Una visione aperta e interdisciplinare: questo è l’approccio alla musica di Roberto Cacciapaglia, pianista e compositore di fama mondiale, attualmente impegnato nel “Diapason Worldwide tour”, 15 date in magnifici teatri d’Italia, ad anticipare una tournée internazionale estiva che toccherà Russia, Cina e, in autunno, ancora una volta gli Stati Uniti d’America, dopo il grande successo dello scorso anno, culminato alla Carnegie Hall, da cui è tornato con un ricordo entusiasta del pubblico.
Uomo con la valigia, oltre che col pianoforte: così l’abbiamo definito, facendolo sorridere ed annuire: «Giro tanto il mondo e con gioia trovo grande interesse tra le persone a stringere con la musica un rapporto profondo; il pubblico cambia da paese a paese, è eterogeneo, ma diventa unico in questo afflato. La musica diventa una porta per entrare in una dimensione di sperimentazione ed emozione: in questo senso, direi che faccio musica “popolare”, che parte, appunto, dall’emozione e coinvolge trasversalmente ogni tipo di ascoltatore. Nell’800 gran parte dell’Italia era analfabeta, ma si sapevano a memoria le opere: la musica era una base comune».
Suggestione intatta col trascorrere dei millenni: «Sì, penso al mito di Orfeo o alle note che abbatterono le mura di Gerico. La melodia apre le porte. L’armonia è invece l’architettura sonora, è più mentale. Nello spettacolo ricorro anche a video, effetti cromatici ed elettronica come sperimentazioni, commistioni: unite alla musica, creano una sorta di realtà aumentata, sensorialmente».

Incontrato in occasione della tappa a Verona, per un incantevole concerto al teatro Filarmonico, l’11 marzo, Cacciapaglia abbina nelle sue parole passato e presente, così come nella sua composizione, fluido amalgama di tradizione classica e sperimentazione elettronica attraverso l’uso di software all’avanguardia.
Provocazione: “Sono solo canzonette”, cantava il bravo Bennato, ma oggi c’è molta musica spazzatura in giro, usa-e-getta… Non raccoglie: «La musica è sempre un risultato». Incalzato: ma non basta “rubare” un refrain famoso per fare una canzone… «Oggi – riprende, con voce suadente e l’indulgenza di un paziente ed esperito maestro –abbiamo bisogno di ritrovare il passato e non solo musicale: nel mio Diapason si ascoltano, in musica, poesie di Blake, riflessioni di Gandhi, ispirazioni da Martin Luther King; siamo in un’epoca in cui conservare e trasmettere è un lavoro importantissimo, di grande responsabilità. E’ fondamentale interiorizzare la conoscenza degli antenati e passarla come eredità alle nuove generazioni».
“Diapason” – registrato con la Royal Philharmonic Orchestra negli Abbey Road Studios di Londra – contiene tre brani interpretati da Jacopo Facchini, artista che Cacciapaglia ha già da anni coinvolto nelle sue opere (“Transarmonia”, “Un giorno X”, “Lamentazioni di Geremia”) per la particolarità del suo registro vocale, «traduzione di un’unione di energie maschili e femminili che convivono in una sola persona, in una sola voce, in un’unica musica». “Innocence” presenta un testo di William Blake, “A Gift” da un poema del Mahatma Gandhi e “The Morning is Born Tonight” si riconduce a Martin Luther King.
«Questi testi, che ci arrivano da uomini straordinari, hanno un significato profondo, sono un’eredità del patrimonio umano, un richiamo alla bellezza universale e alla potenzialità insita in ogni uomo, che può essere riscoperta attraverso la musica, attraverso l’arte, soprattutto in quest’epoca così complessa com’è il nostro mondo contemporaneo».