È una corsa contro il tempo quella dell’Arena di Verona per cercare di convincere la soprano Angel Blue ad andare in scena il 22 luglio e nelle date successive del 30 luglio e il 6 agosto, dopo la decisione di non esibirsi per aver visto l’utilizzo del “blackface” nell’Aida firmata da Franco Zeffirelli.
I media internazionali rilanciano la storia e aumenta il pathos attorno alla rappresentazione della Traviata in programma il 22 luglio, dove ancora compare, sul sito ufficiale, il nome della Blue tra gli artisti in scena.
Dopo le accuse della soprano di proporre sul palco pratiche razziste e arcaiche, l’Arena ha risposto con un comunicato in cui si legge come “la vocazione principale di Fondazione Arena di Verona sia sempre stata creare pace mediante lo sviluppo della musica e dell’arte”.
Vengono poi fatte alcune precisazioni su quanto detto dalla soprano. “La produzione in corso di Aida è stata rappresentata per la prima volta nel 2002, 20 anni orsono, e da allora riproposta in numerose edizioni del Festival. Pertanto, l’affermazione che l’attuale allestimento di Aida sia “recente“, non è corretta”.

Si sottolinea anche come “la Stagione 2022 e quindi la produzione di Aida sono state annunciate nel settembre 2021. L’accordo tra Fondazione Arena di Verona e Angel Blue, attraverso la sua agenzia, è stato raggiunto quasi un anno fa, come per quasi tutti gli altri cantanti impegnati nel Festival. Pertanto, le caratteristiche di questa produzione erano ben note quando Angel Blue si è impegnata consapevolmente a cantare all’Arena di Verona”.
Viene dunque difficile capire cosa abbia spinto la cantante a tirarsi indietro a una sola settimana dalla data del suo esordio veronese. Che non avesse letto attentamente il contratto prima di firmarlo?
I media americani parlano di una questione culturale. Negli Stati Uniti, l’utilizzo del blackface si è gradualmente estinto con il movimento per i diritti civili degli afroamericani di Martin Luther King, che negli anni sessanta ne denunciò i preconcetti razzisti e denigratori.

Prima di allora era infatti normale vederla usata in numerosi contesti dello spettacolo. A Philadelphia, ad esempio, l’abbigliamento blackface era parte tradizionale dell’annuale Mummers Parade, fino a quando, nel 1964, il crescente dissenso da parte di gruppi che sostenevano i diritti civili e l’offesa della comunità nera condussero alla sua messa al bando.
Ma è proprio dalla lirica americana che arrivano parole a favore dell’Arena. Grace Bumbry, leggenda dell’opera Usa e donna di colore che nella sua lunga carriera cantò anche la Turandot all’Arena truccandosi da principessa bianca, scrive sui social un messaggio “all’amica Angel”.
“Ho letto il tuo post e sono rimasta scioccata dal tuo punto di vista – scrive la Bumbry – Per tutti i 50 anni di carriera ho sempre usato la ‘whiteface’ quando è stato necessario, così come la ‘blackface’. Naturalmente, la mia preferenza è sempre stata quella di ‘cantare in nero’, ma se devo essere onesta, questa preferenza va contro il mio senso artistico di credibilità. Come artista si può decidere quali ruoli preferire, ma limitarsi solo ad alcuni vuol dire limitare le proprie possibilità. Ha mai avuto l’opportunità di vedere Sir Laurence Olivier, nel ruolo di Otello di Shakespeare? Per quanto ne so, è stato il primo bianco a recitare in blackface nel teatro classico. Essere orgogliosi della propria razza è una cosa nobile, ma se si è deciso di esibirsi nell’Opera, bisogna innanzitutto conoscerne la storia. Mi dispiace dover essere così severa con te, perché sei una delle mie migliori amiche. Tuttavia è mia responsabilità, come pioniera nera di questa professione, correggerti quando sei fuori strada. Mi dispiace tu non voglia cantare la Traviata a Verona, perché ti ho sentita in quel ruolo tre anni fa e vocalmente sei stata meravigliosa. Non c’è modo di cambiare idea?”.

Parole che potrebbero aiutare i tentativi dell’Arena, che sul tema della cultura ricorda come “tutti i Paesi abbiano radici diverse. Sullo stesso argomento, la sensibilità e l’approccio possono essere distanti tra loro: spesso si arriva a un’idea condivisa solo dopo anni di dialogo e comprensione reciproca”.
È proprio il dialogo, infatti, che da Verona dicono di cercare. “Crediamo nello sforzo di comprendere il punto di vista altrui, nel rispetto degli impegni artistici presi”.
Dall’ufficio stampa sottolineano più volte di essere fiduciosi e ottimisti, sperando che la cantante non deluda i tantissimi spettatori (l’Arena ne può contenere oltre 20.000) che hanno acquistato un biglietto per assistere alla Traviata. C’è ancora qualche giorno per sperare di sentirsi dire dall’americana l’agognato “Sì”.
“Angel – scrivono – noi e il pubblico areniano ti aspettiamo fiduciosi, sarà l’occasione di dialogare in modo costruttivo e concreto partendo proprio dalle tue riflessioni. Il mondo digitale non crea la stessa empatia che solo il contatto diretto riesce a determinare: proprio come in Teatro”.