A che serve il Ponte della Musica? È questa la domanda che noi romani ci poniamo da svariati anni e cioè da quando, nel 2011, è stato inaugurata la maestosa opera sospesa tra il lungotevere Flaminio e quello Cadorna, che si collega in linea diretta al museo MAXXI e all’Auditorium. È vero, per essere bello è bello davvero. Slanciato, curvo, moderno. Realizzato in acciaio e cemento armato sui disegni dell’architetto inglese Kit Powell e progettazione definitiva della società italiana Lotti & Associati. È costato però un sacco di soldi, quasi otto milioni di Euro. Non sono pochi in questi tempi così oscuri. E tutto questo perché? Per far passare la gente a piedi o magari in bicicletta da una parte all’altra del Tevere, in una zona in cui non transita quasi mai nessuno? E invece no. Il senso reale dell’opera l’abbiamo finalmente scoperto in questi giorni perché lì, proprio lì, in spazi attrezzati sopra e sotto al ponte Armando Trovajoli, così ribattezzato dopo la scomparsa del grande compositore, si è tenuta una delle manifestazioni musicali più interessanti e divertenti dell’intero anno.
Sto parlando della Bridge Jazz Marathon, l’evento benefico per Telethon ad ingresso gratuito. Otto ore di musica dalle 16 alle 24 in tre diverse locations del ponte. È stato organizzato con grande cura dal Comune di Roma insieme alla Casa del Jazz, al Saint Louis College of Music e al Conservatorio di S. Cecilia. Sui vari palcoscenici presenti si sono alternati, uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità, praticamente tutti i grandi nomi del jazz italiano: Danilo Rea, Rita Marcotulli, Rosario Giuliani, Lucrezio De Seta Quintet, Paolo Damiani, Tetes de Bois, Alessandro Gwis, Marco Siniscalco, Fabio Zeppetella, Antonio Jasevoli, Mario Donatone e Joe Bosco Quintet
L’evento è stato dedicato al maestro Trovajoli, scomparso nel 2013. Alla presenza della vedova del compositore tutti gli artisti hanno voluto dedicare un proprio personale omaggio, reinterpretando qualcuno dei pezzi più famosi del vasto repertorio musicale, che spazia dalle colonne sonore per il cinema alle canzoni di musica leggera, dalla musica per le commedie musicali di Garinei & Giovannini, al Jazz.

Il Maestro Armando Trovajoli
Particolarmente toccante l’esibizione della fisarmonicista Giuliana Soscia e del pianista Pino Jodice, con le loro struggenti composizioni di ispirazione latina tratte dall’ultimo disco Sonata per luna crescente. Loro hanno voluto dedicare a Trovajoli una performance davvero incredibile di Tu che m’hai imparato a fa’, canzone resa celebre a suo tempo anche da una speciale interpretazione, una delle rare in musica, di Sophia Loren, negli anni ’50. Molto brava anche la cantante Kristina Granata, accompagnata al piano da Andrea Beneventano, al basso da Giorgio Rosciglione e alla batteria dal mitico Gegè Munari, nella sua rivisitazione dei celebri pezzi di Billie Holiday e di altri famosi standard degli anni ‘40. La Granata ha omaggiato il maestro con una splendida Roma nun fa la stupida stasera, resa a ritmi sincopati, molto jazz, che ha letteralmente entusiasmato il pubblico presente.
Oltre agli artisti celebri si sono esibiti durante la manifestazione i giovani studenti del Conservatorio e della Scuola Saint Louis. Da segnalare in particolare l’interessantissima esibizione dell’ampio coro maschile e femminile Vocal Geographies del Conservatorio di S. Cecilia, diretto dalla straordinaria docente di canto Maria Pia De Vito, già eletta in passato miglior cantante jazz italiana. Incredibile l’impatto del gruppo con le melodie napoletane e, in particolare, con la travolgente Stu core mio, scritta da Orlando Di Lasso. La stessa De Vito, accompagnata dall’amica Rita Marcotulli al piano, si è poi esibita più tardi nel suo vasto repertorio. Applauditissima. Notevole anche il duo formato da Gabriele Coen al clarinetto e Natalino Marchetti alla fisarmonica e molto divertente l’omaggio alle donne del cinema italiano anni ’50, con El negro Zambon del gruppo vocale femminile swing formato da Daniela Troilo, Chiara Morucci, Laura Sciocchetti e Marta Alquati. Poco prima di mezzanotte, gran finale con il Mad Cap Official Ensemble Gypsy.
Con l’occasione, la Siae ha lanciato il suo concorso “Libera il Jazz”, riservato alle opere inedite sul tema della lotta alle mafie, con data di scadenza 15 luglio.
“Ringraziamo tutti gli artisti che hanno accettato di partecipare gratuitamente – hanno detto Paolo Damiani e Luciano Linzi, direttori artistici del progetto Bridge Festival – vogliamo sperare che il Ponte della Musica possa diventare in futuro il simbolo non solo della solidarietà, ma anche la location di future manifestazioni musicali”.