L’Istituto Italiano di Cultura a New York ha un nuovo direttore: Fabio Finotti. Ve lo avevamo già annunciato settimane fa, ma a giorni si insedierà nella prestigiosa sede dell’istituto di Park Avenue. Professore di lungo corso e titolare della cattedra “Mariano DiVito” di Italian Studies presso la Pennsylvania University di Philadelphia, dove è direttore del Center for Italian Studies. Finotti insegna anche letteratura italiana nelle università di Trieste e di Pola.
Nato in Veneto e cresciuto a pane e materie umanistiche, si laurea in lettere alla Scuola Normale di Pisa, uno dei più prestigiosi atenei italiani, vantando poi numerosi incarichi accademici e la direzione di centri di ricerca americani. Potremmo dire un cervello in fuga, anche se Finotti ama più definirsi un “pendolare che si sposta di qua e di là dall’Oceano”, salendo spesso sul volo che attraversa l’Atlantico collegando Venezia e Philadelphia.
Difficile, scorrendo il suo lungo curriculum, scegliere le cariche più prestigiose tra le tante che ha occupato in carriera. Dal 2003 al 2008, nelle stanze del Ministero degli Esteri, è stato membro del comitato per la “Lingua Italiana nel mondo”, oltre a far parte del Board of Trustees dell’ISSNAF (Italian Scientists and Scholars in North America Foundation), la più importante associazione di scienziati, studiosi e ricercatori italiani nell’America del Nord. Dal 2013 al 2017 ha inoltre ricoperto il ruolo di Presidente internazionale dell’AISLLI, l’Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiana, diventando simbolicamente il portavoce di studiosi e docenti di lingua, cultura e civiltà italiana di tutto il mondo.

Tanti i volumi e i saggi pubblicati, concentrandosi in particolare sulla storia della letteratura italiana nel periodo Rinascimentale e in quello del XIX e XX secolo. Il suo volume “Una ferita non chiusa. Misticismo, filosofia, letteratura in Prezzolini e nel primo Novecento”, è stato premiato dall’Accademia nazionale dei Lincei alla presenza del Presidente della Repubblica.
Ora è chiamato a dirigere l’Istituto Italiano di Cultura, una diramazione ufficiale del Governo italiano dedicata alla promozione della cultura italiana negli Stati Uniti. L’incarico arriva dopo un periodo, durato oltre un anno, in cui l’Istituto è stato diretto da Paolo Barlera, che troppo a lungo ha dovuto far da “reggente” dopo la scadenza del mandato di Giorgio Van Straten, vista la mancanza di una rapida nomina governativa. Una situazione che si ripete troppo spesso e ci auguriamo che non accada ancora tra 4 anni.
Finotti ha davanti a sè una strada stimolante. D’altronde, è lui stesso a confessarlo: “negli USA si studia un’Italia che in Italia ci sfugge”. Dal suo osservatorio a stelle e strisce lavorerà per fondere due culture diverse ma profondamente intrecciate, rendendo Italia e Stati Uniti ancora più vicini.