in foto la prof.ssa Giulia Sissa (UCLA)
Giulia Sissa, docente press oil dipartimeto di Scienze politiche e Classics della UCLA di Los Angeles è l’organizzatrice del prossimo convegno NISA (Network Italian Scholars Abroad) che si terrà a Los Angeles dal 17 al 20 novembre prossimo. Ci illustri il suo percorso accademico che confluisce appieno nei temi che saranno trattati al convegno.
«Mi sono interessata per molti anni alla concezione del corpo e della differenza sessuale nelle culture antiche. Leggendo quei testi — letterari e medici, poetici e filosofici – ho incontrato un concetto fondamentale: il piacere e il dolore sono le esperienze primarie degli esseri viventi. Gli esseri umani ne fanno un oggetto di riflessione biologica, estetica e morale. La sessualità è la condizione della procreazione, ovviamente, ma affinchè gli animali la pratichino, occorre che la desiderino. Il piacere è la molla del desiderio. Il sesso ha bisogno di sensualità.
Questa idea è ormai ovvia per noi, dopo Darwin e Freud, ma lo era anche per gli antichi. La natura ha dotato tutti i viventi di una voglia meravigliosa e indicibile di piacere, afferma Galeno, il grande medico greco che opera a Roma nel secondo secolo, in modo che anche gli sciocchi si sentissero attratti verso la riproduzione. Il piacere ci salva dall’estinzione.
Tra i filosofi, pero, predomina un profonda diffidenza verso il piacere, proprio a causa della sua forza, del suo potere di farci agire. Ciò che facciamo perche ci piace compete con ciò che dovremmo fare, perchè è bene farlo. Per di più, il desiderio è inesauribile. Paradossalmente: se il desiderio è insaziabile, il piacere diventa impossibile. Godere è un’illusione. Un solo filosofo greco guarda al piacere senza paura e senza disprezzo: Epicuro. Il piacere è per lui l’assenza di dolore, sia fisico che psicologico.
Questo è uno stato di benessere, facilissimo da raggiungere e da riprodurre. Basta capire che la soddisfazione culmina nella semplicità, non nella varietà. Le teorie del piacere mi hanno indotto a riflettere sull’uso di sostanze chimicamente potenti, capaci di intensificarlo. Ho scritto quindi “Il piacere e il male. Sesso, droga e filosofia” (Milano, Feltrinelli, 1999), un libro che mette a confronto le idee dei grandi drogati sulla loro esperienza e quelle dei grandi filosofi sull’esperienza umana. È un confronto insolito, ma giustificato. Gli argomenti degli uni e degli altri convergono verso la stessa questione: che cosa diventa il piacere, se il desiderio non si calma mai?
Da lì, mi sono chiesta quale fosse la portata dell’opposizione tra piacere e dolore, nell’esistenza degli animali politici che noi siamo. Ed ecco le emozioni! Le emozioni, scrive Aristotele, sono pensieri in risposta a situazioni reali, accompagnati da una sensazione: i nostri sentimenti sono o piacevoli (gioia, fiducia, benevolenza) o, invece, penosi (collera, paura, invidia). La nostra vita quotidiana procede in una continua alternanza, tra soffrire e godere.
La nostra vita sociale, anche. Godiamo o soffriamo dei successi o delle sfortune altrui. Godiamo o soffriamo a causa degli altri: di come ci trattano e di come li trattiamo, nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e, più in generale, nelle relazioni sociali e di potere. Ogni forma di governo ha il suo regime affettivo: la tirannia ci umilia e c’impaurisce; la democrazia favorisce il coraggio, ma anche l’invidia; l’oligarchia fomenta l’avidità e la competizione. Per Aristotele, ma anche per gli storici e i filosofi che cercano di spiegare l’agire umano, le passioni vengono in primo piano. Le passioni, singolari e plurali, sono la cosa più reale e determinante nella storia. Tanto quanto il denaro e il dominio.
Machiavelli, Hobbes o Freud sono sulla stessa linea. Oggi, dopo l’eclisse del pensiero marxista e in una seria riconsiderazione della razionalità democratica, si sta rivalutando questo realismo affettivo. Basti pensare al movimento globale degli Indignati, da Wall Street a Roma, Vienna, Lisbona, Toronto, Ljubljana, Berlino, Los Angeles, Parigi, Amman, New York, Washington D.C., Florida, Miami, Mexico City, Bucarest, Stoccolma, Brasilia, Seoul and Hong Kong, Londra… le persone più varie, con le rivendicazioni piu diverse, si ritrovano in una emozione, espressa in maniera iperbolica da una maschera!»
Che cosa è, sinteticamente, il Convegno NISA di Los Angeles?
«Il convegno “Life! Motions Motives Emotions” è un vero e proprio festival delle passioni! Ci saranno una cinquantina di studiosi molto diversi, che interverrano in tre giornate, ciascuna delle quali ha un suo focus. La prima, “Italy made! Passions and projects”, sara dedicata all formazione dello stato unitario, in Italia. È il nostro contributo alla celebrazione dei 150 anni, sotto gli auspici dell’Ambasciata d’Italia a Washington e del Consolato Generale di Los Angeles. I lavori svolgeranno all’Istituto Italiano di Cultura, il cui nuovo Direttore, Alberto Di Mauro, sostiene il NISA con grande generosità ed entusiasmo. Vi si parlera della cultura politica che ha reso possibile l’unificazione, proprio nei suoi aspetti emotivi: il teatro e soprattutto l’opera hanno svolto un ruolo cruciale. Non possiamo dimenticarlo! Al di la delle divisioni politiche, “Va pensiero…” resta l’espressione più commovente e solenne dell’amor patrio, tanto che Riccardo Muti l’ha fatto cantare ben due volte al Teatro dell’Opera di Roma, il 12 marzo 2011, e perfino a Montecitorio, in apertura delle commemorazioni ufficiali. Sotto il segno del “Nabucco”, questa giornata darà grande rilievo alla leadership ebraica nel movimento risorgimentale. Il Center for Jewish Studies di UCLA, in particolare il Viterbi Program in Mediterranean Jewish Studies ha dato un contributo essenziale a un evento che si annuncia assolutamente originale. La seconda giornata, “The Renaissance of the Passions”, si svolgerà a UCLA. Con il supporto della Ahmanson Foundation e del Center for Medieval and Renaissance Studies, abbiamo otto panels diversi nei quali si parlera soprattutto di teatro, letteratura e filosofia: le emozioni da Omero a Pirandello, da Seneca a Machiavelli, da Epicuro a Tommaso Moro….
La terza giornata, “The Emotional
Turn”, ci riportera all’IIC, per una mattinata di conferenze sulla riscoperta delle emozioni nelle scienze sociali. Grazie alle neuroscienze – pensiamo alla scoperta dei neuroni specchio, che ci obbligano a ripensare il fondamento cerebrale dell’empatia –, nessuno oramai sottovaluta l’importanza dell’intelligenza emotiva. In economia, la parola d’ordine è: fiducia. In sociologia, l’approccio qualitativo va a descrivere interazioni sociali vissute, quindi regolate dagli affetti o che, comunque, provocano risposte affettive. In antropologia, si riafferma la componente soggettiva degli scambi elementari, di generosità, gratitudine e riconoscenza…le emozioni sono diventate tanto importanti che si parla di un emotional turn come c’e stato un linguistic turn negli anni settanta. Intendiamo fare un bilancio di tutto questo».
Che cos’e il NISA?
«I soci fondatori del NISA sono la Casa Italiana Zerilli Marimo @NYU e il SUM di Firenze. Siamo quindi ben collegati al mondo accademico italiano.
Il NISA, Network of Italian Scholars Abroad, è un gruppo di intellettuali e accademici, che lavorano nelle scienze sociali e umane, soprattutto negli Stati Uniti. Siamo individui molto diversi, ma condividiamo il desiderio di trasformare una emigrazione professionale in una risorsa. Ci interessano scambi cosmopoliti, conversazioni trans-disciplinari, riflessioni comparative. Siamo impegnati nel presente, guardiamo al futuro, e non ignoriamo il passato. La nostra formazione italiana ci aiuta a vedere il mondo sulla lunga durata. Le nostre vite avventurose fanno di noi non tanto un Faculty club monoculturale, dove si coltiva la nostalgia per una “patria sì bella e perduta”, ma una task force di intraprendenza e, perchè no, di consulenza. Il vero successo del network sarebbe arrivare ad essere considerati un vivaio di competenze da valorizzare, in Italia. Non perchè avremmo qualcosa da insegnare dal di fuori, ma per contribuire da un punto di vista più complesso, perchè siamo fuori e dentro. Possiamo fare confronti, senza mitizzare tutto ciò che si fa all’estero, come spesso succede, perchè abbiamo sperimentato come funziona. Come tutti gli espatriati, siamo critici verso l’Italia, ma anche vaccinati contro l’esterofilia beata.
Ci sono semplicemente tante questioni importanti e controverse — dalla riforma dell’università ai canoni disciplinari, dalla gestione del patrimonio alle sfide della democrazia — per le quali la nostra doppia esperienza fa di noi degli Italiani potenzialmente molto utili. Intanto, siamo qui: pronti per l’uso!»