Tempo di bilanci, tempo di buttare uno sguardo indietro per capire cosa ci ha lasciato l'anno appena concluso e cosa, della musica del 2013, ci accompagnerà nell'anno nuovo e in quelli a seguire. Ecco allora una classifica dei 10 migliori album prodotti nella scena newyorchese l'anno scorso.
1 Darkside, Psychic
Un duo improbabile quello formato dal chitarrista polistrumentista Dave Harrington e Nico Jaar, uno tra i dj e produttori più apprezzati della scena elettronica internazionale. Tanto basta per lasciare ai posteri un sofisticato affresco di atmosfere notturne newyorchesi. Atmosfere intime e avvolgenti con la fredda cura sintetica del dj di origine cilena che si sposa alla perfezione con le chitarre bluesy di Harrington. Gestazione di due anni nell'appartamento newyorchese di Jaar, Psychic è stato presentato ad agosto in un party segreto al 99 Attorney nel Lower East Side.
2 Oneohtrix Point Never, R Plus Seven
Daniel Lopatin è il guru assoluto della nuova elettronica sperimentale newyorchese (ne abbiamo già parlato in passato). Tra ambient, improvvisazioni al limite della pura avanguardia è tornato con un disco difficile e suggestivo. Rumorismo messo momentaneamente in soffitta, per un lavoro dal respiro analogico fatto di vuoti interstellari e incursioni gotiche da brivido. L'alienante e spietata parodia delle interazioni ai tempi del web del video di Boring Angel ha fatto discutere, ma lo rende protagonista di uno dei video dell'anno.
3 Vampire Weekend, Modern Vampires Of The City
I vampiri della Columbia University, con le loro facce per bene e quello stile da impeccabili freshmen mai cresciuti, non sbagliano un colpo (vedi I vampiri venuti dall'Ivy League, pubblicato su La VOCE lo scorso giugno). I ritmi si abbassano rispetto agli irresistibili anthem che li hanno resi celebri negli ultimi anni. Il loro terzo LP è la prova di maturità che ci si aspettava dai quattro alchimisti del rock in chiave afrobeat e caraibica. Gemme pop d'autore come Hannah Hunt, Step o Unbelievers resteranno scolpite a lungo nell'immaginario indie a stelle e strisce. New York può ancora essere cool senza vergognarsi di essere pop.
4 Beyoncé, Beyoncé
ÔÇïNon sale sul podio per un soffio. Forse perché il suo disco arriva negli ultimi giorni del 2013 e c'è poco tempo per metabolizzarlo del tutto. La signora Knowles torna con un album che si intitola semplicemente Beyoncé, il quinto della sua carriera solista post Destiny's Child. Si circonda ovviamente di collaboratori di lusso, dal marito Jay Z a Justin Timberlake passando per l'onnipresente Pharrell Williams e un altro boss del calibro di Timbaland. Registrato in un'estate negli Hamptons, ha venduto più di mezzo milione di copie vendute in meno di tre giorni, ha quattordici tracce di cui una buona metà potrebbero essere delle hit inossidabili. Inossidabili come lei, una delle ultime icone della scena black statunitense.
5 A$AP Rocky, Long.Live.A$ap
Un venticinquenne nato e cresciuto ad Harlem che sbarcava il lunario vendendo crack nel Bronx nemmeno sedicenne. In meno di dieci anni diventa una delle icone più apprezzate della scena hip hop. La sua faccia da schiaffi diventa un marchio venduto negli H&M di tutto il mondo. Nello stesso anno finisce per duettare con Lana Del Rey vestendo i panni di un presidente nero nel videoclip di National Anthem. Classica storia da sogno americano, quella di Rakim Mayers che ha esordito ufficialmente su LP con un album pieno di collaborazioni eccellenti, da Kendrick Lamar a Danny Brown passando per Drake e Schoolboy Q. Pensare che solo nello scorso luglio aveva dovuto rinunciare alla sua prima apparizione in tv da Jimmy Fallon a causa di un arresto per rissa con un rapper suo collega e rivale.
6 KA, The Night's Gambit
Se tra i grandi vecchi dell'hip hop newyorkese, Jay Z ha deluso più di chiunque altro, il meno noto KA da Brownsville, Brooklyn leader del collettivo di rapper Natural Elements, ha lasciato il segno con un album molto cupo e intimo. Attivo da ormai vent'anni racconta storie di strada senza quell'aria dissacrante e baldanzosa dei rapper di Brooklyn e del Bronx degli ultimi due decenni. Il suo timbro tetro e quelle atmosfere molto enigmatiche e misteriose lo rendono più assimilabile a un moderno cantautore metropolitano.
7 Blood Orange, Cupid Deluxe
Dev Hynes in realtà è inglese, ma da un po' di tempo è di stanza a Williamsburg insieme alla sua ragazza, Samantha Urbani, vocalist e icona hipster della band indie-pop dei Friends. Il suo ultimo album, esaltante miscela di pop patinato dalle tinte soul ed Eighties, dopo vari esperimenti più o meno incerti, consacra questa icona 2.0 della scena nera internazionale dagli interessi variegati: artista, stilista, fotomodello, ovviamente produttore (ne avevamo parlato ne La nuova icona black Blood Orange, uscito su La VOCE lo scorso novembre). Un anno da ricordare. Almeno fino al 17 dicembre quando un incendio nel suo appartamento gli ha fatto perdere il piccolo cagnetto oltre ad affetti personali, album, master e tutto il resto.
8 Autre Ne Veut, Play By Play
Arthur Ashin definisce la sua formula “pop del fallimento” (vedi l'articolo pubblicato su La VOCE a luglio), ha trentun anni, viene da Brooklyn e ha un passato da laureato in psicologia con problemi di depressione e psicanalisi. L'album, molto sofferto e viscerale, sembra l'uscita da un lungo tunnel. Un pop elettronico elegante e sofisticato per palati sopraffini che anche nei momenti più r'n'b non scende mai di livello o di tono.
https://youtube.com/watch?v=LFiupWwIZMY
ÔÇï9 Pharmakon, Abandon
Il disco più estremo di questa top 10 è frutto di una giovanissima artista sperimentale di Far Rockaway, nelle propaggini più desolate e isolate della Grande Mela (ve l'abbiamo presentata lo scorso novembre). Dopo il passaggio dell'uragano Sandy, Margaret Chardiet si è trasferita per forza di cose a Bushwick, vive in una comune di avanguardisti e nel suo album d'esordio ha sputato fuori un LP di sperimentazione rumorista spietato e angosciante.
https://youtube.com/watch?v=bBss8QtfvM0
10 Yvette, Process
ÔÇïSono in due, vengono da Brooklyn e seguono le orme di quel rock sperimentale, tra eredità industrial ed estasi tribali esploso negli anni Duemila grazie a band come i Black Dice e i Liars. E che ha segnato più di ogni altro genere la rinascita musicale della New York post Undici Settembre. Potrebbero sembrare fuori tempo massimo, ma la loro carica, che dal vivo diventa a dir poco straripante, fa del loro album uno degli esordi più riusciti di quest'anno appena trascorso.