Quando venne fuori con i suoi primi film, nell’Italia degli anni ’70, Nanni Moretti divenne subito il regista da seguire e l’attore da citare. I cinema che davano i suoi film erano pieni le sue storie facevano discutere, richiedevano un’opinione, potevano piacere o non piacere, ma impedivano comunque l’indifferenza. Le gente ripeteva le sue battute all’infinito, tanto da diventare subito di tutti. Le sue opere seguivano i tempi, le crisi, le lotte, le trasformazioni politiche e dunque erano ancora più sentite dal pubblico italiano che viveva nella società descritta e spesso giudicata da Moretti.
Fin dal primo momento, però, Nanni Moretti fu subito cinema. Un modo di scrivere, di girare e di recitare molto personale, molto vero, molto diretto. Lo stesso Moretti parlando di Michele Apicella, il suo alter ego cinematografico, confessò che le ossessioni, le nevrosi, la rabbia, l’entusiasmo di Michele sono i suoi e che solo parlando di se stessi si può parlare agli altri.
A partire dal 28 marzo questo dialogo fra Moretti e il suo pubblico avrà luogo a New York grazie a due importanti eventi. L’IFC Center (323 Avenue of the Americas at West 3rd Street) dedica una settimana a tutta la cinematografia del regista prima di presentare a partire dal 6 aprile l’ultima opera “Habemus Papam” (We have a Pope). La rassegna si intitola “La Vita è Cinema: The Films of Nanni Moretti” ed è formata dalle dodici pellicole del regista, più due cortometraggi molto rari e uno dei film preferiti da Moretti, “Close Up” di Kiarostami.
Si inizia il 28 marzo con una “sneak preview”, come viene definita negli Stati Uniti, di “We Have a Pope” per riprendere poi il filo dall’inizio della carriera di Moretti con “Sono un autartico” (I am self sufficient) del 1978, una parodia del totalitarismo girata un Super 8. Il 29 marzo arriva “Ecce Bombo”, sempre del 1978, la versione morettiana dei “Vitelloni” di Fellini, in cui si ritrovano addirittura citazioni d’immagini dal film felliniano. A seguire “Sogni D’Oro” (Sweet Dreams) del 1981, un film satiricamente onirico, che potrebbe accosta re Moretti a Woody Allen. Saranno poi proiettati “Bianca” del 1983, con una giovane Laura Morante, “La messa è finita” (The Mass Is Ended) del 1985, vincitore a Berlino dell’Orso d’Argento, film incentrato sulla crisi del Partito Comunista, “Palombella Rossa” del 1990, altro film che usa la metafora di una partita di pallanuoto per raccontare la fine dei sogni della sinistra di allora, “La Cosa” (The Thing) sempre del 1990, documentario dedicato proprio alla trasformazione che avvenne dopo la morte di Berlinguer e l’arrivo di Occhetto, quando il PCI cercò una nuova identità, il magnifico “Caro Diario” del 1994, film autobiografico ad episodi, da vedere per molteplici motivi, fra cui l’odissea di Moretti quando venne colpito da una malattia, il sequel “Aprile” del 1998, l’emozionante “La stanza del figlio” (The Son’s Room) vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2001, e “Il Caimano” (The Caiman) del 2006, basato su Silvio Berlusconi e la sua ascesa al potere.
La rassegna è completata da due corti: “The Last Costumer”, storia della fine di un’impresa di famiglia a New York, e “Opening Day of Close Up”, un racconto, alla Moretti, sulla prima del film di Kiorastami al Nuovo Sacher, il cinema di Nanni Moretti a Roma, a Trastevere per la precisione, dedicato al dolce preferito dal regista. Come detto in precedenza, anche la pellicola di Kiorastami è inclusa nella celebrazione, visto che è quella preferita da Moretti. La rassegna inizia il 28 marzo e chiude il 5 aprile all’IFC Center, 323 Avenue of the Americas at West 3rd Street. Per informazioni e biglietti telefonare al 212 924-7771 o visitare ifccenter.com. “We Have a Pope” sarà nei cinema e on demand sul canale IFC On Demand dal 6 aprile.