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February 9, 2019
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February 9, 2019
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Festival di Sanremo, viva i duetti: finalmente solo musica, ecco la nostra pagella

Nella quarta serata, a meno di 24 ore dalla finale, niente sketch e gag, i 24 in gara si trasformano in 56 e danno vita al mega concertone che tutti aspettavano

Luca MaddalenabyLuca Maddalena
Time: 8 mins read

La quarta serata del Festival pone al centro del palco solo musica (a parte il monologo di Claudio Bisio) mettendo da parte (finalmente) gag, sketch e ospiti (presunti e non) che fino ad oggi hanno convinto poco e male, con le dovute eccezioni. Un numero impressionate di artisti sul palco dell’Ariston, ben 56 per un mega concerto che da credito alle scelte “armoniche” di Claudio Baglioni come direttore artistico.

Ecco a voi il nostro mega pagellone.

Federica Carta/Shade con Cristina D’Avena

Benvenuti nel mondo dei cartoni animati. Per chiarirci: nostra signora dei più piccoli Cristina D’Avena non è minimamente in discussione, anche insolitamente sexy nel suo abito verde ad impero e la bombetta rock sulla testa, ma Cristina rende evidente quello che già abbiamo scritto fin dal primo ascolto: la canzone più adolescenziale di tutte quelle in gara. Se non ci fossero stati sul palco dell’Ariston non ne avremmo sentito la mancanza.

VOTO: 4 + (dove il più è solo per Cristina)

Motta con Nada

Quella di Motta è una canzone sincera, libera da costrizioni e logiche discografiche. E Nada non fa altro che impreziosire, con tanta personalità, un testo che di per se vale già tanto. Miglior esibizione per il cantautore pisano a cui va un grande in bocca al lupo per la ricerca di questo benedetto Paese che francamente, stentiamo a trovare anche noi.

VOTO: 7

Irama con Noemi

Stasera la voce di Irama è accompagnata da quella di Noemi. Veronica aggiunge più che togliere a una canzone che dopo cinque ascolti continua a non convincere più di tanto. Ed è un peccato perchè, vita da talent a parte, Irama ha la stoffa per ritagliarsi un posto nel panorama musicale italiano. Occasione persa. Post scriptum sull’abito di Noemi: le tende dell’Ariston anche no!

VOTO: 5,5

Patty Pravo/Briga con Giovanni Caccamo

Un trio parecchio strano da vedere ma soprattutto da sentire. Col senno di poi, per quanto siamo assidui fan del comitato “svecchiamo Giovanni Caccamo”, “Un po come la vita” avrebbe avuto una sorte migliore se l’avesse cantata solo lui. Sullo sfondo resta una canzone che non lascerà il segno nella storia di Sanremo. La cosa più bella di questa esibizione è l’improvvisazione di Virginia-Ornella con Nicoletta, che ormai non ne ha più, nemmeno quando si tratta di far sorridere.

VOTO: 5=

Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci

La canzone è bella, forse una delle migliori dei Negrita da qualche anno a questa parte. Ci convince fin dal primo ascolto, con quel fischio che ti entra in testa e non ti lascia più. Poi le chitarre e le percussioni ad impreziosire un piccolo gioiellino che guadagna tanto con il contributo della tromba di Roy Paci e la voce rock di Enrico Ruggeri. Tutto molto bello.

VOTO: 7,5

Il Volo con Alessandro Quarta

Non basta vestirsi da ragazzi. Apprezziamo lo sforzo, ma questi tre ragazzi sono più vecchi dentro di Patty Pravo. “Musica che resta” manca dell’ingrediente principale: la musica. Solo tre belle voci incastrate nel corpo di tre ragazzi trenta-ottantenni. Più che Il Volo, ci verrebbe da dire, Il Nulla. Robaccia.

VOTO: 4,5

Arisa con Tony Hadley

“Mi sento bene” trasformata in versione rumba con il balletto di “Pop porno” che qualcuno ricorderà. Ci piace, ci piacciono, ci convincono molto di più dei giorni scorsi dove lo avevano fatto solo a metà.

VOTO: 6.5

Mahmood con Gué Pequeno

Autentica sorpresa di questo cast. Mahmood non è partito di certo con i favori del grande pubblico che a stendo lo conosce, ma “Soldi” ha tutto il sapore della modernità e della contemporaneità (e questo anche grazie a Dardust che ci mette il suo personale timbro). Se vincesse lui nessuno potrebbe gridare allo scandalo e sarebbe di sicuro degno erede dei Metamoro per l’Eurovision Song Contest.

VOTO: 8

Ghemon con Diodato e Calibro 35

Lo stilista di Ghemon meriterebbe un premio speciale per come riesce a farlo sembrare buffo sul palco dell’Ariston. Moda a parte, “Rose viola” ci convince da sempre: un ottimo biglietto da visita per il pubblico di Rai 1, anche se lo preferiamo nella versione da solista e meno rappata.

VOTO: 7

Francesco Renga con Bungaro

 

Noia, noia e ancora noia. Potremmo continuare ad ascoltarla all’infinito ma il risultato sarebbe lo stesso. Che fine ha fatto il Francesco Renga di “Angelo”?

VOTO: 4,5

Ultimo con Fabrizio Moro

L’intro della canzone è un mezzo plagio di “Favola” dei Modà, ma la voglia di Ultimo di arrivare primo buca lo schermo. E probabilmente ci riuscirà. L’intesa con Fabrizio Moro è totale: si vede da lontanissimo che Moro è il suo fratello maggiore artistico.

VOTO: 6,5

Nek con Neri Marcorè

Di sicuro Neri Marcorè impreziosisce il pezzo di Nek, rendendolo più teatrale ma non sposta il giudizio al di sotto della sufficienza che abbiamo di “Mi farò trovare pronto”. Insipido.

VOTO: 5

Boomdabash con Rocco Hunt e Musici Cantori di Milano

Rocco Hunt, autore del brano, accompagna la band salentina con un coro di bambini. A tratti divertente, ma parliamo di canzonette.

VOTO: 6

The Zen Circus con Brunori Sas

Probabilmente il testo più bello delle ventiquattro canzoni in gara che ha tutto il sapore della rarità sul palco dell’Ariston. Non vinceranno ma di sicuro Brunori Sas suggella un pezzo che fa riflettere sulle storture dei giorni nostri. Chapeau.

VOTO: 8,5

Paola Turci con Beppe Fiorello

Versione praticamente identica all’originale con l’aggiunta di una certa dose di teatralità resa da Beppe Fiorello. Compitino.

VOTO: 6,5

Anna Tatangelo con Syria

Anna ha una bellissima voce, ma canta una canzone che non le rende giustizia e non la aiuta a voltare pagina come vorrebbe lei. Per l’occasione riesuma Syria, bellissima in verde, ma non sortisce l’effetto desiderato. Rimandate.

VOTO: 4

ExOtago con Jack Savoretti

Non c’è niente da fare: sana ventata di freschezza che svecchia il Festival in poco più di tre minuti. Unica pecca il mocassino marrone sotto allo smoking nero, comprensivo di calzino, anche questo nero di Maurizio Carucci. Poesia. Compreso l’abbraccio finale tra Jack Savoretti e lo stesso Carucci.

VOTO: 9

Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci

Forse la canzone più bella del Festival per l’occasione impreziosita da Paolo Jannacci al piano e dai disegni sulla sabbia di Massimo Ottoni. Probabilmente non vincerà, ma Enrico Nigiotti si conquista di diritto il posto che gli spetta nel panorama musicale italiano. Commovente.

VOTO: 9

Loredana Bertè con Irene Grandi

90 minuti di applausi. Per il coraggio. Per la grinta. Per l’attitudine rock. Per l’anima. Per tutto. Questo è il Festival di Loredana Bertè. Lei non ci ha capito mai niente con Sanremo, ma stavolta rinasce, fiorisce come la rosa più bella di tutta la kermesse. #GirlPower

VOTO: 10   

Daniele Silvestri e Rancore con Manuel Agnelli

La canzone di Daniele Silvestri aveva bisogno di più ascolti. Adesso ci convince fino in fondo prendendosi anche tutti gli interessi del caso. Bravissimo e bravissimi.

VOTO: 9

Einar con Sergio Sylvestre e Biondo

Il Festival di Amici & co. Capiamo l’esigenza di volare negli ascolti anche grazie alle ragazzine ma siamo sicuri che tra i talenti della De Filippi non c’erano scelte migliori? La canzone più brutta di questa edizione numero sessantanove. Quasi imbarazzante. Nient’altro da aggiungere.

VOTO: 2

Simone Cristicchi con Ermal Meta

La preghiera laica di Simone Cristicchi è bellissima, forse un po ruffiana, ma comunque bella. La qualità di quest’anno è davvero alta.

VOTO: 8,5

Nino D’Angelo e Livio Cori con i Sottotono

Delusione per Nino D’Angelo: i tempi di “A storia e nisciuno” e “Senza giacca e cravatta” sono lontanissimi. Il mix tra musica napoletana, hip hop e soul non sposta gli equilibri.

VOTO: 4,5

Achille Lauro con Morgan

Polemiche a parte, “Rolls Royce” è un concentrato di vitalità rock che fa ballare. Achille Lauro poi gioca a fare il rocker consumato “sdraiato a terra” o meglio sul piano di Morgan. Sfacciato e provocante. In una sola parola geniale.

VOTO: 7,5

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Luca Maddalena

Luca Maddalena

Scrivo da sempre per colpa della passione. Ci ho investito tempo e dedizione e ne è venuto fuori che ancora giovanissimo mi sono laureato a Bologna, sono diventato giornalista e mi hanno sbattuto per strada con una telecamera puntata addosso e un microfono tra le mani. Poi sono arrivate in successione Napoli, Roma, Tirana e Milano. Ho lavorato nelle redazioni di TG5, Giornale Radio RAI, Agon Channel. Tv, radio e musica le mie passioni. Senza tralasciare il calcio e il mio Bologna Fc, di cui seguo disperatamente le sorti. #indietaly passerà ai raggi x tutti i protagonisti della scena indie italiana, mettendo nero su bianco emozioni, colori e note del nuovo fenomeno musicale che ha cambiato radicalmente l’industria discografica made in Italy.

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