Se nell’ascolto si collocano le basi fondamentali della comunicazione, è nella sua mancanza una delle cause primarie dell’incomunicabilità tra simili. Ce lo dicono gli esperti: ascoltiamo sempre meno, preferiamo concentrarci su quello che ribatteremo invece di dedicarci alle parole del nostro interlocutore, e di conseguenza non diamo peso neanche al suo linguaggio non verbale, che rappresenta un elemento altrettanto basilare del processo comunicativo.
Inoltre, il tempo che affermiamo di avere a disposizione è poco, ci tormentano progetti, desideri e aspettative così impellenti e improrogabili che spesso, quelli dell’ascolto dell’altro, ci appaiono momenti sciupati. Eppure “un buon ascoltatore aiuta ad ascoltare noi stessi”, ha scritto il poeta egiziano Yahia Lababidi, ricordando in fondo che nell’attenzione verso l’altro, risiede l’attenzione verso se stessi.
Nel pieno di quel che gli esperti di comunicazione hanno chiamato “autismo di massa”, c’è anche chi, consapevole di quanto impegno richieda ascoltare, si propone di farlo attivamente ogni giorno, con persone sconosciute e comuni. Salvino Sagone, siciliano di Caltagirone di stanza a Milano, ha intrapreso per caso, poco più di tre anni fa, un’impresa apparentemente avventata: ascoltare le storie d’amore dei passanti . Per strada, in una piazza, all’ingresso di un museo, ovunque.
“Qualche anno fa – racconta Salvino – girovagando in rete, mi è caduto l’occhio su una foto. Un giovane si era posizionato in un angolo di Plaza Independencia, la principale di Montevideo, con due sedie e un cartello. Lì aveva scritto ESCUCHO HISTORIAS DE AMOR, GRATIS. Fui particolarmente colpito dalla cosa e, l’anno dopo, in occasione del Festival Internazionale di Poesia di Milano, qualcuno propose di attivare questa iniziativa. Non ci volle molto a convincermi, in poco tempo ero lì col mio cartello ben visibile nel cortile del Mudec di Milano. L’amore è quell’ abito che indossiamo quando siamo investiti da una incontrollabile valanga emozionale, che non riusciamo a governare con razionalità. Il linguaggio di una persona innamorata è ricchissimo di sfumature e di significati, e questo capita in ogni stagione della vita”.
Così, pian piano, qualche curioso ha cominciato ad avvicinarsi a quel cartello inusuale e all’uomo che lo esponeva. Curiosare, sbirciare da vicino, niente di più almeno in principio. Imbarazzo, sorpresa, incredulità, scetticismo: erano queste le reazioni iniziali ma poi qualcosa è cambiato.
“Sono tre anni che mi dedico all’ascolto degli altri – prosegue Salvino. – Quando mi siedo nella mia postazione, non so mai chi verrà a mettersi vicino per raccontare. Arriva gente di ogni sesso ed età. Forse un po’ più donne che uomini, e la cosa non mi sorprende perché penso che da sempre le donne vivano l’amore con maggiore passionalità degli uomini. In genere mi sembrano più sincere, ecco. L’età di chi si ferma a raccontare è invece il parametro più casual. Probabilmente dipende dal luogo che volta per volta scelgo come postazione. I giovani sono molto veloci nei loro racconti, parlano tutto d’un fiato, come per fare in fretta, perché c’è ancora un sacco di amore da vivere. Le persone anziane invece sono un po’ più lente e parlano adagio. Sembrano frugare con attenzione dentro la bisaccia della vita, per poi tirare fuori le situazioni una alla volta e concatenarle con molto garbo. Le mettono lì in maniera ordinata, e nel racconto della loro intimità abbassano la voce con una graziosissima timidezza ed una delicatezza particolare. Ma, età a parte, ogni volta vengo avvolto dallo stupore perché le storie d’amore che ascolto sono sempre diverse, intense e mai banali. Leggo nello sguardo di tutti quelli che si siedono un grande bisogno di essere ascoltati, sembra che per loro sia vitale trovare un luogo sicuro ove depositare i propri sentimenti, mi sento una specie di banca dell’emozione, un forziere in cui è custodito un prezioso dal valore inestimabile”.
Non solo innamorati pazzi si siedono al cospetto di Salvino, ma anche persone non esattamente convinte del proprio legame amoroso. “A volte si avvicina, qualcuno che non è sicuro della sincerità del proprio sentimento o di quello della persona amata – precisa Salvino, – gli si legge nello sguardo e nella voce tremula questa incertezza affettiva che lo o la porta alla ricerca di percorsi di conferma. Qualcuno alla fine torna a casa un po’ più forte, un po’ più attrezzato per affrontare la realtà e magari cambiarla e anche questo è un bene”.
Che si tratti di amori forti o di storie problematiche, che stanno per concludersi ma non hanno ancora il coraggio di rivelarsi, Salvino sostiene che quel che accomuna i parlanti è il desiderio di condivisione, la voglia di narrare la propria storia, di sentirsi unici, esclusivi.
“Mentre mi raccontano le loro storie -continua Salvino- avverto sempre una accelerazione del loro battito del cuore, un tremore della voce, come se stessero vivendo una avventura unica, una situazione particolare che succede poche volte nella vita. C’è in tutti e in tutte un desiderio di condivisione anche quando la storia è finita male. C’è nelle storie d’amore un filo comune costruito sull’intensità delle sensazioni che prova chi ama o ha amato. Quando c’è l’amore ad esempio, o quando c’è stato, ogni azione della vita è contaminata da questo sentimento”.
Girando per le strade di Milano è possibile dunque imbattersi in Salvino che, di tanto in tanto, si sposta col suo cartello da un quartiere all’altro. Non segue nessuna logica particolare, né ha orari o tabelle di marcia da rispettare. -Quello dell’ascolto delle storie d’amore – precisa Salvino- non è una professione e nemmeno un mestiere. Non ha orari, non si timbra il cartellino. Ogni tanto succede e non solo Milano, capita anche che mi sposti altrove. Può essere un luogo esclusivo in situazioni spiccatamente borghesi, qualche volta è una piazza dal sapore popolare, altre volte uno spazio per giovani alternativi. Ed è sempre un grande successo. Qualcuno si siede immediatamente ed altri formano una ‘coda’ d’attesa. E il racconto, così come l’ascolto, inizia”.
Dall’inizio di questa curiosa impresa a oggi, Salvino avrà ascoltato centinaia di storie e stretto la mano a decine di persone. Non si può certo pensare che tutti questi eventi non l’abbiano cambiato almeno un po’, non abbiano rivoluzionato il suo modo di concepire l’esistenza e di percepire gli altri.
“Sono nato a Caltagirone, sessantacinque anni fa. Quando ero bambino in casa non avevamo la TV, come molti allora. Dopo cena ci si riuniva nella sala da pranzo e i vecchi raccontavano le storie del luogo, a volte di paura. A volte d’amore. Sono stato educato all’ascolto e nonostante ciò, questa nuova situazione che mi vede interprete nel ruolo di ascoltatore mi spaventa e mi eccita allo stesso tempo. Ogni volta mi siedo sulla mia seggiola con un po’ apprensione, mentre osservo l’altra sedia vuota. Non so mai se qualcuno arriverà presto o dovrò aspettare per ore. ASCOLTO STORIE D’AMORE GRATIS, c’è scritto così sul mio cartello e quasi subito qualcuno si accomoda per raccontare un frammento indelebile della propria vita. Il primo a parlare sono sempre io e rassicuro l’interlocutore, avvisandolo che tutto quello che verrà detto in quel colloquio resterà in quel luogo mentale. Non verrà scritto o trascritto. Non sarà registrato né raccontato ad altri, se non previa autorizzazione. Un giorno i fatti narrati si tramuteranno in versi, questo lo so. Ho sempre amato scrivere e questa esperienza mi sta regalando molti motivi per farlo. Ho già pubblicato un libro di versi Rondini d’angolo, ispirate proprio a questi incontri. Sono il depositario muto di decine e decine di storie d’amore, una responsabilità che mi ha fatto comprendere quanto questo mio gesto possa aver creato qualcosa di positivo. Qualche giorno fa, Stefania, una mia giovane amica di Piacenza era in sala travaglio in attesa che nascesse suo figlio. Nella sala parto c’era la radio accesa e i conduttori hanno cominciato a parlare dell’uomo che a Milano ascolta le storie d’amore. Lei ha detto a tutti che mi conosceva e per un attimo si è distratta dai suoi dolori. Dopo un po’ è nata Chiara. Ecco, un’altra storia d’amore”.
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