronte a persone come ad Enea troppe volte l'atteggiamento è di banale e irritante commiserazione, un compatimento pietistico un po' ipocrita, mentre invece non ci si rende conto che di fronte abbiamo persone sì diverse (ma poi qualcuno dovrebbe ben chiarire in cosa consiste la “normalità”), ma come tutte bisognose di affetto, amicizia, amore, con esigenze e necessità uguali a quelle di tutti.

Così seguiamo Enea nel suo “viaggio”, quell'espressione via via stupefatta, uno stupore che lascia il posto alla perplessità; e come dargli torto, se si pensa alle situazioni che man mano gli capitano. Così reagisce nel più “normale” dei modi, limitandosi a un “Si, si”, “No, no”, che sembrano accettare, assecondare i discorsi che sente fare attorno a lui e su di lui; ma sono in realtà il modo astuto e saggio per guadagnare tempo, e infine fulminare chi lo circonda con battute che dimostrano come lui abbia capito, compreso, pre/visto tutto.

Il “viaggio” di Enea è il pretesto per Zoratti per partire dall'Italia, con tutti i suoi pregiudizi e arretratezze mentali, in una sorta di road movie in tutta Europa: dove pregiudizi e arretratezze mentali non sono da meno, ma sono mitigate, bilanciate ache da mentalità più moderne e pragmatiche, grazie alle quali si può beneficiare di un welfare più moderno, meno insensibile e burocratico, in una parola, più umano.

Il film di Zoratti (cineasta che si è laureato in Interaction Design all'università di Torino, ha poi lavorato nel “laboratorio” di Oliviero Toscani “Fabrica”, e poi ulteriori esperienze in Olanda e Germania), ha il coraggio e l'“irresponsabilità” di adottare la stessa “leggerezza” e sensibilità acuita e disorientata di Enea; e riesce così ad affrontare un tema delicato e sdruccioloso evitando scontati atteggiamenti pietistici. Il suo è il racconto di un processo di crescita, che non è solo quella del protagonista. Non c'è nulla di pedagogico, in “The Special Need”, ma chi lo vede, impara qualcosa.  

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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