Sanremo è un’isola felice: lustrini, abbracci tra milleduecentoquindici giornalisti accreditati che non si vedono dall’anno scorso, masse di curiosi fuori dall’Ariston che attendono che passi il vip del giorno, una vera e propria disciplina che procede per fasi. Prima abilità richiesta: il riconoscimento. Senza trucco, tacchi e con un bavero di una giacca alzata, persino Laetitia Casta rischia di sembrare una tua ex compagna di liceo: sai che la conosci ma non ti ricordi dove l’hai vista. Solo i dotati di memoria visiva possono quindi passare alla seconda fase che richiede faccia tosta e la dote dell’urlo. Una signora, generalmente equipaggiata di una canna vocale da soprano, grida “La Casta!” e così si accede alla terza ed ultima fase: l’ammasso umano coatto. La si insegue e, se ad inseguirla c’è anche una testata televisiva dotata di telecamera, si cerca di entrare nell’inquadratura come si può.
Sanremesi agguerriti? Tutt’altro. Gli abitanti doc durante la settimana del Festival, che aprirà i battenti martedì sera, scelgono da un menu con due opzioni: andarsene per evitare la movida a loro dire troppo vip, magari affittando pure casa visto che un ostello a due stelle in centro per questa settimana chiede milleseicento euro, oppure mettersi a lavorare. Come dire, se non puoi annientare il nemico, diventa suo alleato. E allora via con tanti piccoli lavoretti: hostess per marche di prodotti che fanno bella mostra di sé approfittando di un afflusso record che la cittadina di mare non registra neppure a Ferragosto, aiuto dell’aiuto dell’aiuto tecnico oppure il ben più curioso “figurante”.
“Dalla Rai ci chiamano sempre all’ultimo minuto, dipende quanti biglietti sono stati venduti per la serata” mi spiega la donna-figurante che non mi dice il suo vero nome perché “non so se si possa dire in giro, sai questa cosa dei figuranti, no?”. È alta, bionda e già in jeans fa la sua bella figura. Me la immagino in tacchi, che poi è il motivo per cui ha accettato l’incarico. “Ci pagano poco ma vuoi mettere la soddisfazione di stare all’Ariston tutta tirata e in tacchi? Capitano sere che stai sempre attaccata al muro, in una zona franca dalle telecamere. Più di due ore in piedi, magari in dieci stipati in poco spazio. Ma il mal di piedi per il tacco 15 viene ricompensato quando riempi una delle prime file. Capita che qualcuno debba salire sul palco per fare un intervento, il suo posto non può rimanere vuoto, il sedile rosso fa un brutto impatto e si vede subito. Allora ci spostano in fretta e andiamo a riempire il buco. Applaudiamo e sorridiamo. Poi ci alziamo e andiamo ad aspettare il prossimo da sostituire, magari per una pipì improvvisa”.

Fabio Fazio, conduttore del Festival, parla con i giornalisti lunedì prima dell’apertura della kermesse
E finché i fotografi piantonano i ristoranti fino a notte fonda, per i protagonisti di questo sessantaquattresimo festival è festival già da un po’. “Quello che dobbiamo fare ora, in queste ultime 24 ore prima dell’inizio, è acquisire l’aspetto più difficile: la leggerezza necessaria per ricordarci che è solo uno spettacolo, una festa nazionale che deve essere il più divertente possibile” spiega Fabio Fazio, che quest’anno come l’anno scorso condurrà il Festival con Luciana Littizzetto, sua rodata partner in Che tempo che fa, in onda ogni weekend su Rai Tre.
Già, leggerezza. Peccato che per l’apertura di domani Beppe Grillo abbia annunciato in tutte le salse che ci sarà, in platea, con due biglietti già acquistati. “Mamma Rai ha predisposto un piano d’azione, una strategia, un occhio vigile in caso dovesse esserci qualche fuori programma?”. E’ la domanda più gettonata alla prima conferenza stampa di presentazione. “Se Grillo dovesse venire a vederci non potrà che farci piacere – risponde smorzando i toni il direttore di Rai Uno, Giancarlo Leone – Tutto ciò che farà non è comunque di nostra competenza e non stiamo lavorando per ipotesi”, Nessun piano in saccoccia in pratica. “Grillo è un uomo di spettacolo – prosegue Leone – E come tale sa bene che lo spettacolo non si interrompe”.
Del resto i presupposti per non preoccuparsi in questo Festival ci sono tutti: il bilancio è già in attivo per la prima volta della storia del Festival, e Ligabue, osannato come la grande new entry anche se solo come ospite, ha garantito non solo che chiuderà la gara, nella serata di sabato, ma la aprirà pure, martedì sera, probabilmente con un omaggio a Fabrizio De André. La scelta della doppia ospitata arricchirà la sua presenza alla kermesse o la renderà meno preziosa? Il rischio per martedì è quello di trovarsi due galli nello stesso pollaio visto che il numero di Laetitia Casta è già molto chiacchierato. Un balletto, il suo, che domenica ha richiesto l’Ariston blindato e tre ore di prove. Per non parlare poi dell’arrivo sanremese previsto sempre per domani della signora della televisione, Raffaella Carrà, e di Cat Stevens.

Un momento della prima conferenza stampa di presentazione del Festival
Tanta carne al fuoco che il regista Duccio Forzano, saprà valorizzare al meglio grazie a nuove tecnologie già visibili fin dalle prove. “Utilizzeremo una Floorcam, da me soprannominata Godzilla per le sue sembianze – spiega il regista – che opererà su tutto il perimetro frontale del palco e che sarà dotata di un braccio molto simile ad un Dolly. Ciò mi consentirà di alzare la telecamera da 30 centimetri fino a un metro”. Per chi allo spettacolo dovesse invece assistere dal vivo, zero tempi morti e un continuo andirivieni sul palco, una frenesia percepibile anche quando il pubblico è composto solo dagli addetti ai lavori.
E se i cantanti scaldano la voce, ce n’è una che non può farlo: Giusy Ferreri, quasi del tutto afona e sotto cortisone. “Scusatemi ma preferisco mantenere la voce per domani” dice al microfono quasi come un contralto, durante le prove generali al momento del suo turno. Potrà invocare il ritorno della sua voce con beveroni, vocalizzi e riti voodoo fino alla fine visto che nella prima serata, da scaletta, si esibirà per ultima. Arisa romperà il ghiaccio con il suo bel canto, molto apprezzato dai compositori per la sua “misura”, poi Frankie Hi-NRG, Antonella Ruggiero, Raphael Gualazzi con l’alieno del Festival, il veneto mascherato, sir Bob Rifo dei Bloody Beetroots, un Cristiano De André sempre più simile al padre nel fraseggio, e i Perturbazione, forse la vera inattesa sorpresa.
Sanremo è un’isola felice, ma resta pur sempre un’isola. La frana di Andora ha reciso i collegamenti tra Milano e Sanremo così che chi arriva in treno da nord è costretto a fermarsi ad Albenga, scendere eprendere un bus. Un disagio che non mi è parso poi così drammatico ma che, tra i residenti, è sulla bocca di tutti persino più del Festival.
“Come abbiano fatto a costruire un binario in un territorio soggetto a frane poi non si sa” dice un signore pensionato, 65 anni compiuti. “I trasporti liguri sono un macello. Ora hanno iniziato a rimuovere le prime carrozze del treno deragliato, portano le gru dal mare per sollevare locomotore e vagoni” gli fa eco un ragazzo che compirà 28 anni la settimana prossima. Sarà mezz’ora che proseguono con la conversazione che varia di poco dal tema. Entrambi di Sanremo, non si conoscevano e hanno attaccato bottone nei posti in treno di fronte a me, un delizioso teatrino impossibile da non ascoltare. “Non ci credo – penso – A Sanremo in questi giorni esiste solo il festival e questi parlano solo del bus di Albenga troppo pieno, della velocità da 50 chilometri orari impossibile da sopportare, degli errori di progettazione dei binari”. Ogni parola che inizia per F accende le mie speranze e funge da campanello ridestandomi dal torpore. Ma non sono che Frane, treni non Funzionanti, “coi turisti ci Facciamo delle Figuracce”. Mai un Festival, Fabio, Fazio, Finalmente-un-po’-di-vita-a-Sanremo. Stanno per scendere, si salutano. “Strano che ci sia così tanta gente su un intercity di domenica”. Fa il giovane al sessantacinquenne. “Vero – risponde lui – Poi oggi non c’è neppure il sole”. Alcuni minuti di silenzio. “Ah sì, sarà per il Festival”.