Nonostante appena un giorno prima avesse debuttato a Toronto, in apertura del suo Mondovisione Tour, Luciano Ligabue è apparso in gran forma, domenica 19 ottobre, al Terminal 5 di New York.
Per la prima volta oltreoceano, il cantante emiliano è venuto a trovare gli italiani d’America che continuano a sostenerlo e seguirlo anche a distanza (in un'intervista a La VOCE ci ha raccontato cosa si aspettava da questa prima visita oltreoceano) . La sala si è presto riempita di fan, quasi esclusivamente connazionali, che non hanno mancato di mostrare affetto e calore al loro idolo, rimasto sulla cresta dell’onda per 28 anni di carriera. Il suo ultimo album Mondovisione, uscito nel 2013, è stato tra i più venduti in Italia, conquistando il disco di platino con il singolo Il sale della Terra, col quale il Luciano nazionale ha scelto di aprire il concerto.
L’affetto palpabile dei suoi sostenitori l’ha messo presto a suo agio e, consapevole di giocare in casa anche se all’estero, ha parlato in italiano per tutta la durata del concerto, a parte un breve saluto in inglese per coloro che fossero capitati lì senza conoscerlo.
La difficoltà di esportare la nostra musica all’estero potrebbe essere correlata con l’attenzione che, per tradizione, il cantautorato italiano riserva ai testi, difficilmente esportabili in altre lingue forse commercialmente più distribuibili della nostra. Così, il tuor fuorisede del Liga, atteso a Los Angeles, San Francisco e Miami, resta di nicchia, destinato agli italiani all’estero più che all’inserimento nel mercato statunitense.
Ciononostante, l’artista ha ricambiato il calore dimostratogli attraverso una performance efficace ed energica, senza troppe scenografie a far da sfondo, semplicemente offrendo la sua esperta band come riempimento del palcoscenico.
Si fa trovare sempre in ottima forma fisica il nostro brizzolato, battendo per certo, almeno sulla cura estetica, il suo eterno rivale Vasco Rossi, che nonostante il cappellino e gli occhiali da sole non riesce a mostrare meno dei suoi anni. Tuttavia, è ancora da stabilire se un simile paragone abbia mai avuto senso, trattandosi di due cantautori profondamente diversi tra loro per scelte stilistiche e soprattutto musicali.
Un’ora e quaranta circa di grandi successi, di cui al pubblico corale non è sfuggita una sillaba, hanno formato la sostanza del suo show, oltre all’introduzione di brani più recenti tratti dal suo ultimo lavoro, da cui il tour prende nome. “Se è vero che New York è il centro del mondo, facciamo che per cinque minuti proviamo a essere il centro del centro del mondo”, ha detto il Liga presentando l’omonimo brano.
Per il ciclo “le intramontabili”, non potevano mancare classici come Leggero, Certe notti, Quella che non sei, Viva, e altri brani fomenta-folla come Balliamo sul mondo o Quelli tra palco e realtà, su cui il pubblico in sala è letteralmente impazzito. Tra i pezzi in chiusura, oltre ovviamente a Piccola stella senza cielo, una nota per la sua patria, cui ha dedicato il brano dal titolo Buonanotte all’Italia, definendolo di amore e di rabbia, due sentimenti che diventano uno solo quando si tratta del nostro sciagurato Paese. Piacente e compiaciuto, saluta tutti con un largo sorriso e qualche stretta di mano nelle prime file. Buonanotte all’Italia, buonanotte a New York.