Percussioni suggestive e armonie tipicamente popolari hanno caratterizzato la performance newyorkese del Canzoniere Grecanico Salentino tenutasi ieri sera al Joe’s pub di downtown Manhattan.
Numeroso il pubblico che ha partecipato letteralmente rapito a questo viaggio attraverso i suoni e le melodie della tradizione salentina, tradotta magistralmente dal gruppo.
La formazione composta da Giulio Bianco, Emanuele Licci, Silvia Perrone, Maria Mazzotta, Massimiliano Morabito e Giancarlo Paglialunga, è capitanata da Mauro Durante, figlio d’arte di coloro che nel 1976 hanno dato vita a questa straordinaria esperienza. Parla col pubblico, spiega che dopo quasi 40 anni la ricerca musicale del canzoniere Grecanico Salentino continua sostenuta da tutti loro che in fondo sono la seconda generazione di musicisti, tutti pugliesi. Una tradizione che si rinnova nel rispetto assoluto della tradizione stessa.
Ogni artista partecipa emotivamente alla performance, la musica te lo richiede come fosse una condizione a cui non ci si può sottrarre, e lo avverti chiaramente. I suoni si intercalano con grande armonia e con forte personalità, ed in maniera del tutto originale. Gli sguardi di intesa e di complicitá tra i ragazzi sul palco manifestano lo spirito di un progetto artistico collaudato e condiviso. L’organetto interpretato in chiave del tutto moderna va a sdoganare quell’idea retrogada e anche malinconica dello strumento stesso. L’intervento del violino risulta efficace e struggente specie in quei brani descrittivi ed evocativi di tempi lontani, in cui la purezza dei sentimenti dominava i rapporti. Straordinaria la serenata che narra di un uomo che aspetta per ore sotto la finestra dell'amata senza paura della tempesta e del tempo che passa. Un interpretazione vocale potente ed affascinate: Maria, la cantante ha una modulazione chiara ed un timbro acuto come vuole la migliore tradizione della taranta.
Alcuni brani sono danzati da una ballerina tipicamente mediterranea, che volteggia vestita di rosso con in mano un fazzoletto nero: ma il ballo a tratti risulta poco incisivo e non traduce l’energia della musica che l’accompagna.
Spettacolare la performance di Mauro Durante: la sua sperimentazione sul tamburello lo porta a fare con una sola mano, quello che un percussionista farebbe con una batteria a più tamburi. Conosce a perfezioni gli spazi e le risonanze sulla pelle tesa del suo strumento, che sembra divenuta la sua stessa pelle, al punto che lo trasformano in un autentico “one man band”. Ed il pubblico applaude con grande entusiasmo.
La taranta è un importante patrimonio nell'identità delle popolazioni del Sud Italia. Trascina, conquista, parte dalle lontane terre italiche e diviene musica universale, e nonostante le intelligenti variazioni ed i ricercati arricchimenti resta comunque una musica popolare che traduce la storia di quei territori che l’hanno generata. L’amore in se ha un ruolo dominante nei testi, sia per ciò che riguarda la donna amata, sia per sottolineare il legame con la madre terra. Tra gli spettatori molti pugliesi, a cui brillano gli occhi, totalmente arresi a quel sentimento di appartenenza che gli italiani all’estero amplificano e fanno grande l’Italia fuori dall’Italia.