Studiando la lingua italiana è possibile incontrare un ossimoro nella poesia e nella letteratura. E anche se alcuni ossimori sono entrati nell’uso comune giornaliero della nostra lingua come copia originale, libertà condizionata, scommessa sicura, ecc., gli studenti di italiano non riescono a capirne il significato nemmeno se li leggono con attenzione.
Cos’è un ossimoro? Un ossimoro è una figura retorica priva di senso logico usata nella letteratura per attirare l’attenzione del lettore o per evocare emozioni, sentimenti e sensazioni particolari. Quindi, il loro significato non è comprensibile a molti studenti in quanto è fondato sull’approccio di due concetti di per sé opposti l’uno con l’altro. La parola ossimoro deriva dal greco ὀξύμωρον, oxýmoron, e si pronuncia òssimoro. Il termine nasce dall’unione delle parole oxýs e moros, che significano rispettivamente “acuto” e “stolto, folle”.
Un ossimoro esprime qualcosa che non esiste in una parola o rafforza un concetto specifico, e consiste nell’accostamento di due termini di senso contrario o in forte antitesi tra loro che nascondono un significato da interpretare. Alcuni esempi sono: gioioso è l’morire nel La dolce vista e’l bel guardo soave di Cino da Pistoia. Morire è triste e non gioioso, per cui l’abbinamento dei due concetti gioia e morte dal punto di vista logico si escludono a vicenda. Il poeta si trova lontano dalla sua Pistoia, in esilio per ragioni politiche e piange la lontananza della sua amata. Aver perduto la visione della sua donna, dei suoi occhi, gli fa desiderare la morte, gioioso è l’morire. Il poeta non riesce a trovare conforto e il ricordo di lei lo strazia, lo immerge in uno sconfinato dolore.
Un altro famoso ossimoro è la frase ghiaccio bollente, un’espressione che si riferisce all’atteggiamento di una donna apparentemente fredda ma allo stesso tempo molto intrigante e seducente. Questo ossimoro è stato creato da Alfred Hitchcock, detto il maestro del brivido, per sottolineare la gelida bellezza e la sensualità della principessa Grace Kelly che sprigionava dal grande schermo, e che Hitchcock considerò la sua musa ispiratrice. Ghiacci ardenti è un altro ossimoro creato da Fabrizio Caramagna che troviamo nella sua frase: Nella vita ho incontrato persone che erano dei ghiacci ardenti. E altre che erano dei vulcani freddi.
Silenzio eloquente o silenzio assordante, questa espressione significa che spesso il silenzio dice o fa capire più di molti lunghi e vani discorsi. Si legge che Luigi Pirandello accettò il Premio Nobel in un silenzio assordante l’8 novembre del 1934, quando lo scrittore fu insignito del premio Nobel per la letteratura con le motivazioni: “Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”. Pirandello accettò il Premio senza un discorso ufficiale dopo la consegna del Premio. Su questo Andrea Camilleri disse: “Preferì tacere perché parlando avrebbe dovuto fare riferimento al fascismo, a Mussolini. Tacque per prenderne le distanze”.
Ugo Foscolo, nel sonetto “Alla sera” inserì un capolavoro di ossimoro, nulla eterno. Il tema del sonetto e lo stato d’animo del poeta, che turbato e stanco attende la sera, simbolo di quiete morte. Il nulla eterno è la morte stessa, di come la morte possa cambiare i rapporti di vita delle persone in brevissimo tempo, e di come essa possa essere portatrice di pace interiore. Foscolo inizia questa sua riflessione con un avverbio di dubbio (forse) e vede nella morte la fine delle sue sofferenze. Sotto il sonetto Alla sera:
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l’imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all’universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le tormeDelle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
La figura retorica dominante nel XXXIII canto del Paradiso, terza cantica della Divina Commedia di Dante, risulta l’ossimoro “Vergine madre figlia del tuo figlio”. Il canto contiene in sé un ossimoro (vergine madre) e un paradosso (figlia del tuo figlio) che lo rendono poeticamente immenso e comunicativamente affascinante. La terza delle cantiche della Divina Commedia e difficilissima anche per gli studenti italiani, quindi possiamo immaginare quando lo posso essere per gli studenti stranieri. Quindi, e ovvio che di studenti di italiano che studiano il Paradiso di Dante ce ne siano pochi, e spesso quei pochi scelgono di studiare la versione inglese per capirne meglio i significati.
Nella poesia italiana gli ossimori sono in grande frequenza. Grandi poeti come Leopardi ne fanno uso per indicare concetti particolarmente profondi, e per creare effetti stilistici inusuali. In una delle poesie più famose di Giacomo Leopardi, l’Infinito, troviamo la frase “E ‘l naufragar m’è dolce in questo mare” che esprime una sensazione di paradosso. Naufragare nel mare non è affatto dolce, perciò il poeta usa una metafora per descrivere il suo smarrimento. La poesia riflette lo stato d’animo del poeta; un uomo che si ritrova alla deriva.
Altri poeti e ossimori: in Giovanni Pascoli troviamo lucida follia o tacito tumulto. Lucida follia, descrive il comportamento di una persona che agisce da folle pur essendo in piena lucidità mentale; in Cusano leggiamo dotta ignoranza; nell’opera il canzoniere di Petrarca troviamo paradossi sull’amore o viva morte o dilettoso male; in Montale l’ossimoro dolcezza inquieta nella “e piove nel petto una dolcezza inquieta”; in Manzoni troviamo provvida sventura (una sventura mandata dalla provvidenza); in Lettera alla madre di Quasimodo gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve. E poi ci sono anche altri ossimori comuni come: Illustre sconosciuto che indica una persona ignota in cerca di conquistare la fama, oppure chi diventa improvvisamente famoso. Un morto vivente descrive una persona priva di personalità. L’espressione disgustoso piacere può descrivere il disgustoso piacere provato da una persona mentre fa soffrire altri. L’insostenibile leggerezza dell’essere è il titolo di un famoso libro di Milan Kundera. Caos Calmo invece è il titolo di un film di Antonello Grimaldi. Questo piccolo grande amore, è una canzone di Claudio Baglioni. Convergenze parallele, invece è una frase storica dello statista Aldo Moro che voleva significare la possibilità di far convergere le parallele politiche di sinistra e centro.
Per concludere, una figura retorica è utilissima per aumentare la comprensione comunicativa dei testi e a coinvolgere percettivamente il lettore. Cliccare sul link per scaricare esercizi per studenti di italiano di livello avanzato.