Di lui non si conosce ancora il nome di battesimo. Si sa che viene da quello che definisce lo Stato più noioso degli Stati Uniti, il Delaware. La missione di Lil West, che risiede ancora nel secondo Stato più piccolo della federazione dopo Rhode Island, sembra proprio quella di sfatare i miti su una delle zone considerate musicalmente meno degne di note d’America, soprattutto in ambito rap.
La sua città, Bridgeville dove nasce nel 1998, conta solo duemila abitanti, è nota solo per una festa della mela e altre amenità, ma rispecchia in piccolo le contraddizioni dei grandi centri americani della Costa Atlantica, spaccata a metà tra zone bianche benestanti e piccoli ghetti afroamericani. Così West da adolescente si divide tra campi da basket, infiniti pomeriggi in skate e piccoli giri criminali, un po’ per la noia di periferia, un po’ per amicizie sbagliate. La sua formazione musicale, inizialmente molto varia, dal metal dei Cradle Of Filth all’emo degli All Time Low, passando per M.I.A. e addirittura i Gorillaz amati dal padre, incontra il mondo dell’hip hop grazie alla scoperta precoce e cruciale dell’icona hip hop di New Orleans, Curren$y. Un altro dei fenomeni che segnano i gusti, soprattutto in termini di produzione, di Lil West, è senz’altro Wiz Khalifa e Waka Flocka Flame.
La svolta è come sempre Soundcloud dove Lil West carica delle tracce che tra tag e repost arrivano tra le mani del producer di St. Louis, Dylan Brady, uno dei primi a intuire le potenzialità di West con conoscenze importanti nel settore. Brady gli presenta una producer molto apprezzata nei circuiti più trendy di Chicago, Osno1.
Osno1 resta impressionata dai due mixtape/EP Indigo pubblicati in due volumi, il primo realizzato al fianco del producer della Florida Nodachi e il secondo al fianco dell’ormai inseparabile Dylan Brady.
Così, appena diciassettenne, Lil West, che ha un timbro facilmente identificabile malgrado il massiccio, inevitabile uso di autotune e un gusto musicale ancora eterogeneo e anarchico, firma un contratto con il gruppo Nomad Music che lo porta a entrare in contatto e collaborare con future star del calibro di 21 Savage, Rich the Kid o Allan Kingdom.
In pochi mesi diventa uno dei nomi più apprezzati della cosiddetta scena soundcloud rap e dal 2017 alla fine del 2018 lavora alla realizzazione del suo primo EP su Nomad con distribuzione Republic. Vex Part 1, che fa prefigurare un altro lavoro diviso in vari capitoli, vede finalmente la luce il 15 marzo e nelle sue sette tracce mette ancora più a fuoco questa trap obliqua tra Atlanta e Florida sporcata dalle intuizioni elettroniche e emo con cui Lil West è cresciuto. Not Sure, già anticipata alla fine del 2018 e che vanta mezzo milione di streaming, è diventato un piccolo classico sul web, così come No L’s, dove ospita per un featuring Yung Bans, astro nascente della scena rap di St. Louis molto amato da Playboi Cart.
Se la trap americana non vi convince ancora del tutto e siete cresciuti con le chitarre sicuramente apprezzerete lo spirito eclettico di questo improbabile rapper venuto dal Delaware.
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