Si sa che di questi tempi le parabole ascendenti degli artisti a volte viaggiano a velocità vertiginose. SZA, che vi presentavamo quasi quattro anni fa come una promessa R&B, e che in Europa era quasi un nome di nicchia o comunque per i più attenti alle novità del genere, non solo oggi guadagna nomination ai Grammy dopo aver spopolato tra le classifiche di fine anno del 2017, ma ha già delle potenziali eredi.
Una di queste risponde senz’altro al nome di Ravyn Lenae Washington, nata appena nove anni dopo SZA, nel gennaio del 1999 a Chicago. Come buona parte degli artisti afro-americani della capitale dell’Illinois, anche Ravyn è nata e cresciuta in una delle aree più violente e degradate del Midwest e di tutti gli Stati Uniti, a South Side Chicago, dalle parti di West Pullman Park.
Come spesso accade alle promesse black, il suo primo contatto con il mondo della musica avviene grazie alla famiglia e al coro della chiesa. Già da piccola, Ravyn si appassiona alla chitarra e al piano e prende lezioni dalla nonna, cantante amatoriale e dal il nonno, membro, da giovane, di un gruppo doo-wop a Panama.
I suoi punti di riferimenti musicali svariano dagli Outkast a Erykah Badu, da Bob Marley agli Stereolab, ma per forza di cose si appassiona al mondo dell’hip hop/R&B, come buona parte dei suoi coetanei.
Le sue prime esperienze su un palco, invece, risalgono ad alcune performance organizzate dalle House of Blues di Chicago per dare spazio ai talenti in erba della città. Inizialmente diventare una cantante non rientra nei piani della sua vita, ma di fatto il suo percorso artistico prende forma in maniera piuttosto naturale alle superiori, quando i genitori accettano di farla iscrivere alla High School for the Arts di Chicago, dove si specializzerà in musica classica, perfezionando le sue doti compositive.
Negli anni delle superiori entra a fare parte di Zero Fatigue, un collettivo musicale underground da cui muovono i loro primi passi Smino e Jean Deaux, così come il producer che la metterà sotto la sua ala protettiva, Monte Booker, facendola esordire come featuring nel brano Baby. Siamo nel 2015 e Ravyn, appena sedicenne, pubblica il suo primo singolo Greetings, costato solo 300 dollari tra le veloci session in studio, in cui sfodera il suo eclettico timbro vocale che fa del brano uno degli esordi più sorprendenti e chiacchierati di Chicago e dintorni.
Ad agosto arriva il primo EP, Moon Shoes, che in pochi mesi raggiunge i due milioni di ascolti contribuendo ad accrescere la curiosità e l’hype attorno al nome della giovanissima vocalist del South Side che dai piccoli club raggiunge platee sempre più ampie, non solo a Chicago e si guadagna un contratto con Three Twenty Three Music Group.
Il 2016 è l’anno della precoce esplosione quando due dei nomi di Chicago della scena rap/R&B d’autore più celebrati negli States la ospitano come voce nei loro album. Il primo è Mick Jenkins, introspettivo poeta hip hop che vi abbiamo presentato qui https://lavocedinewyork.com/arts/musica/2016/09/22/mick-jenkins-il-poeta-hip-hop-adottato-da-chicago/ che accoglie la conturbante voce di Ravyn nel suo album The Healing Component. La seconda è Noname che si fa accompagnare nella traccia Forever, inclusa nel popolarissimo album Forever, e poi nel tour di lancio del disco, a inizio 2017.
Nel frattempo Ravyn approda sotto la prestigiosa Atlantic Records che pubblica una nuova edizione dell’EP d’esordio e prepara il terreno per il secondo lavoro in studio, un altro EP, Midnight Moonlight, che esce ufficialmente nella primavera del 2017 conquistando elogi e apprezzamenti in tutti i principali magazine e blog americani, con segnalazioni che vanno da Rolling Stone a siti più generalisti come Huffington Post.
In estate il passo definitivo il successo arriva con l’apertura alle date – tutte sold out – dell’attesissimo tour americano di lancio di CTRL di SZA, di cui da molti è già considerata ideale erede. Nonostante un anno così intenso, Ravyn trova il tempo di ultimare le registrazioni del suo terzo EP, anch’esso disponibile solo in streaming e download digitale, Crush.
In questo ultimo lavoro, uscito a metà febbraio, si avvale della collaborazione di Steve Lacy (membro di The Internet e collaboratore tra i tanti di Kendrick Lamar, Chance The Rapper e Tyler, The Creator) dimostra di saper svariare in sonorità più complesse, tra elettronica e venature West Coast, senza rinunciare ad aperture melodiche, tra gusto classico e aspirazioni contemporanee, che possono trasformarla in uno dei nomi più chiacchierati dei prossimi mesi. E il successo del video di Sticky, 200mila visualizzazioni Youtube in un paio di settimane, sembra testimoniarlo.
Anche perché, è bene sottolinearlo, questa sofisticata ed elegante giovane promessa di Chicago, lo scorso gennaio ha spento appena diciannove candeline.
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