Sabato pomeriggio è stato proiettato al Lincoln Center di New York La scoperta dell’alba, secondo film della regista e attrice Susanna Nicchiarelli.
Il film è tratto dall’omonimo libro di Walter Veltroni e racconta la storia di una donna, che scopre di poter comunicare attraverso un vecchio telefono con se stessa da bambina e cerca di usare questa opportunità per scoprire cosa fosse realmente successo al padre, scomparso trent’anni prima.
Il film, che col suo tema del viaggio nel tempo si può definire di genere fantastico, solitamente americano, è però ambientato in una realtà tutta italiana, che è quella degli anni di piombo. La regista stessa presenta e commenta il suo film, dicendosi entusiasta di “aver potuto fare un film di fantascienza, genere tipicamente americano, su una storia tutta italiana”.
La scomparsa del padre della protagonista avviene infatti nel 1981, alla fine degli anni di piombo, definizione che caratterizza gli anni settanta italiani, infestati da attentati terroristici.
“Questa storia è inventata, ma si ispira a fatti realmente accaduti negli anni settanta, ed è importante ricordare ciò che è avvenuto.” Dice la regista, che appartiene alla generazione dei bambini di quegli anni.
Il film inizia con l’omicidio del professore Mario Tessandori, freddato nel cortile dell'università a Roma nel 1981 da due brigatisti. Poche settimane dopo, Lucio Astengo, collega e amico di Tessandori e padre della protagonista, scompare nel nulla. Trent'anni dopo, Caterina e Barbara Astengo, bambine ai tempi della scomparsa del padre, mettono in vendita la casa al mare della famiglia, trovando quel vecchio telefono che consentirà a Caterina di comunicare con se stessa dodicenne, poco prima della scomparsa del padre. La donna sfrutta questa opportunità, se non per salvare il padre, almeno per scoprire la verità.
Il film presenta delle differenze notevoli rispetto al libro, che la stessa Nicchiarelli illustra: “Innanzitutto il protagonista nel libro è un uomo, mentre qui è una donna. Poi la generazione presentata nel film è più giovane di un decennio rispetto a quella del libro. Infine la situazione lavorativa e familiare è profondamente diversa. A differenza del protagonista di Veltroni, la mia Caterina non ha una famiglia e una situazione professionale risolta, questo perché la mia generazione, a differenza di quelle più anziane, non ha grandi possibilità di ricoprire posizioni di responsabilità e avere carriere di successo.” La regista ha fatto quindi la scelta di rappresentare un periodo che lei stessa ha vissuto, portando sullo schermo la storia di Veltroni vista con gli occhi di una generazione più giovane.
Un film veramente di impatto, che tratta in modo nuovo uno spinoso argomento, affiancando alla drammaticità del terrorismo, gli interrogativi, la voglia di verità ed i sentimenti contrastanti di chi resta. Per poi scoprire che a volte non tutto è ciò che sembra. Il film racconta una storia che sprizza di sentimenti, tragicità, ma anche ironia, senza pretendere di dare spiegazioni o giudizi. E forse il genio della regista sta proprio nel dichiarare, con grazia, la propria impotenza.
Il film sarà proiettato nuovamente al Lincoln Center lunedì 10 giugno alle 4 pm. Tutte le info su www.filmlinc.com.