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May 1, 2014
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May 1, 2014
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Ought, quando l’indie rock espatria in Canada e trova l’America

Piero MerolabyPiero Merola
Time: 3 mins read

Il loro disco d'esordio, More Than Any Other Day, è uscito il 29 aprile, ma si preannuncia già da qualche mese come uno dei debutti più chiacchierati in Nord America. Gli Ought si rifanno all'indie-rock anni Ottanta-Novanta più ruvido e graffiante, al post-punk a stelle e strisce. Non a caso sono stati invitati il 3 maggio a suonare per la prima volta a New York al Brooklyn Night Bazaar, accanto a nomi affermati della scena di Williamsburg/Bushwick quali l'eccentrico producer Pictureplane e alla band psych-rock dei Lodro.

Sono in quattro, ufficialmente di stanza a Montreal, ma nessuno di loro è canadese. Tim Beeler, voce e chitarra e Matt May, tastiere, vengono da due mete periferiche per il mondo indie, rispettivamente dagli ameni New Hampshire e New Jersey. Il bassista Ben Stidworthy viene da una città musicalmente più rilevante e prolifica, Portland, Oregon, mentre il quarto componente, Tim Keen, violinista e batterista, arriva addirittura dall'Australia. Ciò che li ha spinti in Quebec pare fosse, come per molti americani della East Coast, la possibilità di frequentare il college senza spendere più di 50.000 dollari di retta. Montreal, dal canto suo, si è affermata negli ultimi due decenni come uno degli epicentri più caldi della musica indipendente d'esportazione: Arcade Fire, Godspeed You! Black Emperor, Wolf Parade fino ad arrivare negli ultimi anni a Suuns, Grimes e Chromeo.

Gli espatriati in questione si sono conosciuti proprio a Montreal. La leggenda sulla loro formazione risale a tre anni fa, quando da studenti della McGill University, parteciparono agli scioperi contro l'innalzamento delle tasse universitarie del 75% voluto dall'amministrazione provinciale del Quebec. I quattro finiscono per condividere un appartamento nella vivace area nord di Mile End, e fin dai primi tempi è la condivisione di una relazione d'amore tra i membri fondatori Tim e Matt a consolidare il progetto. Iniziano a suonare nel 2012 facendo un'estenuante gavetta tra i loft e gli spazi temporanei del distretto, tra happening artistici ed eventi tipicamente DIY e dallo stampo politico che caratterizzano l'imprinting culturale degli studenti universitari della zona. Nel loro appartamento condiviso nasce anche il primo EP, risalente all'estate del 2012. La gavetta continua, la lista dei loro show è interminabile con diverse puntate a La Casa Rossa e alla Casa del Popolo, che a partire dai nomi richiamano un immaginario piuttosto radicale.

Come scrivono sempre sulla loro bio di presentazione, è grazie al booking Loose Fit che riescono a farsi conoscere nei giri indie più influenti per le band emergenti, nella scena che gravita attorno alla Brasserie Beaubien. E grazie all'amicizia con le Femmaggots, indiavolato collettivo femminista di revival punk-rock che considerano una delle loro principali ispirazioni contemporanee.

https://youtube.com/watch?v=H9Hnv4qke8Y

Rispetto a loro, gli Ought prediligono influenze più elaborate e meno immediate. Nei brani dei quattro si avverte innanzitutto la cura nelle chitarre dei Sonic Youth o di una band canadese che ne ha rielaborato le gesta negli anni Zero, i Broken Social Scene. La voce a tratti stridula di Tim Beeler richiama quella di Spencer Krug dei già citati Wolf Parade e inevitabilmente quella di David Byrne dei Talking Heads, alcuni passaggi riportano alla mente i Television. Sorprende per l'età e l'estrazione musicale dei componenti la cura del suono, da artigiani dei suoni che non sembrerebbero cresciuti in scenari do it yourself. Non a caso il loro primo LP agli studio Hotel2Tango è stato registrato sotto la supervisione della Constellation Records, influente etichetta indie canadese, fondata nel 1997 da Ian Ilavsky e Don Wilkie, nota per aver distribuito grandi band canadesi come i già citati giganti del post-rock d'avanguardia Godspeed You! Black Emperor (e la loro filiazione Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra), i Do Make Say Think, ma anche grandi songwriter statunitensi come Carla Bozulich o Vic Chesnutt. E nota soprattutto per l'approccio fieramente anti-capitalista e anti-major.

Gli Ought hanno proprio trovato l'America. A Nord della solita America.

Li trovate su Facebook e su Bandcamp. Oltre che a New York, live, il 3 maggio al Brooklyn Night Bazar. 

 

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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