Con un tweet, il Dipartimento delle Scuole Pubbliche di New York City ha annunciato il calendario scolastico 2021-2022.
Nell’elenco delle “Giornate Importanti”, il Columbus Day – che veniva festeggiato il secondo lunedí del mese di ottobre – è sparito. Era da quasi cent’anni che la festa veniva celebrata a livello federale. Al suo posto è comparsa un’altra giornata, l’11 di ottobre, ribattezzata “Italian Heritage Day/Indigenous People’s Day, schools closed”. “Giornata dell’eredità Italiana/Giornata delle Popolazioni Indigene, scuole chiuse”.

“L’anno scorso erano iniziate le discussioni per rinominare il Columbus Day nel calendario delle Scuole Pubbliche di New York City per riflettere meglio e onorare più di una sola persona”, ha dichiarato in un tweet Meisha Ross Porter, cancelliere delle scuole della metropoli. “Ora sarà il Giorno del Patrimonio Italiano/Indigeno, che onorerà i contributi degli italo-americani e delle nostre comunità indigene”.

Non si è fatta attendere la reazione di Joe Borelli, councilman repubblicano di Long Island, nonché Italo-Americano. “L’anno scorso, mentre il DOE (dipartimento dell’istruzione, ndr) non riusciva a ripristinare un’adeguata istruzione di persona, non riusciva a consegnare computer portatili ai poveri studenti remoti e ritardava qualsiasi progresso sulla riapertura, il DOE stava discutendo il problema urgente del giorno: come chiamare un giorno di riposo”. E aggiunge: “Ci hanno provato, si sono fatti beccare, l’hanno cambiato, hanno coperto l’errore. Vigliacchi. Basta avere il coraggio di cancellare la giornata. Chissà cosa pensano i nostri candidati sindaci?”.
Le prime celebrazioni del viaggio di Colombo risalgono al 1792, quando la Tammany Society – un’organizzazione politica di New York City – decise di festeggiare il 300° anniversario della scoperta del Nuovo Mondo.

Ma fu nel 1892, quando il Presidente Benjamin Harrison inaugurò il “Discovery Day”, “Giornata della Scoperta”, che la celebrazione assunse il compito di onorare la comunità italiana.
Harrison emise un proclama in cui chiedeva che la giornata fosse osservata nelle scuole, nelle chiese, e altri luoghi di riunione. Il Discovery Day doveva celebrare Cristoforo Colombo come simbolo di “progresso e illuminazione”. Ma il reale obiettivo era quello di placare gli animi degli immigrati italiani dopo il linciaggio del 14 marzo 1891, di New Orleans, in Louisiana. L’evento era balzato alla cronaca e la notizia si era sparsa per tutto il paese: alcuni italiani immigrati erano sotto processo con l’accusa di aver ucciso un poliziotto, il giudice li aveva assolti, ma la folla aveva deciso di farsi giustizia da sola. L’impatto di quell’evento contribuì notevolmente sulla scelta del Presidente Harrison.
Nei decenni che seguirono, i Cavalieri di Colombo – una società internazionale di beneficenza cattolica – fecero pressione sui legislatori degli stati per riconoscere il 12 ottobre una festa nazionale. La prima festa a livello statale fu proclamata dal governatore del Colorado Jesse F. McDonald nel 1905.

Erano quelli gli anni della grande immigrazione degli italiani in America. Tra il 1880 e il 1924 circa, più di quattro milioni di italiani immigrarono negli Stati Uniti, la metà dei quali solo tra il 1900 e il 1910. La maggior parte erano in fuga dalla miseria rurale del Sud Italia. Arrivavano dall’Europa, ma non da quella parte di Europa da cui proveniva la maggior parte degli immigrati americani. Erano bruni e parlavano lingue strane. Erano cattolici, a differenza della maggioranza protestante. Erano diversi, e la loro diversità scatenò un profondo senso di anti-italianismo. John M. Parker, che aiutò a organizzare il linciaggio e nel 1911 fu eletto governatore della Louisiana, descriveva gli italiani come “solo un po’ peggio dei neri, essendo semmai più sporchi nelle loro abitudini, senza legge e infidi”.
Nel 1934, il presidente Franklin Delano Roosevelt designò il Columbus Day come festa nazionale, una delle due sole feste americane (insieme al compleanno del Dr. Martin Luther King Jr.) che onorano un singolo individuo.

La prima volta che si è iniziato a parlare di sostituire il Columbus Day con l’Indigenous People Day risale al 1990, durante la Conferenza internazionale sulla discriminazione contro le popolazioni indigene nelle Americhe, sponsorizzata dalle Nazioni Unite.
La prima città a festeggiare la giornata delle popolazioni indigene fu Berkley, in California, che decise di far cadere la celebrazione il 12 ottobre 1992, il giorno del 500° anniversario dello sbarco di Cristoforo Colombo. Ad oggi sono 14 gli stati americani che celebrano l’Indigenous Peoples’ Day in sostituzione o in aggiunta al Columbus Day.
Ma nemmeno le celebrazioni degli indigeni sono condivise da tutti. Recentemente ha fatto scalpore la dichiarazione di Rick Santorum, ex senatore repubblicano della Pennsylvania. Durante un intervento al Young American’s Foundation – una fondazione di giovani conservatori – ha dichiarato: “Abbiamo fatto nascere una nazione dal nulla. Voglio dire, non c’era niente qui. Voglio dire, sì, abbiamo i nativi americani, ma francamente non c’è molta cultura nativa americana nella cultura americana”.
CNN's Rick Santorum: "We birthed a nation from nothing. I mean, there was nothing here. I mean, yes we have Native Americans but candidly there isn't much Native American culture in American culture" pic.twitter.com/EMxOEYDbg7
— Jason Campbell (@JasonSCampbell) April 26, 2021
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