Il primo uomo di Gianni Amelio, in proiezione in questi giorni in occasione del festival Open Roads, dedicato al cinema italiano, presenta la difficile convivenza tra francesi e mussulmani in un’Algeria degli anni venti dipinta attraverso gli occhi del bambino Jean Cormery, che diventato da adulto uno scrittore famoso, torna negli anni cinquanta nella sua patria d'origine per perorare la causa di una pacifica convivenza tra francesi e musulmani. L'uomo nel corso del viaggio rivive la sua infanzia, difficile e povera, ma anche ricca di affetto, cercando nel proprio passato le convinzioni che lo hanno portato ad essere ciò che è nel presente. Orfano di padre, morto sul campo durante la prima guerra mondiale, Jean cresce con una madre silenziosa e amorevole, una nonna estremamente severa e dispotica e uno zio un po’ tonto ma buono. Il maestro di scuola prende poi a cuore il piccolo brillante Cormery e lo aiuta a proseguire gli studi e a diventare l’uomo che sarà. Concetto perfettamente espresso dalla frase del vecchio professore: "Ogni bambino contiene già i germi dell'uomo che diventerà".
Il primo uomo è un film molto accurato e raffinato, che guarda al passato e rievoca attraverso i ricordi personali del protagonista, temi di memoria collettiva sempre attuali.
Il film sarà proiettato nuovamente al Lincoln Center mercoledì 12 giugno alle 16.00.