Carlo Casale è un giovanotto di 67 anni che da oltre mezzo secolo coltiva una contagiosa passione: la musica leggera. Un’enciclopedia vivente della musica leggera italiana e napoletana con incursioni alle melodie di noti cantanti italoamericani:dal mitico Sinatra a Lou Monte a Connie Francis. Agente musicale per professione ora convertitosi a blogger e collezionista di dischi in vinile.
Come è nata la passione e l’interesse di Carlo Casale per la musica leggera?
“Come tutti gli adolescenti alle prime esperienze sentimentali si cercava di fare conquiste (‘acchiappare’) organizzando festini a rotazione presso le nostre abitazioni, ovviamente nelle rare occasioni di assenza dei genitori. Io seguivo in tutto e per tutto il fratello più grande, che con amici della sua età iniziava a strimpellare la chitarra; era un amante del blues e per poter ascoltare questo genere di musica, non molto diffuso in Italia negli anni ’50, eravamo piacevolmente costretti ad ascoltare da una vecchia radio-bar di famiglia, nelle cosiddette ‘ore piccole’, quel genere musicale, trasmesso sulle onde medie internazionali; tutto a discapito dello studio. Risultato: né io, né mio fratello abbiamo mai conseguito un diploma”.
Si può affermare che esiste uno stile italiano nella musica leggera?
“Un vero e proprio stile di musica italiana non esiste, a meno che non si faccia riferimento ai classici della grande musica partenopea, riconosciuta nel mondo come stile di musica leggera italiana. I pochi artisti italiani che hanno dato vita al bel canto italiano sono catalogabili in 5/6 nomi al massimo, tanto per citarne alcuni: Domenico Modugno ‘Nel blu dipinto di blu’, meglio nota col titolo “Volare”; Tony Renis con ‘Quando, quando, quando’, brani incisi da mezzo mondo; i vari Baglioni, Cocciante, De Gregori, Venditti possono essere giustamente ritenuti i pochi cantautori con uno stile italiano; ma c’è da dire che, salvo qualche eccezione, i loro brani son rimasti nel circuito prettamente italiano. L’unico, e spero di non sbagliare, che tuttora rappresenta l’Italia canora nei paesi sudamericani con uno specifico “stile italiano” è senza ombra di dubbio Nicola Di Bari, al secolo Michele Scommegna”.
Chi sono gli autori che hanno introiettato questo stile e lo hanno anche migliorato?
“Oltre ai su indicati e già citati cantautori aggiungo: Adriano Celentano del primo periodo Jolly e dell’ultimo da “santone”, Vasco Rossi con uno stile interpretativo singolare, migliorato nel tempo; il nostro conterraneo Peppino Di Capri, a seguire Fred Bongusto, Renato Carosone etc”.
Lei ha incontrato e conosciuto quasi tutti i big della canzone Italiana. Secondo Lei chi è stato il più grande talento della musica leggera italiana?
“Ex equo Lucio Battisti, Claudio Villa e Domenico Modugno su tutti”.
Lei ha una buona conoscenza anche degli autori e del repertorio musicale italoamericano. Ci può spiegare come è nato questo interesse?
“Tutto viene dal piacere e vorrei incautamente esagerare nel dire ‘gusto’ di apprezzare il modo di pronunciare da parte di artisti italoamericani la nostra lingua; piace il godevole ascolto di parole ‘stroppiate’, simpaticamente ed armoniosamente interpretate musicalmente. Ricordo che impazzivo per il brano ‘Tango della gelosia’ cantato da Connie Francis all’anagrafe Concetta Rosa Maria Franconero; Lou Monte (Scaglione) di origini calabresi, quando cantava ‘C’è la luna ‘nmenzo ‘o mare’, con un particolare dialetto maccheronico; che dire delle ‘The Andrews Sisters’ che interpretano “O sole mio” in italiano e non in napoletano, per non essere da meno Giuseppe De Angelis in arte Joe Damiano con ‘Sei fuggita da una favola’, notissimo interprete di ‘Forever’ e ‘Creola’”.
Lei è ad oggi uno dei noti collezionisti di dischi in vinile della Campania. Il settore sta suscitando molto interesse come mai?
“Semplice: quando nella vita non subentra un nuovo amore, qualcosa che riesce ad emozionarti, beh allora si rievoca il passato, cercando di assaporare quello che, musicalmente parlando, ha segnato momenti di gioia, ricordi indelebili del nostro amore sincero per una ragazza, conquistata con l’indimenticabile ‘La notte è fatta per amare’ di Neil Sedaka, la riappacificazione dopo un’incomprensione con ‘Amore scusami’ di John Foster, al secolo Paolo Occhipinti; l’altro motivo è da ricercarsi nella continuazione di una tradizione, da parte di giovani, ereditata dai genitori; noto infatti che ad ogni manifestazione dedicata al collezionismo vinilico, tanti ragazzi figli di ex collezionisti continuano la ricerca di supporti in vinile, che i loro padri, per impossibilità (economiche e logistiche) non hanno potuto entrarne in possesso.
A tutto questo va aggiunto il cambiamento inarrestabile della possibilità di ascoltare musica gratuitamente, senza dover fare sacrifici economici per il raggiungimento del possesso e di conseguenza la conservazione”.
Cosa consiglia ad un giovane che oggi vuol entrare nel mondo della musica leggera?
“Se tale domanda è riferita alla possibilità, molto improbabile per la verità, di diventare un artista famoso, ebbene lo distoglierei dal tentare di imbarcarsi in questo mondo, ormai saturo di tutto; se la domanda è riferita al collezionismo del disco, in vinile ovviamente, allora la mia esortazione a farlo è positiva; mai inteso come investimento, perché tale non è, ma lo invoglierei solo se nutre una ‘accertata e convinta’ passione per tale genere”.