D’ora in poi sarà possibile imparare a parlare l’italiano a suon di musica. E’ l’idea innovativa di Pietro Spanghero, contrabbassista jazz, interprete, traduttore e docente di inglese e di italiano. Grazie alla recente creazione di un Canale YouTube (LIS- Learn Italian Songs, Learn Italian with Songs), sarà possibile per gli stranieri apprendere la lingua italiana attraverso una serie di videolezioni che prevedono l’ascolto e la traduzione, parola per parola, corredata da spiegazioni grammaticali e sintattiche, di alcune tra le canzoni più popolari del repertorio della musica leggera italiana. Le lezioni avranno una cadenza settimanale e saranno raggruppate in “stagioni” o serie, in modo da appassionare e fidelizzare gli utenti. Sarà possibile così imparare divertendosi e magari canticchiando qualche motivetto in una delle lingue più musicali al mondo.
Quando e come è nata l’idea di insegnare l’italiano attraverso le canzoni?
“Avendo sempre usato le canzoni per imparare e insegnare le lingue, l’idea mi ronzava nella testa a livello embrionale da qualche anno, ma si è concretizzata nel gennaio 2020: mi trovavo in vacanza a Milano e ho avuto modo di sentire molti turisti che cercavano di parlare in italiano con alcune difficoltà. Lì ho pensato che quel progetto poteva avere un’utilità effettiva per diverse persone, e ho iniziato a metterlo nero su bianco. Di lì a poco sono iniziati i periodi di lunga permanenza a casa cui ci ha costretto il Coronavirus, e quindi ho avuto tempo e modo di concentrarmi sulla stesura completa delle lezioni”.
Qual è il legame fra la musica e le lingue?
“A rischio di essere banale, credo che sia un legame indissolubile e spesso poco riconosciuto. Ci sono degli studi che affermano che la musica sia la base per l’acquisizione del linguaggio e che l’uomo abbia prima prodotto musica e solo in un secondo momento abbia codificato un linguaggio verbale. Una delle spiegazioni che preferisco sulla nascita del linguaggio non è quella di un linguista, ma quella che un musicista, Leonard Bernstein, ha offerto nella prima delle sue lezioni intitolate “The Unanswered Question” dove, semplificando un po’, sostiene che la musica e il linguaggio abbiano universalmente un’origine comune”.
Che target che ha in mente per le sue videolezioni?
“Vorrei che le mie lezioni raggiungessero un pubblico ampio e vario di appassionati di lingua, cultura o musica italiana di tutte le età. Mi rendo conto che per fare ciò devo offrire contenuti che possano accendere l’interesse di tutti questi tipi di spettatori e sto cercando dei modi per raggiungere questo scopo, pur rimanendo fedele a certe mie predisposizioni di fondo. Una di queste è la mia tendenza a riproporre le musiche in veste diversa rispetto all’originale, cosa che si vedrà sempre di più con il progredire dei video del canale”.
Che visione vuole che emerga dell’italianità dai testi che utilizza?
“Vorrei che i fruitori fossero incuriositi e spronati ad approfondire alcuni aspetti della cultura italiana. Mi piacerebbe che da un lato trovassero conferme di alcuni luoghi comuni che contraddistinguono l’immagine dei nostri connazionali nel mondo e, dall’altro, potessero sfatarne degli altri e ricredersi su certi preconcetti molto diffusi. Devo dire che lavorare su questa serie di lezioni ha dato anche a me la possibilità di approfondire la mia consapevolezza di cosa significhi essere italiano”.
Cosa intende dire?
“Beh, confesso che quando da adolescente ho iniziato ad ascoltare musica consapevolmente, i miei gusti e i miei interessi si sono sempre rivolti al di fuori dei confini del Bel Paese e soprattutto oltre la Manica e oltre l’Atlantico. Ho sviluppato ben presto un’esterofilia (diciamo pure un’anglofilia) che, ahimè, come effetto collaterale portava con sé una sorta di italofobia: denigravo tutto ciò che era italiano con poche eccezioni. Musicalmente parlando, intendo: il mio amore per la pizza non è mai scemato! In questo modo ho ignorato delle perle del nostro patrimonio musicale che ora, grazie a L.I.S., sto scoprendo con grande piacere. Inoltre la regione da cui provengo, il Friuli, è una regione di confine, con forti influenze mitteleuropee e non è l’unica regione italiana ad avere caratteristiche culturali che si discostano dall’immagine talvolta caricaturale che all’estero si ha degli italiani: con il mio canale, in futuro, mi piacerebbe far emergere anche queste tipicità”.
Da viaggiatore e poliglotta, quale le sembra sia la visione prevalente dell’“italiano” in giro per il mondo?
“Certe immagini stereotipate degli italiani sono ancora diffuse nel mondo. E spesso siamo proprio noi italiani ad alimentare questo sentire comune dell’italiano pigro, mammone e tendenzialmente corruttibile, facendo la caricatura di noi stessi o lamentandoci di ciò che non va nel nostro paese. Tuttavia gli stranieri che per lo studio della lingua si avvicinano con più attenzione alla nostra cultura, si sorprendono di quanto gli italiani siano così autocritici e apprezzano certe nostre qualità che ci presentano sotto una luce diversa e più positiva”.
Pensa di creare una sorta di storytelling?
“Sì, ho pensato a diversi filoni tematici da sviluppare: l’opera, la canzone italiana divisa per decenni, le canzoni straniere tradotte in italiano, canzoni regionali o con testi dialettali abbordabili. Purtroppo ho trovato un ostacolo nella difficoltà ad ottenere le licenze delle canzoni coperte da diritti d’autore, quindi ho dovuto compiere delle scelte obbligate e dare più spazio ai filoni che mi permettono di utilizzare materiale non protetto da copyright. Sull’onda dell’entusiasmo iniziale avevo già girato le lessongs per Volare e Azzurro, ma per ora non le posso pubblicare”.
Nella sua esperienza di docente, quanto è importante il canale creativo e musicale per apprendere le lingue?
“Per me è importantissimo! Per esperienza so che esistono diversi tipi di studenti che apprendono con diverse modalità e quello che funziona per qualcuno può non funzionare per altri. Tuttavia sono convinto che la canzone sia uno strumento potentissimo nel facilitare l’apprendimento della lingua per diversi motivi. Le canzoni sono brevi, quasi sempre contengono ripetizioni e rime e il linguaggio delle canzoni ha una forte componente ritmica. Una bella canzone si ascolta con piacere tante volte (con un dialogo, per interessante che sia, alla terza volta ti stufi) e, una volta che l’hai ascoltata tante volte, ti viene voglia di cantarla! Ed è cantando e cercando di ricordare le parole che queste si stampano nella tua memoria e non le dimentichi più!”.
Come riesce a coniugare le sue numerose attività? Le tiene separate o tende a creare fra loro dei vasi comunicanti?
“Purtroppo il contrabbasso non è facile da portare a scuola e il jazz non ha molta presa sui ragazzi… Però a scuola c’è sempre una chitarra e spesso gli studenti mi dicono “Dai prof., impariamo un’altra canzone!”. Tuttavia suonare, scrivere musica e la pratica dello strumento rimangono parti irrinunciabili delle mia vita e con qualche sacrificio (e le lamentele della mia famiglia…) cerco di conciliare tutto”.
Crede che i social siano un buon mezzo per apprendere le lingue e, in generale, per la trasmissione della conoscenza?
“Credo che, con i giusti accorgimenti, siano un ottimo strumento per apprendere le lingue e molte altre cose! Parlando non solo di social network in senso stretto, ma della rete in generale, nel corso degli anni ho visto un sensibile miglioramento nel livello dell’inglese dei ragazzi a scuola. Sempre più spesso mi capita di avere studenti che, pur non aprendo libro a casa, hanno un inglese eccellente”.
Come è possibile?
“Giocando a videogiochi online, guardando tutorial di cose che li appassionano o seguendo le serie televisive in lingua originale sulle piattaforme video che sono sempre più diffuse”.