Sta riscuotendo davvero un grande successo su Rai 1 la coproduzione RaiFiction – Clemart Srl dal titolo Il Commissario Ricciardi.
La serie, ambientata a Napoli agli inizi degli Anni ’30, narra le vicende del trentenne Luigi Alfredo Ricciardi, commissario della Regia Questura: con i suoi terribili segreti, i tanti accenti dell’animo umano da raccontare, i casi dei delitti da risolvere e tutti gli incontri che vivacizzano le vicende. Non mancano ovviamente neanche le trame d’amore, e quindi gli ingredienti per piacere al pubblico ci sono proprio tutti. La riuscitissima colonna sonora è firmata da Pasquale Catalano, su musica diretta da Alessandro Molinari.
Incontro l’Autore della trama musicale, il pluripremiato Catalano, in un caffè al centro di Roma; la sua è una importante e lunga esperienza a livello internazionale e nel corso di una chiacchierata, spero di rendere giustizia a questa eccellenza italiana nel campo della Musica applicata alle immagini.
Iniziamo dall’ultimo successo televisivo di cui si parla in questi giorni: la nuovissima serie tv uscita fuori dal cilindro di Rai Fiction (coproduzione Clemart Srl) e dal titolo Il Commissario Ricciardi, tra poliziesco, noir, mystery e melò con le vicende tratte dagli omonimi romanzi di Maurizio de Giovanni (editi da Einaudi). In tutto, 6 episodi in prima visione su Rai 1, con Lino Guanciale come protagonista, e con lo sfondo di una Napoli che lei conosce bene nelle atmosfere, sebbene l’ambientazione della fiction risalga agli inizi degli Anni ’30. Che tipo di impostazione di lavoro ha deciso di usare per restituire in musica l’anima della città dove lei è nato e che immagino lei continui ad amare nonostante oggi viva a Roma?
“E’ stato uno dei lavori più complessi che abbia mai affrontato. La trasposizione della pagina letteraria in musica pone sempre dei problemi estetici particolari che in precedenza avevo affrontato con la scrittura di Richler, De Cataldo e Carofiglio. Un lavoro di scrittura, questo de Il Commissario Ricciardi, durato un anno; ho cercato di guardare ai compositori del primo Novecento, da Ravel a Bartok, e alle colonne sonore italiane dei classici come Lavagnino, con temi orecchiabili e armonie non scontate. Raccontare Napoli durante un periodo cupo della storia italiana senza ricorrere a stereotipi o blande nostalgie è stata la mia prima esigenza. Insieme alla carezza musicale che ho dedicato ai personaggi, ispirato dal calore delle storie”.
Lei ha una preparazione musicale rigorosa, tra pianoforte, chitarra e violino, per approdare infine alla composizione. Come è nato un amore così sviscerato per la Musica?
“E’ stata la scoperta da adolescente della possibilità di parlare con una lingua comprensibile da tutti, seguita dalla possibilità di dare sfogo alla fantasia. La musica mi ha anche insegnato che senza la disciplina e l’impegno quotidiano il talento si dissolve in un attimo”.
Anche l’ amore per il Cinema inizia presto. Che età aveva quando iniziò a collaborare con il regista Pappi Corsicato? Che tipo di collaborazione nacque?
“Ci siamo conosciuti nei primi anni 90; entrambi scrivevamo musica per il teatro. Quando il cortometraggio Libera doveva diventare un lungometraggio in 3 episodi, collaborai con Enzo Moscato alla riscrittura di una canzone per il film, poi alla scrittura delle musiche per I Buchi Neri”.
L’incontro con il regista Paolo Sorrentino quando avviene nella sua vita? E quali film lei è riuscito a musicare per il noto regista?
“Siamo amici dai tempi dei primi cortometraggi e abbiamo lavorato insieme nei film L’uomo in più e Le conseguenze dell’amore. Quest’ultimo ha sicuramente aperto ad entrambi le porte al grande pubblico e al cinema mainstream”.
Arriva anche il suo impegno per la Televisione; in che anno? Citiamo qualche altro lavoro, oltre alle musiche per la serie televisiva Romanzo criminale – La serie che resta tra i titoli più di successo che lei ha musicato?
“La prima serie di Romanzo Criminale è stata realizzata nel 2008; non pensavamo che diventasse un successo planetario delle dimensioni che ha avuto, ma mentre lavoravamo al progetto avevamo la sensazione che stavamo in qualche modo cambiando l’estetica della televisione in Italia e non solo. Fino allo scorso anno ho lavorato poco per la televisione e tra i lavori interessanti segnalerei Faccia d’Angelo”.
Le musiche per il film di Ferzan Özpetek Mine vaganti, per il quale ottiene una candidatura ai David di Donatello 2010, inaugurano nella sua carriera una collaborazione di spessore con questo grande regista, che si protrae da allora. L’ultimo suo Premio importante risale a qualche mese fa : il Nastro d’argento 2020 per la Migliore colonna sonora per La dea fortuna, pellicola diretta proprio da Özpetek. Come lo ha conosciuto e come lo descriverebbe come regista del panorama cinematografico moderno?
“Ozpetek è stato il primo ad intuire che potevo realizzare la musica per una commedia; il nostro rapporto artistico dura da 11 anni e mi ha consentito di esplorare infinite sfaccettature dell’animo umano e della relazione tra le persone. Da Mine Vaganti a La Dea Fortuna – passando per Napoli Velata e altri film – penso che la qualità estetica e del racconto ne facciano uno dei rari casi di regista raffinato e popolare al tempo stesso, e per me è sempre una avventura che richiede umiltà di fronte al pubblico. Con i suoi film ho concorso a tutti i premi italiani ed europei vincendone anche alcuni”.
Lei fa parte della Associazione Compositori Musica per Film (ACMF), nata da pochi anni ma già un punto di riferimento importante per la qualità del Cinema italiano anche rispetto ad un prestigio internazionale. Non è un caso che il Presidente onorario fosse il compianto Ennio Morricone. Di cosa si occupa L’ACMF e chi ne fa parte? Ci regala un suo personale ricordo dell’indimenticabile Morricone?
“L’associazione in questione è nata per iniziativa del gruppo di compositori più prestigiosi del cinema italiano e nel giro di un anno o poco più ha raccolto l’adesione della quasi totalità dei compositori in attività, facendosi portavoce nel mondo della creatività italiana, con attività concertistica, didattica e culturale supportata anche dal nostro Ministero degli Affari Esteri tramite la lodevole iniziativa di Fare Cinema. Quanto a Morricone, non l’ ho incontrato privatamente, solo in occasioni ufficiali, ma ha indubbiamente rappresentato la Musica al Cinema più di qualsiasi altro compositore esistente, coniugando talento cultura e immediatezza di ascolto”.
Lei ha vinto tanti riconoscimenti prestigiosi in carriera, tra cui un Oscar canadese: quando e per quale film?
“E’ accaduto nel 2011 per il film Barney’s Version, bellissima trascrizione cinematografica del romanzo di Mordecai Richer che contava nel cast Paul Giamatti, Dustin Hoffmann, Rosamund Pike, Minnie Driver e Saul Rubinek. E’ stata una incursione bellissima nel Cinema di Letteratura americano”.
L’ultima volta che è stato in America? Per quale occasione?
“Prima che il mondo smettesse di girare per via dell’emergenza da Covid-19. Ho tenuto una serie di incontri e proiezioni nei centri culturali italiani e festival in Quebec e Ontario. Non vedo l’ora di tornare a confrontarmi con le persone in presenza e non tramite una telecamera ed uno schermo”.
Se rammentiamo New York, chi le viene in mente come musicista e compositore?
“Bernard Hermann, Bang On A Can, Moondog e il mio amore giovanile dal Queens, i Ramones”.
Ognuno di noi ha desideri e sogni da realizzare, continuamente. Nella vita così come nella professione. Quali traguardi in particolare aspira ancora di raggiungere nella sua vita privata, e nel lavoro quale potremmo definire il sogno americano che lei vorrebbe tanto realizzare?
“La vita mi ha riservato sorprese sempre al di là dei miei desideri e delle mie aspettative. Credo nel lavoro e nel rigore, e in questo magari sono un po’ anacronistico; in questo momento sogno di tornare a vedere un’opera lirica o un concerto in un teatro, e magari auspico di tornarci anche come autore”.
Le foto a corredo del presente articolo sono state gentilmente fornite da Pasquale Catalano per una pubblicazione gratuita.