La vicenda artistica e umana di Freda Joséphine Baker, scomparsa quarant’anni fa in questi giorni, merita di essere ricordata, anche perché consiglia una riflessione sulla manipolazione della memoria. Di lei si legge, in genere, che fosse una splendida ballerina che faceva impazzire i maschi, ballando il Charleston come un’indiavolata, con un gonnellino di sedici banane attorno alla vita. In realtà Baker era altro, molto altro.
Fu, ad esempio, un’eccellente cantante, con punte di qualità di tutto rispetto, come testimoniano le registrazioni di J’ai deux amours (1930), Ram-Pam-Pam (1932), Haiti (1934), Pardon si je t’importune (1932), Sur deux notes (1938). E fu soprattutto combattente contro il nazismo durante la guerra e, successivamente, attivista per l’affermazione dei diritti civili contro il razzismo e a fianco di Martin Luther King. Nelle battaglie filantropiche sarebbe arrivata a dilapidare il cospicuo patrimonio accumulato in decenni di lavoro.
Meticcia afroamaericana di St. Louis, prese la nazionalità francese nel 1937 a trent’anni appena compiuti, grazie al successo mietuto in Revue e Music-hall. Quella naturalizzazione le avrebbe permesso d’operare nel controspionaggio francese gaullista. In Francia era arrivata nel 1925, mettendo presto ai suoi piedi un numero pazzesco di uomini, principi e diplomatici inclusi, per lei pronti a matrimoni, duelli e, purtroppo persino un suicidio, con grande scorno dei benpensanti. Il fatto è che la donna univa alla sinuosità tentatrice del corpo, erotismo istintivo e una spiritosa intelligenza che la rendevano boccone appetitoso e desiderabile per la Parigi degli anni folli che precedettero la carneficina della seconda grande guerra del Novecento.
Quando la Francia viene occupata dai tedeschi, Baker cambia aria: la sua pelle bruna non si concilia con le teorie naziste sulla grandezza della razza lattea. Canta fuori dal paese d’elezione e diventa agente segreto. I servizi britannici chiedono all’artista in corsa da paese a paese, di trasmettere importanti messaggi in codice camuffati negli spartiti delle esibizioni. Spagna, Portogallo, Nord Africa ospitano la doppia attività. Novella Castiglione, utilizza le notevoli capacità di seduzione per spingere governi dei paesi non allineati a stare dalla parte della “Libera Francia” di De Gaulle. Meriterà la Legione d’Onore, la Croce di Guerra, altre onorificenze da resistente.
Nel dopoguerra lotterà contro il segregazionismo negli Stati Uniti, offrendo concerti gratuiti, facendo fund raising, marciando e tenendo conferenze. Adotta e ospita, nel suo castello, in Europa, dodici bambini di religione e origine etnica diverse, come esempio di possibile fraternità universale. Rovinerà salute e patrimonio per troppa generosità, e potrà risollevarsi solo perché si mobiliteranno in suo aiuto celebrità dell’epoca come Brigitte Bardot e Grace di Monaco, che le spianeranno la strada per nuove esibizioni e concerti. L’ex attrice americana le metterà in piedi un nuovo alloggio in Costa Azzurra, dopo che aveva definitivamente perso il castello dove ospitava i “suoi” ragazzi. Un corteo immenso ai funerali (cattolici), trasmessi dalla TV, testimonieranno che “Venere nera” non era stata dimenticata.
Resta da capire perché la nostra memoria, rispetto a personaggi di tanta caratura, venga nutrita quasi esclusivamente da banalità e trivialità, come se avessimo bisogno di dimenticare la loro capacità di umanità e solidarietà.